Gli esseri umani non nascono sempre il giorno in cui le loro madri li danno alla luce, ma la vita li costringe ancora molte altre volte a partorirsi da sé. (Gabriel García Márquez)
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Morsi di Sangue all'Inferno - L'ultimo film di Lucio Fulci di Joe Kittay
Tutti i fan di Fulci sanno che l'ultimo suo film è Le porte del silenzio del 1991, prodotto da Joe D'Amato ed interpretato da John Savage. Non tutti sanno però che c'è uno scrittore, sembrerebbe di Manhattan, che essendo ultra fan del maestro del macabro, ha ipotizzato la venuta di un altro ultimo film. Ma com'è possibile? Fulci purtroppo muore nel '96 lasciando un grande vuoto ma lasciando anche un'eredità cinematografica da capogiro, pellicole memorabili che hanno trasfigurato qualsiasi tipo di genere elevando il regista tesso a genere a sé. Ebbene, questo scrittore americano che si chiama Joe Kittay ha scritto un racconto dal titolo Blood Bite in Hell - Lucio Fulci's Last Movie in cui si parla proprio di questa pellicola ultima e inedita. Solo che Fulci non l'avrebbe girata sulla Terra ma in un altro mondo.
Kittay infatti scrive un racconto horror onirico a tinte fantasy in cui Fulci è in Paradiso a divertirsi spensierato con i suoi compagni di gioventù. Scherza con Totò, con Orson Wells, con David Warbeck. Lui e i suoi amici si divertono, come hanno fatto in vita, a filmare, a riprendere, a continuare il loro lavoro, mettendo la loro arte nella praticità del quotidiano. Creando filmini per compleanni e per party da ricordare. Fintanto che però i problemi sorgono per la realizzazione del compleanno di Greta Garbo. La Garbo vorrebbe che venga filmata integralmente la sua festa, utilizzando una vecchia cinepresa per dare l'effetto bianco e nero, e nessuno dei registi, tra Kubrick a Sergio Leone, vuole farsi avanti, proprio perché sanno che la diva ha un caratteraccio. Allora si fa avanti Fulci.
Iniziano le danze, il party è sontuoso, tra piscina, cocktail, leccornie, fintanto che arriva la torta con le candeline. Nel mentre, e non poteva essere altrimenti, arrivano gli zombi. Fulci, memore dei suoi film, decide di introdurre i mostri per garantire un bel compleanno splatter. Gli zombi fanno strage dei presenti. La Garbo è furente e quindi vuole che Lucio Fulci sia trasferito dal Paradiso all'Inferno e ordina ad Agronimus, uno dei diavoli più potenti, di compiere la missione. Agronimus essendo un fan sfegatato, innamorato perso, della Garbo, ubbidisce e invia il povero Lucio nei gironi infernali dove viene inseguito da orde di diavoletti che vogliono fargli la festa.
Sergio Leone, grande amico del regista, chiede all'arcangelo Gabriele di salvare l'anima di Fulci e riportarlo così in Paradiso. Gabriele è un patito di film western e ricorda che il regista romano ne aveva girati ben tre e quindi è combattuto, da una parte vorrebbe salvarlo ma dall'altra ha timore delle ire della Garbo. Ciò nonostante l'arcangelo Gabriele decide di aprire un varco dimensionale che dall'Inferno arrivi alla Terra. Un varco creato apposta per Lucio e Lucio, essendo in fuga dai demoni, trova il passaggio e arriva sul nostro pianeta.
Fulci sa di aver commesso un errore a inserire gli zombi durante le celebrazioni della Garbo ma capisce in cuor suo che aveva così tanto desiderio di continuare a fare film horror che non si poteva più trattenere. Allora, uscendo da un cimitero che ricorda le atmosfere indimenticabili di Non si sevizia un paperino in cui la maciara viene uccisa a 'catenate', Lucio decide di girare il suo ultimo film sulla Terra, prima che i demoni lo trovino.
Così inizia il suo pellegrinaggio onirico in cui riabbraccerà Sergio Salvati, suo amico e direttore della fotografia di intramontabili cult come Paura nella città dei morti viventi, e rincontrerà per le musiche Fabio Frizzi, per comporre melodie mitiche come quelle di ...E tu vivrai nel terrore! L'Aldilà. Per quanto concerne il trucco rivedrà Giannetto De Rossi. Infine, per la sceneggiatura incontra Dardano Sacchetti.
Conscio del fatto che gli angeli amino molto i western e per garantirsi così la salvezza della propria anima e un ritorno in Paradiso Fulci decide di girare un altro western. Ma questa volta ultra horror e come titolo gli dà “Morsi di Sangue all'Inferno” (Blood Bite in Hell per il mercato straniero). Decide così di contattare Fabio Testi e Tomas Milian per avere una sorta di sequel di I Quattro dell'apocalisse.
Riuscirà Fulci nell'impresa?
Il mini racconto di Joe Kittay Blood Bite in Hell - Lucio Fulci's Last Movie celebra il regista commuovendo i lettori sopratutto nel finale, in cui Lucio continua a dare, anche nella finzione, grandi e grandissime emozioni.
Da recuperare.
SCHEDA
Lucio Fulci's Last Movie: Blood Bite in Hell
Autore: Joe Kittay
Editore: Youcanprint
Edizione: 2014
Codice ISBN: 978-88-9113-722-7
Codice ISBN: 978-88-9113-722-7
a cura di Francesco Basso
Bloggo con Wordpress dunque sono - Edizioni Dario Flaccovio
La redazione GHoST segnala il volume Bloggo con Wordpress dunque sono di Paolo Sordi edito da Dario Flaccovio Edizioni. Con questo manuale, l’autore spiega come “remixare” la propria identità digitale e personalizzare l’interfaccia di un blog.
Ha senso oggi parlare di blog e siti personali? Se vuoi tenere un diario, c’è Facebook. Se vuoi un album fotografico, Instagram. Se vuoi pubblicare un video, YouTube. Vuoi mettere in luce le tue competenze? LinkedIn. Vuoi buttare giù una riflessione veloce? Twitter. Vuoi scrivere un articolo? Medium.
Il blog non è morto, si è frammentato in tante piattaforme che del blog hanno assunto alcuni tratti e alcune funzionalità di base, ma che dal blog si sono distaccate, offrendo ognuna caratteristiche e funzioni specifiche che ne hanno favorito un’adozione sempre più di massa.
Con i social network la voce inedita e personale dell’utente ha conquistato un’esposizione infinita, ma si è chiusa in tanti “giardini chiusi” dove ha perso unità di spazio, libertà e indipendenza. Eppure la Rete aperta dell’open source, del PHP, dell’HTML, dei CSS, dei feed RSS, di WordPress (rigorosamente punto org) è ancora un luogo libero, aperto e flessibile che può restituire agli autori il controllo su contenuti, tempi, modi e proprietà di quanto pubblicato online e Bloggo con WordPress dunque sono spiega come fare.
La prefazione è di Emanuela Zaccone.
Bloggo con Wordpress dunque sono, anno: 2015, pagine: 190,
codice isbn: 978-88-579-0485-6, collana: WebBook, Editore: Dario Flaccovio Edizioni.
L'AUTORE
Paolo Sordi è responsabile dell’area Digital Communication e Nuovi Media dell’Università LUISS di Roma. Dal 2007 insegna Progettazione e realizzazione di siti web nel Corso di Laurea Magistrale in “Scienze dell’Informazione, della Comunicazione e dell’Editoria” dell’Università di Roma Tor Vergata. Da sempre interessato al web design come disciplina che progetta una storia prima ancora che un sito internet, studia strategie di contenuto per i nuovi media, senza dimenticare di dare un’occhiata all’HTML. È anche l'autore di Progettare per il Web (2013).
Vesuvio Breakout - Edizioni Dunwich
La redazione GHoST segnala Vesuvio Breakout, il primo romanzo horror di Giorgio Riccardi, edito da Dunwich Edizioni.
La storia racconta dell’esplosione del Vesuvio che ha devastato le zone circostanti, isolando la Campania dal resto della penisola. Come se non bastasse, il sottosuolo ha liberato effluvi che agiscono sui morti, facendoli tornare in vita. I nuovi esseri sono famelici e al di là di ogni guarigione. Un gruppo di sopravvissuti si rifugia all'interno del cinema situato nel centro commerciale di Casoria, l’unico riparo sicuro in un mondo ormai in rovina. Fughe, attacchi di morti viventi e insidie di altri sopravvissuti saranno descritti attraverso le pagine del diario del protagonista. Le sue riflessioni fanno da cornice a un universo devastato, dove la salvezza sembra essere sempre più un miraggio.
Una zombie novel tutta italiana dalle atmosfere apocalittiche disponibile sia in versione ebook che cartaceo introdotta dall'ottima prefazione di Ivo Gazzarrini.
Link di acquisto: http://goo.gl/Ak4DYI
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Vesuvio Breakout, anno: 2015, pagine: 284, Codice ISBN: 978-88-9836-152-6, Editore: Dunwich Edizioni.
Un assaggio del libro
La scena qua fuori è apocalittica con la pioggia che non vuole cessare di cadere, tuoni e lampi che rischiarano la notte e le facce e i corpi dei morti viventi alla ricerca di cibo, alla ricerca di noi. Stanno impazzando poiché sentono il nostro odore, ma non ci trovano. Questa è la fine del genere umano.
L'AUTORE
Giorgio Riccardi nasce a San Giorgio a Cremano in provincia di Napoli il 5 maggio 1982. Vive a Roma da oltre un decennio dove si è laureato in Scienze delle Comunicazioni. Attualmente lavora presso l'aeroporto Leonardo da Vinci di Fiumicino come addetto di scalo per Adr assistance ma nel passato ha lavorato presso redazioni di agenzie di stampa e testate online e uffici stampa e comunicazione. È il responsabile e deus ex machina del portale letteraturahorror.it primo sito italiano dedicato esclusivamente alla letteratura di genere e non solo. Vesuvio Breakout è il suo esordio letterario.
Pensiero del giorno - Roger Waters 20/07/2015
La nostra musica può darvi i peggiori incubi, o lanciarvi nell'estasi più affascinante. Solitamente succede questa seconda opzione. (Roger Waters)
Storie di fazzoletti e noci colorate - Edizioni Il Ciliegio
La redazione GHoST segnala Storie di fazzoletti e noci colorate, il primo romanzo di Elena Campomagnani, edito da Il Ciliegio Edizioni. Un romanzo ad andamento circolare che ha inizio nel 1985 al Castello Sforzesco di Milano, si sviluppa nelle province di Como e Reggio Emilia (con parentesi a New York), per poi terminare nello stesso luogo da cui si origina, trent’anni dopo. Le protagoniste sono Emma e Alba, due sorelle orfane della madre, molto legate l’una all’altra, che vivono con analoga ironia i più piccoli episodi quotidiani, ma che affrontano in maniera differente l’adattamento ai cambiamenti della vita e la propria crescita di donne.
Un romanzo che è una saga familiare in miniatura, in cui le tante storie, semplici all’apparenza, adombrano con sensibilità temi umani delicati, come quello della solitudine, della malattia, ma anche degli affetti familiari, dell’innamoramento, dell’amicizia e della gioia di vivere.
Fino a oggi l’autrice si è espressa attraverso la pittura ottenendo diversi riconoscimenti e premi. Con questo libro ha però dimostrato di poter spaziare, nel proprio universo poetico, anche attraverso la scrittura. Infatti Storie di fazzoletti e noci colorate ha partecipato alla XI Edizione del Premio Nazionale Letterario “Città di Forlì”, classificandosi al terzo posto.
Storie di fazzoletti e noci colorate, anno: 2015, pagine: 208, Codice ISBN: 978-88-6771-213-7, Collana: Narrativa, Editore: Il Ciliegio Edizioni.
L'AUTRICE
Nata a Milano nel 1960 Elena Campomagnani è pittrice. Dopo gli studi linguistici si è diplomata con lode alla scuola degli Artefici annessa all’Accademia di Belle Arti a Brera. Oltre ad aver aderito a mostre pittoriche collettive, nel 1984 ha partecipato alla manifestazione internazionale “Mailand in Frankfurt”, allestendo la sua prima esposizione personale. Ha preso parte ad altri eventi e concorsi in Italia, aggiudicandosi premi e riconoscimenti, e le sue tele hanno arredato le camere di un albergo a Pavia. Ha collaborato con il gruppo artistico presso il Comune di Pero ed insegnato l’apprendimento delle tecniche ad acquarello. Ha realizzato le copertine di alcuni libri per la società “Meta Formazione”.
Ciclo Invasione di Harry Turtledove
Giugno 1942.
Le armate dell'Asse sono all'apice della loro espansione: la Russia è in ginocchio. Nel Pacifico dilagano i Giapponesi. In Nord Africa, gli Inglesi subiscono l'avanzata tedesca.
Tutto sembra deciso e le sorti della guerra segnate quando, nello scenario bellico, irrompe un nuovo esercito: proveniente dal secondo pianeta della stella Tau-Ceti, una flotta d'invasione aliena piomba sulla terra con l'intento di piegare e sottomettere gli esseri umani.
Le forze della “Razza”, ominidi simili a rettili, atterrano in tutti i continenti e, almeno all'inizio, la vittoria aliena sembra inevitabile. Tuttavia, per merito dell'inventiva umana e della resistenza tenace, gli uomini portano avanti il conflitto e grazie alla grande coalizione degli Alleati con gli stati dell'Asse, gli esseri umani costringono Atvar, comandante supremo della flotta aliena, a sedersi a un tavolo per trattare la pace.
Il ciclo de L'invasione, scritto da Harry Turtledove, è composto da quattro libri, uno per ogni anno di guerra, e rientra nel genere dell'ucronia, cioè la storia alternativa: partendo da fatti realmente accaduti, l'autore inserisce un elemento estraneo alla vicenda storica che da' origine a un nuovo corso degli eventi. In questo caso, un'invasione aliena.
Una saga quella di Turtledove che mette in scena una gran varietà di personaggi le cui vicende permettono di vedere quello che succede nell'intero pianeta.
Spicca tra tutti Heinrich Jäger, comandante di panzer e principale protagonista umano. Un soldato tedesco dalle tempra di ferro, che combatterà senza esitazione il nuovo nemico, un soldato che non rimarrà indifferente alle atrocità commesse dalla Germania in Polonia.
Liu Han, contadina cinese rapita dagli alieni per essere studiata e che, unitasi alla bande comuniste, lotterà instancabilmente contro gli invasori assieme a Nieh Ho-Ting e Mao.
Leslie Groves che, anche nella realtà, è a capo del programma per la costruzione della bomba atomica. E poi Enrico Fermi, Kurt Diebner, Stalin, Mussolini, Mordechai Anielewicz, Einstein, Cordell Hull, Eric Blair, tutti impegnati nella lotta contro il più grande pericolo che abbia mai minacciato l'umanità: i rettili.
È questa una specie creata con maestria dell'autore, che è riuscito a dar vita a una “razza” che appare concretamente aliena al lettore, ben lontana dall'extraterrestre dai grandi occhioloni luccicanti di Spielberg: esseri ricoperti di scaglie con occhi a bulbo simili a quelli dei camaleonti, con una stagione per l'accoppiamento come gli animali, tanto da essere estranei a quei rapporti affettivi tra maschio e femmina alla base di ogni una famiglia.
Ligi alla disciplina e alle gerarchie, sono fedeli in modo incondizionato al loro imperatore. Tecnologicamente progrediti e in grado di viaggiare nello spazio, intraprendono la campagna militare contro la terra con carri armati, aerei a reazione ed elicotteri, un po' come se l'attuale esercito degli Stati Uniti fronteggiasse quello tedesco del 1939.
E lo scontro sarà terribile, con uso massiccio di gas asfissianti e bombe atomiche, tanto da mettere in serio pericolo l'equilibrio naturale della terra stessa.
La saga di Turtledove è una lettura piacevole, soprattutto per gli appassionati di storia e di fantascienza e, il primo libro, Invasione: anno zero, può essere un buon libro da mettere in valigia.
Buone vacanze a tutti!
SCHEDA
1. Invasione anno zero (In the balance, 1994)
2. Invasione fase seconda (Tilting the balance, 1994)
3. Invasione atto terzo (Upsetting the balance, 1996)
4. Invasione atto finale (Striking the balance, 1996)
Autore: Harry Turtledove
Editore: Tea
Edizione: 1994/1996
Nota: Dopo il ciclo dell'invasione la storia prosegue, con un salto narrativo di 25 anni, con il ciclo della colonizzazione.
a cura di Stefano Milighetti
Temp(l)i dell'infinito di Stefano Bovi
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I due templi si affrontarono nell'universo, uno scontro tra titani vanitosi che solo le stelle avrebbero raccontato. Un suono muto di scontro si perdeva nell'infinito mentre le due astronavi-templi si speronavano, le loro barocche colonne si frantumavano, le ricche statue di marmo si scheggiavano, le decorazioni e i dipinti staccandosi si perdevano nello spazio. Lo scontro feroce continuava; l’astronave tempio più grande, un enorme rettangolo marmoreo con decine di colonne nere con piccole ma insaziabili bocche schiumose, messe in fila come soldati pronti al massacro, sui cui troneggiava un piccolo anfiteatro contenente statue di gladiatori, penetrò nel corpo dell’altra, facendosi largo tra microchip organici e computer incastrati nel marmo, provocando esplosioni sempre più grandi e violente, perfette nel loro color rosso vivo che imbrattava la tela blu dell’universo. L’astronave enorme si allontanò, lasciando l’altra al suo destino di relitto, un’enorme esplosione la cancellò per sempre. Dall'anfiteatro, facendosi strada tra le statue di gladiatori, uscì una giovane donna bionda vestita di una tunica bianca. Guardava lo spazio, quell'enorme distesa blu che da sempre era testimone degli scontri; si tolse lentamente, sospirando, la sua tunica, rimanendo completamente nuda. Ogni centimetro di pelle era formato da piccole persone incastrate nel suo corpo, vive e aggrovigliate, tutte con il fuoco dell’ambizione che ardeva nei loro occhi… o forse erano persone incastrate in un corpo da gigante?
Erano entrambe e nessuna, ogni carattere umano si era fuso dando vita ad entità che lottavano fra loro per la supremazia, una mente per milioni di pensieri uguali… dopo le sanguinose guerre del 23° secolo, la distruzione del magnifico H276 GRENDER e l’offensiva suicida contro “i silenziosi” tutto era stato fatto, ora ogni carattere combatteva per controllare l’ultimo essere indipendente, l’universo.
Terrore al castello di Max Dave
Un castello lugubre e antico. Un’attesa interminabile che logora i nervi dei protagonisti.
Durante le lunghe sere autunnali, fra tintinnii di bicchieri e partite a scacchi, si sentono paurosi rumori, nascono sospetti, accadono incidenti...
Chi è in realtà la Marchesa che ha convocato i parenti nel suo castello? Perché a nessuno è permesso di vederla?
Quando qualcuno scopre la verità, è troppo tardi.
E’ il romanzo di Max Dave più misterioso, insidioso, con una suspense spasmodica. Leggerlo equivale camminare sul filo di un rasoio.
Uno degli ultimi capolavori che Max Dave scrisse verso la fine della sua carriera.
LA TRAMA
Due uomini stanno giocando a scacchi nel salotto di un antico castello. A un tratto il loro gioco viene disturbato da un pianto, un lamento flebile proveniente dall’esterno. Essi corrono sulla terrazza a vedere. Fuori è una fredda sera di ottobre e non esistono abitazioni nelle vicinanze. Arriva Gustavo l’anziano maggiordomo che porta vino di Pruhavo e bicchieri su un vassoio. Essi chiedono a lui di chi poteva essere quel pianto. Gustavo trattiene un brivido e resta impassibile. Afferma di non sapere nulla e chiede il permesso di ritirarsi.
I due uomini sono George Craab Hunter e John Grant nipoti della Marchesa Alba di Aragona, e sono stati chiamati da lei al Castello di Hill per ascoltare le sue volontà testamentarie.
Il giorno dopo arrivano al Castello altri invitati: la giovane cugina Betty, il fratello della marchesa Max, il nipote Carlo Craab Hunter, le gemelle Mary e Lilian, Miryam col marito Alberto. Sono tutti parenti della Marchesa e anche loro attendono che Lei li inserisca nel testamento. La Marchesa ha oltre 90 anni e dopo la morte del marito Giovanni vive rinchiusa nel suo appartamento nel torrione nord del Castello.
La convocazione è fissata per le 5 del pomeriggio, durante l’ora del tè e dei pasticcini. Ma la Marchesa non si fa vedere. Arriva Gustavo l’imponente Maggiordomo. Egli annuncia che la Marchesa è indisposta e la riunione è rimandata il giorno dopo alla stessa ora. Nel frattempo tutti sono ospiti al castello, dove per l’occasione la Marchesa ha fatto accendere suggestive lampade a olio sulle mura merlate, in segno di benvenuto.
Durante la notte avviene una disgrazia. Max precipita dalla terrazza del Castello e muore. Alcuni insistono per vedere subito la Marchesa ma Gustavo impedisce a chiunque di disturbarla. É una notte di temporale. Si ode un pianto disperato giù nel parco e George vede lo spettro di una bambina.
Al mattino seguente Gustavo annuncia che nel pomeriggio sarà presente la Marchesa per dettare le suddivisioni dell’eredità.
Gli avvenimenti precipitano. Mary viene trovata morta e sua sorella Lilian è scomparsa. La strada per raggiungere il paese è bloccata e la valle è allagata. Non resta altro che attendere.
Alle 5 del pomeriggio, puntualissima come una visione, arriva la Marchesa. É vestita completamente di nero, una veletta le scende fin sul volto e ispira grande riverenza. Ella detta le sue volontà poi prega tutti di rimanere ancora ospiti al Castello per le firme davanti al Notaio. Dopo di ciò si ritira nelle sue stanze.
Tutti sono rimasti perplessi e sconcertati. Le morti avvenute giorni prima non sembrano disgrazie e in ogni caso la Polizia della Contea dovrà fare delle indagini. Zia Alba non sembra una donna vecchia e malata ma giovane e sana. Qualcuno suggerisce che sia tutto un trucco, una messinscena. Ma un trucco a vantaggio di chi? E perché?
La stessa notte, Alberto sale di nascosto all’appartamento di Zia Alba, la Marchesa. A sua insaputa George e Betty lo inseguono.
Alberto bussa, poi non ottenendo risposta entra dentro. Nel salotto arde il fuoco nel camino ma non c’è nessuno. Anche la stanza da letto e lo studio accanto sono deserti. Arriva Gustavo, il Maggiordomo, e avviene una colluttazione.
Da questo momento incomincia la soluzione del mistero.
Romanzo claustrofobico, fatto di silenzi, di attese, di crepitii del fuoco, di tintinnii di bicchieri, di fruscii del vento....
Stupenda la copertina del Pittore Mario Ferrari di Roma. Il cortile di un antico castello, di notte. Sullo spiazzo al centro si vede uno spettro. In primo piano una donna bionda grida spaventata. Dietro di lei sta un uomo minaccioso con un bastone.
Max Dave si rivela uno dei più grandi scrittori italiani del genere nero-mistero-supernaturale.
SCHEDA
Terrore al castello
Autore: Max Dave
Editore: ERP Roma
Collana: Racconti di Dracula, prima serie, N.63
Edizione: Gennaio 1965, pocket, pagine 126, Lire 150
a cura di Sergio Bissoli
Una notte a mangiare smania e febbre di Matteo Curtoni
Pubblicato da Frassinelli nella collana Strade, questo romanzo horror di Matteo Curtoni, autore tra l'altro del racconto “Treccine bionde” apparso nella celeberrima antologia pulp Gioventù cannibale (Einaudi, 1996), narra la storia di Daniele, un ragazzo allo sbando, come tanti, che dopo essersi conquistato le simpatie di Maddalena, irresistibile dark lady, entra a far parte dei Ragazzi Morti, che non sono dei ragazzi che hanno smesso di vivere bensì, come dice la stessa Maddalena, “tutto il contrario”. In effetti, nonostante il nome, questi presunti morti sono parecchio attivi e passano le loro notti a vampirizzare e cannibalizzare il prossimo, il tutto nell'ennesima celebrazione del connubio tra Eros e Thanatos. La forza della storia sta proprio in questa rielaborazione in chiave niente affatto soprannaturale del mito del vampiro, dove basta una semplice dentiera di acciaio per dilaniare il collo della vittima e succhiarne il sangue, tutto questo per sentirsi più vivi e sfuggire a quel perbenismo che non è mai troppo di moda, almeno in campo letterario. Ma non ci sono solo Daniele e Maddalena ad animare le notti della periferia milanese. Degli altri Ragazzi Morti vale la pena ricordare Rico, il capo della banda, ovviamente autoritario ma anche molto misterioso e controverso, e Caino, sadomasochista particolarmente estremo, che dopo aver fatto di Daniele il suo cane, non esiterà a spazzare via il resto della banda, anche se non è proprio così che andrà a finire...
In definitiva, nonostante uno stile corposo e non proprio scorrevole (tipico di Curtoni, comunque), Una notte a mangiare smania e febbre rappresenta una lettura intrigante, che farà la gioia di tutti coloro che ricercano nell'horror la trasgressione più violenta e uno specchio, seppure deformato, di quella realtà che ormai è rassicurante soltanto nei comizi elettorali.
SCHEDA
Una notte a mangiare smania e febbre
Autore: Matteo Curtoni
Editore: Frassinelli
Edizione: 2000, pagine 160
Codice ISBN: 978-88-768-4595-6
a cura di Marco Vallarino
Intelligenza artificiale - Edizioni Dario Flaccovio
La redazione GHoST segnala il volume Intelligenza artificiale di Kevin Warwick edito da Dario Flaccovio Edizioni. Il libro - finalmente in traduzione italiana - è un’introduzione concisa e aggiornata all'affascinante universo in rapida evoluzione dell’A.I. (Artificial Intelligence). L’autore, professore di Cibernetica all'università di Reading, UK e pioniere della materia, esamina ciò che significa essere uomo o macchina e osserva gli avanzamenti compiuti nel campo della robotica che hanno reso questo confine meno nitido.
Tra gli argomenti trattati: come definire l’intelligenza, il possibile “pensiero” delle macchine, gli input sensoriali dei sistemi artificiali, la natura della coscienza, la controversa pratica della coltivazione di neuroni umani in provetta e gli esperimenti più recenti.
Un libro avvincente adatto a chiunque sia interessato ai temi legati all'A.I., offrendo un’introduzione brillante e accessibile a questo affascinante soggetto.
La prefazione è di Carlo Alberto Avizzano.
La prefazione è di Carlo Alberto Avizzano.
Intelligenza artificiale - Le basi, anno: 2015, pagine: 288, codice isbn: 978-88-579-0432-0, Editore: Dario Flaccovio Edizioni.
L'AUTORE
Kevin Warwick è professore di Cibernetica all'università di Reading, UK, dove conduce ricerche in tema di intelligenza artificiale, controlli, robotica e ingegneria biomedica.
Scomparso Jonny, il papà dei fratelli Ferrara
Si è spento stanotte mercoledì 08 luglio, dopo tre settimane di sofferenza, Salvatore Ferrara (per la famiglia e gli amici Jonny), il papà dei fratelli Massimo e Maurizio Ferrara (Massimo lo ricordiamo è il fondatore del Club GHoST). Da tempo era ormai malato al fegato e questa notte l'ammonio, dopo averlo fatto entrare in coma, lo ha stroncato intorno alle 2,15.
Salvatore, un uomo di grande spirito e indiscutibile forza di volontà, aveva anche collaborato sia con Club GHoST che le Edizioni Ferrara.
La sua morte, avvenuta così presto (neanche 70 anni) lascia un grande vuoto e noi del team GHoST lo vogliamo ricordare con un toccante post (quando si parla di destino segnato...) lascito su FaceBook subito dopo il decesso dal figlio Maurizio:
Ciao papà...
Circa trent'anni fa nascevo io e moriva il nonno.
Tre anni fa nasceva il mio primo figlio Samuele e moriva la nonna.
Ora che è nato Federico te ne sei andato tu...
Troppo giovane. Troppo veloce.
Sarai sempre nei nostri cuori.
Hai sempre fatto tutto come volevi tu...
Ciao papà...
Ciao papà...
Salvatore Ferrara RIP 28/05/1947 - 08/07/2015
I racconti di Robert Louis Stevenson
Ho letto molto, leggo molto e una possibilità non la nego a nessuno.
Anche agli scrittori e alle scrittrici che pubblicano libri ben lontani dalle mie letture preferite.
Partendo da questo presupposto, ho notato una caratteristica comune ai grandi romanzieri: erano e sono capaci di cimentarsi egregiamente nell'arte del racconto. Scrivere un racconto è difficile perché bisogna condensare in poche pagine una storia intera: ciò richiede capacità di sintesi e padronanza del linguaggio. E un’idea molto precisa su ogni aspetto e intreccio della trama.
Dopo questa premessa, il secondo punto saliente: qualche anno fa (probabilmente più di dieci) mi sono imbattuto per caso, nella bancarella dei libri usati fuori dalla stazione di Arezzo, ne Lo strano caso del dottor Jekyll e mister Hyde dell’immenso Robert Louis Stevenson. Edizione del 1973, pubblicata da Del Bosco Edizione, il libro faceva parte della mitica collana Il Sigillo Nero, che tra gli alti annovera autori come Hanns Ewers e Arthur Machen.
Oltre la gioia di aver trovato un piccolo gioiello dell’editoria italiana, la peculiarità di questa specifica edizione è che, insieme al romanzo, sono presenti tre racconti dello stesso Stevenson: Il dissotterratore, Janet la storta, Markheim. Non dirò una sola parola sul romanzo: più o meno tutti hanno (o dovrebbero) aver letto “il dottor Jekyll e mister Hyde”, senza poi contare che basta fare una veloce ricerca su Google per ottenere tutte le informazioni del caso.
Mi soffermerò invece sui racconti perché questi mi hanno mostrato uno Stevenson che va molto oltre L’isola del tesoro. In questi tre racconti, del terrore, si racchiudono quei timori e le paure per l’ignoto e il soprannaturale che, al tempo in cui sono stati scritti, non avevano ancora un nome. Sono racconti che possono reggere tranquillamente il confronto con il primo, indiscusso maestro del terrore: Edgar Allan Poe.
Racconti brevi, che si leggono in un attimo, ma che lasciano il segno e un brulicante senso di oppressione a stuzzicare l’immaginazione del lettore. È così possibile entrare nel mondo della stregoneria con Janet la storta. Il dissotterratore è invece l’incaricato per “la ricerca del materiale” per le lezioni di anatomia di un illustre professore universitario. Il lettore potrà accompagnare Markheim nella ricerca del perfetto regalo di Natale.
Un altro ottimo racconto, che non è presente nel libro, tuttavia facilmente reperibile in rete in formato pdf è Il diavolo nella bottiglia: un demone, imprigionato in una bottiglia, esaudirà i desideri del proprietario della bottiglia in cambio della sua anima. Il patto potrà essere sciolto se lo sfortunato riuscirà a vendere la bottiglia con il suo oscuro prigioniero.
Questi racconti sono la prova delle innegabili e incredibili capacità narrative di Stevenson e accompagneranno il lettore in un mondo oscuro, dove il terrore segue sempre e di pari passo il cammino degli uomini.
Da leggere.
a cura di Stefano Milighetti
Pensiero del giorno - Gino Strada 06/07/2015
Le guerre appaiono inevitabili, lo appaiono sempre quando per anni non si è fatto nulla per evitarle. (Gino Strada)
Poker in quattro di Max Dave
>>> Pubblica il tuo racconto su Club GHoST!
Invia i testi in visione presso: clubghost1994@gmail.com
Ci trovavamo tutte le sere intorno al tavolo illuminato, al centro, dalla luce lattea della lampada. Essi entravano quasi senza né salutarmi, né rivolgermi frasi cortesi. Effettivamente non ce n'era bisogno.
Noi ci vedevamo soltanto per giocare a poker e ciò durava sino al mattino all'alba, ogni notte.
Non ho mai saputo i nomi dei miei compagni tranne i piccoli nomignoli che nascono intorno ai tavoli da gioco: Mano d'oro, Cip, Piatto Doppio.
Se debbo dire il vero non conoscevo nemmeno bene le loro fisionomie perché, quando entravano, la stanza era già nella penombra con l'unica macchia abbacinante al centro, diretta sul tavolo verde, e quando sedevano la banda d'ombra del paralume nascondeva i loro volti sino al mento.
Era consuetudine di mesi, ormai.
Essi giungevano, picchiavano con moderazione alla porta ed entravano in silenzio in fila indiana: prima Piatto Doppio, grosso e tarchiato, poi lo scheletrico Cip e quindi il gobbetto Mano d'Oro.
L'unico a dire qualcosa, e ciò non accadeva mai tanto spesso, era Piatto Doppio che brontolava: SERA, e si metteva a sedere al suo solito posto. Gli altri lo imitavano e solo una volta Cip disse:
- Giochiamo anche la notte di Natale, bella roba. -
Mano d'Oro sogghignò.
Poi cominciavamo a distribuire le carte e il gioco prendeva man mano il suo ritmo e la sua tensione.
Era ormai tanto tempo che giocavamo insieme che si può dire nessuno vincesse né perdesse. Le forze erano equilibrate; ognuno sfoggiava il suo carattere di gioco.
II fumo delle sigarette, perché tutti fumavamo in gran copia, si addensava sotto il paralume e, dopo pochi minuti, ci vedevamo attraverso una nebbia azzurrina come se fossimo immersi in un acquario.
Poi all'alba Mano D'Oro diceva: giro fisso.
Facevamo le ultime puntate rischiose, quindi i conti; ognuno pagava e i tre, in fila indiana, così come erano entrati, se ne andavano.
Piatto Doppio, dalla soglia, brontolava, senza voltarsi: GIORNO.
La porta si chiudeva con garbo alle loro spalle.
Ma una sera non vennero. Il fatto che ciò fosse accaduto dopo tanto tempo, mi mise in subbuglio. Sapevo che erano di una puntualità cronometrica e già un ritardo di dieci minuti mi doveva convincere che non sarebbero più venuti. Invece attesi tutta la notte.
Prima camminai avanti e indietro nervosamente. Poi sedetti al tavolo iniziando un interminabile solitario.
Ogni tanto tendevo l'orecchio a spiare i rumori per le scale. Il fruscio di un gatto o il picchiare lieve del vento contro le imposte mi faceva sobbalzare e spingere, ancora con maggiore tensione, i miei nervi fuori della stanza.
II vento fresco dell'alba, che agitava le tende della finestra, mi spinse verso la camera da letto. Mi gettai così vestito, abbattuto da un'amarezza senza confini, sul materasso e dormii.
Solo più tardi compresi perché essi non erano venuti.
Il giorno prima un Pastore Battista aveva preso in affitto l’appartamento sotto al mio e, prima di entrare in casa, aveva asperso davanti al portoncino, con una breve preghiera, dell’acqua benedetta.
Essi non sarebbero più venuti.
I loro spiriti maledetti avrebbero vagato in altri luoghi, meno santi, alla ricerca di un tavolo di poker dove ci fosse solamente il quarto.
traduzione a cura di Sergio Bissoli
Solo nelle fiabe - Edizioni Il Ciliegio
La redazione GHoST segnala Solo nelle fiabe, l'ultimo romanzo della comasca Sara C. Zuccaro, edito da Il Ciliegio Edizioni. Un libro ammantato da una patina romantica che fa ancora palpitare i giovani cuori innamorati, una fiaba moderna per romantici di tutte le età, ambientata tra la città di New York e il principato europeo di Beozia.
La storia: C’era una volta un cuoco. Un ragazzo di circa trent’anni, timido e impacciato, che aveva perso tutte le speranze nell’amore. Non era mai stato molto fortunato, con le ragazze. La sua timidezza non lo aiutava. Non che fosse brutto, era un giovane uomo alto e con i capelli castani. Il suo grande sogno era però quello di portare avanti il ristorante che i genitori gli avevano lasciato nella movimentata New York. Sogno che aveva richiesto molto impegno e tantissimi sacrifici. Pur essendo al limite dello squattrinato, il ragazzo era ugualmente molto soddisfatto. Realizzarsi inseguendo il proprio sogno era stato per lui immensamente appagante. Le giornate per Chris erano però tutte uguali, fino a quando, una mattina, mentre si preparava per andare a fare la spesa, successe qualcosa che gli cambiò la vita radicalmente...
Solo nelle fiabe, anno: 2015, pagine: 304, Codice ISBN: 978-88-6771-217-5, Collana: Teenager, Editore: Il Ciliegio Edizioni.
L'AUTRICE
Sara C. Zuccaro è nata nel 1984 e vive nella sorridente e azzurra Como. Orologiaia nella vita di tutti i giorni, scrittrice e aspirante chitarrista nel tempo libero. Ama la musica, la lettura e il cinema. Si cimenta nella scrittura di racconti per il web e ha all’attivo Amo una Rockstar (Edizioni Il Ciliegio), romanzo del genere young adult, con un seguito di fedelissime lettrici.
Zombi Holocaust di Marino Girolami
Marino Girolami esordisce a fine carriera con una curiosa incursione nell'horror e realizzando una pellicola che unisce due filoni che andavano alla grande in quegli anni, quello cannibalico e quello sugli zombi.
Ne nasce un sottoprodotto che deve molto al cannibalico di Ruggero Deodato uscito l'anno precedente Cannibal Holocaust; riciclando però gli stessi set di un altro horror anche questo del '79 che ha ottenuto un grosso successo di pubblico soprattutto in America, Zombi 2 (1979) per la regia di Lucio Fulci.
Infatti i produttori della pellicola di Lucio Fulci pensarono di sfruttare il successo del filone mettendo in cantiere questo frettoloso Zombi Holocaust (1980) e chiamando a scriverlo Romano Scandariato su soggetto del produttore Fabrizio De Angelis che solo qualche anno prima aveva firmato lo script di un altro fortunato cannibalico diretto da Joe D'Amato con elementi di torbido erotismo e cioè Emanuelle e gli ultimi cannibali (1976).
Zombi Holocaust nonostante un discreto ritmo si rivela disastroso e supertrash per l'assurda vicenda raccontata: un'antropologa Laurie Ridgeway e il suo collega Peter Chandler, partono per le Isole Molucche alla ricerca di qualcosa che spieghi il mistero di una serie di orribili mutilazioni su cadaveri accaduto a New York.
Là incontrano il sinistro dottor Abrero che sta facendo degli studi complicati sulla possibilità di trapiantare dei cervelli umani su pazienti morti e riportarli in vita.
Ma se la dovranno vedere anche con una feroce tribù di cannibali e alcuni cadaveri (2 o 3 in tutto nel film) riportati a nuova vita dalle malefatte dello scienziato.
Cominciamo con l'affermare che il cast tecnico è lo stesso di Zombi 2 e con qualche scena rubacchiata, e con lo stesso protagonista Ian McCullogh.
Alexandra Delli Colli presta la sua fisicità per il finale, quando compare nuda, sensuale ed eletta regina dei cannibali guiderà gli indios nella rivolta contro il folle scienziato.
Non c'è molto altro da dire se non che il film punta tutto sullo splatter con una serie di uccisioni feroci ben rappresentate da Maurizio Trani e Rosario Prestopino per quanto concerne il make-up degli zombi che risulta efficace nonostante la povertà del tutto; inquietante però è il riuscito commento musicale per opera di
Nico Fidenco che si avvale di uno strato minimalista di elettronica che conferisce in alcuni momenti efficaci sprazzi di tensione.
a cura di Andy Effendi
Calcio e acciaio. Dimenticare Piombino - Edizioni A.Car
La redazione GHoST segnala Calcio e acciaio - Dimenticare Piombino, il romanzo di Gordiano Lupi edito da Acar Edizioni che racconta con amore e nostalgia una storia ambientata in un suggestivo spaccato maremmano. Una vera storia di provincia, malinconica e decadente, dopo tanto noir artificioso, cinematografico e letterario, che non rappresenta la nostra terra. Un romanzo scritto da un autore che vive da sempre la sua provincia e non la cambierebbe con nessun altro posto al mondo.
Il libro ha l'introduzione di Gianni Anselmi, Sindaco di Piombino ed ex calciatore nerazzurro.
Calcio e acciaio - Dimenticare Piombino, anno: 2014, pagine: 220, collana: Brividi & Emozioni, codice ISBN: 978-88-6490-092-6, editore: A.Car Edizioni, distributore: A.L.I.
Un assaggio del libro
“Aldo Agroppi era amico di sua madre, viveva in via Pisa, un quartiere di famiglie operaie, case bombardate durante la Seconda Guerra Mondiale, tragiche ferite di dolore, macerie ancora da assorbire. Giovanni ricorda una foto di Agroppi che indossa la maglia della Nazionale, autografata con un pennarello nero. Era stato proprio Agroppi in persona a dargliela, all’angolo tra corso Italia e via Gaeta, in un giorno di primavera di tanti anni fa, dove la madre del calciatore gestiva una trattoria, un posto d’altri tempi, dove si mangiava con poca spesa. Giovanni era un bambino innamorato dei campioni, giocava su un campo di calcio delimitato dalla sua fantasia, imitava le serpentine di rombo di tuono Gigi Riva, i virtuosismi di Sandro Mazzola, le bordate di Roberto Boninsegna, le finte dell’abatino Gianni Rivera e la vita da mediano di Aldo Agroppi, cominciata a Piombino e conclusa a Torino”.
Dopo tanti anni Piombino era ancora una volta il centro del suo mondo. Lo Stadio Magona aveva preso il posto di San Siro, le duecento persone domenicali che seguivano la squadra locale erano il suo nuovo pubblico, anche se i dribbling si facevano sempre più rari e le azioni più lente. Giovanni si preparava con scrupolo alle gare, spingeva i giovani a dare il meglio, insegnava, come un allenatore in campo che dispensava anni di esperienza”.
“La nostra cultura era quella del flipper con i record segnati con la penna biro, del calcio balilla con i vecchi calciatori decapitati e anneriti, dei primi videogames artigianali che si facevano strada. Non solo. Era la cultura del cinema con il doppio spettacolo domenicale e la signora che vendeva manciate di semi per poche lire. Era la cultura del campino sterrato della parrocchia, dove sognavamo di emulare Mazzola e Rivera. Era la cultura dei nonni che raccontavano le fiabe tenendoci per mano nelle giornate di vento”.
“Canali di Marina dove gettare una lattina di birra o le finte teste di Modigliani, emulando i cugini livornesi dopo una scorribanda tra amici. Scogliere di Fosso alle Canne, la luna a picco su una casa diroccata che sembrava uscita dai versi di Montale, io che recitavo La casa dei doganieri, la casa della mia sera, con la tua mano stretta nella mia e aspettavo un bacio, un segno che tutto sarebbe andato bene, che non mi avresti lasciato. Nottate di libeccio con il mare che superava la balaustra in ferro battuto del Porticciolo e bagnava le mura del vecchio ospedale. Maestrale che pareva uscito da un quadro di Fattori, mentre in Cittadella mi fermavo a guardare il mare in attesa di un bacio dalle tue labbra inesperte e tremanti, quasi come le mie”.
“Soltanto a Piombino ho visto case per gli operai costruite sul mare, acciaio e salmastro cercare una strada comune, lottare per fumo e pane, ma anche amore per il mare, per scogliere incontaminate, per golfi e calette misteriose che danno riparo al sole. Sarà per questo che ho scelto di tornarci. Forse mi sento figlio di tante contraddizioni”.
L'AUTORE
Gordiano Lupi (Piombino, 1960). Collabora con La Stampa di Torino. Dirige le Edizioni Il Foglio Letterario. Traduce gli scrittori cubani Alejandro Torreguitart Ruiz e Yoani Sánchez. Ha pubblicato molti libri monografici sul cinema italiano. Tra i suoi lavori: Cuba Magica – conversazioni con un santéro (Mursia, 2003), Un’isola a passo di son – viaggio nel mondo della musica cubana (Bastogi, 2004), Almeno il pane Fidel – Cuba quotidiana (Stampa Alternativa, 2006), Mi Cuba (Mediane, 2008), Fellini – A cinema greatmaster (Mediane, 2009), Una terribile eredità (Perdisa, 2009), Fidel Castro – biografia non autorizzata (A.Car, 2011), Yoani Sánchez – In attesa della primavera (Anordest, 2013). Tra i suoi ultimi progetti c’è una Storia del cinema horror italiano in cinque volumi. Cura la versione italiana del blog Generación Y della scrittrice cubana Yoani Sánchez e ha tradotto per Rizzoli il suo primo libro italiano: Cuba libre – Vivere e scrivere all’Avana (2009). Ha tradotto – per Minimum Fax – La ninfa incostante di Guillermo Cabrera Infante (Sur, 2012). Pagina web: www.infol.it/lupi. E-mail per contatti: lupi@infol.it
Miriam si sveglia a mezzanotte di Tony Scott
Miriam (Catherine Deneuve) è una vampira di grande classe che seduce le proprie vittime promettendo amore e vita eterna.
Ma mescolando il proprio sangue a quello delle sue prede, le infetta di una malattia genetica che porta ad un invecchiamento iper-precoce del loro corpo senza che però raggiungano mai la morte... una vera e propria dannazione!
Opera d'esordio del regista Tony Scott questo Miriam si sveglia a mezzanotte (The Hunger) del 1983, presentato fuori concorso al 36º Festival di Cannes, una pellicola di grande livello, molto cupa, un gotico metropolitano con un’ottima colonna sonora che si avvale, oltre che delle interpretazioni dei suoi protagonisti d’eccezione, di una eccellente regia. Il film è tratto dal romanzo omonimo di Whitley Strieber e gode di una solida ed efficace sceneggiatura scritta dal trio Michael Thomas, Ivan Davis e James Costigan.
Con un titolo originale (The Hunger) che allude alla fame, metaforicamente desiderio di qualcosa in modo bramoso, come per i vampiri, Miriam si sveglia a mezzanotte vanta anche di una fotografia particolarmente ricercata e un montaggio essenziale in tutta la prima parte del film dove si avvicendano le immagini del tramonto, la performance dei Bauhaus, la coppia e le scimmie impazzite, che in seguito ricostruiranno un passato lungo oltre quattromila anni.
Nel cast troviamo le splendide Catherine Deneuve e Susan Sarandon, l'ottimo David Bowie, Dan Hedaya, Bessie Love, Cliff De Young e una curiosa comparsa di Willem Dafoe nel brevissimo ruolo del ragazzo che chiede a Sarah di lasciare libera la cabina telefonica.
Pellicola raffinata e inquietante, passata ormai alla storia per l'impressionante sequenza in cui David Bowie invecchia a vista d'occhio, e per la scelta, nelle sequenze iniziali, della canzone ormai icona del movimento gothic rock post-punk inglese degli anni '80, Bela Lugosi's Dead dei Bauhaus. Da non perdere.
a cura di Massimiliano Medici e Red Scorpion
La dama in nero di Max Dave
Il terribile caso de La dama in nero, rimasto sepolto da decenni negli archivi segreti di Scotland Yard, viene presentato ora per la prima volta ai lettori italiani.
Solamente il genio sregolato di Max Dave, l’uomo che ha esaminato centinaia di casi inspiegabili, strani, assurdi o rimasti insoluti, solamente questo scrittore poteva regalarci una storia del brivido che non ha paragoni. Solamente un accanito ricercatore del mistero come Max Dave, poteva scoprire questa vicenda tenebrosa emersa negli anni ’50 e subito soffocata dal silenzio e dalla censura della Stampa.
Un caso pauroso, mai completamente risolto, che ha allarmato i migliori investigatori e ha impegnato le menti più acute di Scotland Yard.
E’ la storia di un mistero impenetrabile. E’ un caso infernale quello capitato all’Ispettore Gross di Scotland Yard, un caso pazzesco che sembra impossibile da risolvere.
I terribili avvenimenti che accadono sulla rupe di Santa Fosca, sconfiggono i ragionamenti degli uomini più acuti. Succede qualcosa che stritola la ragione, che va contro ogni logica; qualcosa che non si può risolvere con metodi naturali.
Ma è naturale quello che sta succedendo? E’ soprannaturale? Diabolico? O che altro ancora?
Gli avvenimenti si susseguono sempre più inspiegabili, sempre più terribili, sempre più angosciosi. La vicenda diventa un incubo ossessivo fino a quando…
Max Dave era uno specialista nel raccontare queste storie. C’è nel racconto una suspense talmente acuta che prende il lettore per la gola. Il ritmo è veloce, lo stile cinematografico.
Max Dave era un genio, sregolato, intelligente, fantasioso; e questo suo romanzo ne è la dimostrazione.
Ricordo che una sera del 1963 portai il libro a letto e rimasi a leggerlo durante tutta la notte. In seguito però ho riletto il libro tante altre volte provando sempre lo stesso piacere.
Mentre leggeranno La dama in nero i lettori penseranno sicuramente quello che pensavo io mentre lo leggevo la prima volta: “Mai letto niente di simile, prima d’ora. Non mi capiterà più di leggere qualcosa che assomiglia a questo”.
LA TRAMA
Un pescatore sulla sua barca trova un cadavere decapitato in mare, sotto la rupe di S. Fosca.
É il terzo uomo decapitato trovato in mare. Le vittime provengono dal Manicomio criminale di St. Albany, ricavato dentro un antico castello. Il sergente Mathiews chiede l’intervento di Scotland Yard e l’incarico viene affidato all’ispettore Mc Loy e al sergente Donovan.
I due poliziotti partono in treno e durante il viaggio conoscono una donna bella e misteriosa. É Laura Morrison, cuoca al manicomio, che fa una assurda e sconvolgente rivelazione: “Non è un caso adatto alla Polizia quello. A St. Albany c’è il demonio.”
Arrivati sul posto i due poliziotti scoprono che un alone di superstizioni e leggende circondano il castello, da quando passò allo Stato dopo che l’ultimo proprietario George Pinewood si suicidò nel 1852. Il manicomio è un edificio tetro e isolato circondato da mura con 4 torri a cuspide più la torre dell’orologio.
L’ispettore Mc Loy e il sergente Donovan vengono ricevuti dal Direttore del Manicomio, il professor Harrow e il sovraintendente Bluembell. A rendere più complicato il caso è il fatto che i tre detenuti scomparvero dalla cella di isolamento e furono ritrovati decapitati in mare.
Gli uomini della Polizia incominciano a indagare. Durante un appostamento notturno scoprono il prof. Harrow e Laura Morrison abbracciati, nudi, dentro un magazzino. Arriva il marito, il cuoco Filippo Morrison che vorrebbe uccidere Laura, ma poi calmatosi racconta la sua storia ai poliziotti. La donna aveva scontato una pena nel manicomio criminale di Cleveland, prima di sposarsi e avere una vita quasi normale. Il racconto viene interrotto dalle grida di Laura. La donna ha una crisi violentissima e occorrono gli sforzi combinati di tre infermieri per rinchiuderla nella cella di isolamento.
La notte invernale, gelida e tempestosa riserva altre terribili sorprese. I poliziotti scoprono il prof. Harrow impiccato nel suo studio. Suicidio o delitto? L’unico che possiede i doppioni di tutte le chiavi è l’amministratore Bluembell che viene interrogato insieme ai dottori Oxford, Maxwell e Morton.
A caccia di informazioni i poliziotti vanno dal vecchio avvocato Kilmer, studioso di storia. Apprendono così che nel passato ci sono state altre sparizioni: l’artigiano toscano Mastro Arminio, costruttore dell’orologio, scomparve misteriosamente. Altre persone furono ritrovate con la testa e le mani mozzate. Per i particolari l’avvocato consiglia di consultare la biblioteca del castello situata in una delle torri, dove è stato ricavato lo studio di Bluembell.
L’ispettore Mc Loy decide di visitare la biblioteca. Bluembell, l’amministratore, sembra spaventato dalla richiesta. Prima tenta di impedirlo, poi scappa via, corre in cima alla torre dell’orologio e da lassù si lancia nel vuoto. Dopo questa tragica e inspiegabile morte Mc Loy ritorna in biblioteca e scopre che i libri sono formati di sole pagine bianche. Bluembell ha forse venduto i libri della biblioteca? E solo per questo motivo egli si è ammazzato?
Gli avvenimenti precipitano. Nella fredda notte invernale, al battere dei rintocchi, Mc Loy vede qualcuno, forse una donna, in cima alla torre dell’orologio. Egli corre a dare l’allarme e scopre che Laura è scomparsa dalla cella di isolamento. Viene ispezionato il locale, piccolo, con la volta a botte e una sola apertura: la porta. Viene ispezionata la torre e viene esaminato il meccanismo dell’orologio che è particolarmente complesso poiché suona 24 ore anziché 12 come gli orologi normali. Viene dragato il mare sotto alla rupe e si ritrova il corpo di Laura Morrison, senza testa e con le mani amputate.
A questo punto arriva da Londra il vecchio ispettore Stefano Gross che studia a fondo il caso: dunque, i ricoverati scomparvero circa a mezzanotte quando erano soli dentro alla cella di isolamento. Essi vennero ritrovati in mare decapitati. Chi ha fatto uscire le vittime? E in che modo? Chi ha tagliato a loro la testa? E perché? É un criminale? Un pazzo? Un essere soprannaturale? Per scoprirlo l’ispettore Stefano Gross decide di passare la notte da solo, al buio dentro alla cella di isolamento; sorvegliato però dall’esterno da Mc Loy e il sergente Donovan.
L’attesa snervante ha inizio. Attraverso lo spioncino ogni pochi minuti i poliziotti parlano all’ispettore sdraiato al buio, all’interno della cella.
Quando l’orologio batte i 24 rintocchi della mezzanotte un grido agghiacciante proviene dal fondo del corridoio. I due agenti armati corrono per vedere cosa sta succedendo. Ma non c’è nessuno. Allora ritornano indietro e chiamano dallo spioncino il loro capo. Nel buio nessuno risponde. Spalancano la porta e irrompono dentro facendo luce con le pile. L’ispettore Stefano Gross non è più nella cella....
Il corpo di Gross viene trovato decapitato in mare vicino alla scogliera.
Si intensificano interrogatori e ricerche. Un ricoverato, un vecchio mugnaio, afferma che nel castello c’è ancora la Dama Nera, la crudele castellana del 1600 che si accoppiava con gli uomini e poi li uccideva.
Dentro un nascondiglio l’ispettore Mc Loy trova il diario segreto di Bluembell, l’amministratore. Il diario incomincia con il confermare le parole del vecchio mugnaio riguardanti la Dama Nera. Bluembell racconta di aver trovato il libro scritto da Pinewood, sul modo di far funzionare l’orologio.
Poi il diario continua: “Ho paura. Sono con l’acqua alla gola. Non ho mai avuto il coraggio di usare il terribile segreto di Pinewood ma ora sono costretto a farlo. Altrimenti potrebbero accorgersi dell’ammanco nella Cassa. Lo farò questa notte. C’è un pazzo nella cella. Forse Lei si accontenterà....”
Dal diario si apprende che Bluembell usando un sistema che non descrive, riusciva a ottenere del denaro mentre un paziente del manicomio veniva decapitato.
Dopo estenuanti ricerche durate tutta una gelida notte di neve, i poliziotti riescono a scovare il libro di Pinewood, nascosto nella torre dell’orologio.
Il libro contiene gli schemi costruttivi dell’orologio e tratta del suo funzionamento. Ma l’orologio comprende anche un altro congegno, che si innesca per mezzo di una leva e che agisce allo scadere dei 24 rintocchi. Le pagine del libro che descrivono questo altro congegno sono state strappate, dunque non si capisce come funziona ma si intuisce che è un meccanismo mortale e che esso è la chiave della sparizione dei detenuti. I poliziotti decidono di rimettere in moto l’orologio e innescare il meccanismo segreto.
Intanto arriva da Londra uno spiritista il Professor Marcus che tenta di mettersi in contatto con l’entità che infesta il castello.
Gli uomini della Polizia si preparano a trascorrere la notte dentro alla cella di isolamento e questa volta riusciranno a risolvere il diabolico caso del Manicomio di St. Albany.
Terzo grande capolavoro di Max Dave. Gli altri due sono: Il Fu Mr Washington e La Legge Dell’Aldilà.
Max Dave pseudonimo del dott. Pino Belli. Ottima la copertina del Pittore Mario Caria. Un cimitero nebbioso, in una notte invernale. E di fianco la figura bella e misteriosa della Dama Nera.
La Dama in Nero è stato ristampato nel maggio 1999 su Horror Story n. 19 per conto dell'editore Garden di Milano.
SCHEDA
La dama in nero
Autore: Max Dave
Editore: ERP Roma
Collana: Racconti di Dracula, prima serie, N.41
Edizione: Marzo 1963, pocket, pagine 126, Lire 150
a cura di Sergio Bissoli