La protagonista, Giulia Bonani, esperta di Beni Culturali, visita l’Abbazia di San Giusto al Pinone per un sopralluogo di routine.Si tratta di un’abbazia reale, appartenente al romanico toscano, nel comune di Carmignano (provincia di Prato), costruita tra l’XI e il XII secolo. Mi piace tantissimo questa base storica dell’opera, che fonda in maniera originale il contesto del racconto, in quella Toscana rurale così ricca di pievi e chiese, che si incontrano ogni qual volta si giri per le sue contrade. La Toscana medievale rappresenta un elemento di originalità, con cui mi trovo in sintonia, stemperando alcune vene esterofile del nostro horror italiano, sempre tendenti a copiare ambientazioni di tipo anglosassone. Vi è comunque presente una grande influenza lovecraftiana in Flavio Deri, materia che lui conosce e maneggia molto bene, con consapevolezza e un suo patrimonio di conoscenze specifiche molto approfondito. Si percepisce questa esperienza nella sua scrittura, ma l’autore non si limita a una mera copiatura, ma, come sottolineato prima con il riferimento al contesto storico, lo rielabora e lo personalizza durante lo svolgimento del racconto.Giulia scopre una cripta segreta, sotto l’abbazia. Sente le voci nella cripta, ma ci vuole tornare nonostante sia terrorizzata. Ritorna incessantemente un nome, alla stregua di una maledizione: la Votiva.Tra le urla emerge una connessione sempre più stretta con Giulia, quasi un’identificazione: “Tu sei il ponte, tu sei la votiva”.Le testimonianze sull’origine di quel luogo maledetto contribuiscono ancora di più al mistero. L’abbazia si dice che sia sorta in una sola notte. Alcuni commentatori riferiscono che sia stata costruita dopo una visione divina, mentre altri ancora parlano di un patto, di un rituale.La CAMPANA, che conferisce il titolo al racconto, è soprannominata “La Sperduta” (nome reale tra l’altro, per aiutare i pellegrini e i viandanti a orientarsi): tutte le persone che hanno sentito il suono della campana non tornano mai più. Un viator di passaggio verso non la redenzione della Chiesa, la sua pace e tranquillità, ma verso una nuova nebulosa dimensione di perdizione infernale e demoniaca. Questo perché l’abbazia rappresenta, se analizzata esotericamente, un punto di potere mistico: c’è qualcosa sotto quell’abbazia.Giulia lo riferisce chiaramente: Quel tunnel era vivo…Si scopre che i due frati avevano creato un ciclo di morte che si perpetuava ritualmente durante i secoli: i fedeli erano stati sacrificati.Questo orrore rituale e ancestrale è un qualcosa che fa dell’uomo una mera materia di scambio, una mera materia economica in uno scambio dimensionale e spirituale. Quei beni, quelle “monete” usate dai frati per aprire il punto di potere mistico e comunicare con quella tremenda forza cosmica proveniente da un’altra dimensione, sono persone, individui costituiti da carne e sangue. Questa de-antropologizzazione, molto scientifica e contemporanea nella sua razionalità dove non esiste l’umano, rappresenta uno dei grandi lasciti del Solitario di Providence di cui Deri si fa degno portatore.Successivamente, in particolare dalla seconda metà in poi della narrazione, emergono sempre di più anche dei caratteri thriller e polizieschi, che spero il lettore colga autonomamente. Riemergerà quella pervadente sensazione di inconsistenza e inutilità dell’umano, in una deformante interpretazione della salvezza, che si ripercuoterà nel destino di Giulia. La sua vita non sarà più come prima…Attenti cari lettori! Immergersi in questa commistione ben amalgamata di tematiche, sapientemente cucinata dal buon Flavio Deri, potrebbe portarvi in un’altra Toscana, ben lontani dal “Chiantishire”.
La sperduta
Autore: Flavio Deri
Editore: Delos Digital
Anno: 17 aprile 2025
Formato: ebook
Pagine : 51 pagine
ASIN: B0F5VKC9LS
Prezzo: 1,99 Euro
A cura di Davide Russo
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