The Dark Nightmare di Kjersti Helen Rasmussen

Un complesso horror demoniaco

Lavoro pregevole, sceneggiato molto bene, senza punti morti

The Dark Nightmare (Norvegia, 2022)
Titolo Originale: The Dark Nightmare. Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Kjersti Helen Rasmussen. Fotografia: Oskar Dahlsbakken. Musiche:  Sjur Aaarthun. Montaggio:  Brynjar Lien Aune. Paese di Produzione: Norvegia, 2022.Genere: Horror. Case di Produzione: Nordisk Film Productions, Handmade Films in Norvegian Woods. Distribuzione (Italia): BIM Distribuzione. Durata: 100’. Interpreti: Eili Harboe (Mona), Herman Tømmeraas (Robby), Dennis Storhøi (dr. Aksel Bruun), Gine Therese Grønner (Siren), Siri Black Ndiaye (Liv), Peter Førde (Martin).

Kjersti Helen Rasmussen è un’interessante regista e sceneggiatrice norvegese, laureata alla Danish Film School, specializzata in horror, che ha debuttato in patria nel 2022 con l’inquietante Marerittet, mai uscito in Italia e interpretato dai due attori protagonisti di The Dark Noightmare. Il suo ultimo film è un horror d’autore che cita Polanski e il suo Rosemary’s Baby, senza dimenticare la saga di Nightmare, per fare un discorso sociale contemporaneo, affrontando il tema della maternità (non sempre desiderata), analizzando le turbe psicologiche come la depressione post parto e il rapporto tra uomo e donna all’interno della convivenza matrimoniale. Tutto questo sapientemente condito - direi quasi mascherato - da una leggenda nordica sul Mare, un demone dei sogni, incubo malato che desidera fecondare una donna per assicurarsi un’infernale discendenza terrena. Vediamo la trama in estrema sintesi, quel che possiamo riferire senza togliere la sorpresa di una visione interessante. Mona e Robby sono due innamorati che dopo cinque anni di fidanzamento decidono di andare a convivere, lui lavora nel campo dei fondi d’investimento, lei avrebbe voluto diventare stilista (è molto dotata) ma finisce per rinunciare. I due ragazzi comprano casa - un appartamento dissestato che sembra citare tutto il ciclo delle case infestate - e si trovano a vivere accanto a una strana coppia di vicini che ha appena messo al mondo un bambino. Il crescendo di orrore è scandito da un montaggio compassato, lo spettatore viene subito catturato da una spirale terrificante fatta di sonnambulismo, apparizioni infernali, demoni concupiscenti e un mad doctor deciso a curare un’incredibile maledizione. Il film può avere una duplice spiegazione, se accettiamo quella soprannaturale si tratta di un complesso horror demoniaco con protagonista uno spirito maligno che sconvolge la vita di una coppia; se approfondiamo le motivazioni è una perfetta metafora della vita femminile in un contesto che non accetta la donna come persona ma solo come soggetto riproduttore. Tutto può essere spiegato come una sorta di ribellione psicologica a una gravidanza non voluta, durante la quale vediamo un medico anti abortista che tenta di convincere Mona a tenere il bambino anche contro la sua volontà. Mona sta partorendo il figlio del demonio, perché quello che porta in grembo è un frutto non voluto, preteso da un compagno che non la comprende e che ha deciso (senza consultarla) che è giunto il momento di avere un figlio. The Dark Nightmare in Norvegia è uscito tre anni fa con buon riscontro di pubblico, in Italia è stato esportato soltanto adesso, come horror estivo, di per sé poco appetibile, distribuito poco e male, in sala eravamo soli e siamo dovuti andare fino a Orbetello (100 Km da dove viviamo) per vederlo. Tecnicamente un lavoro pregevole, sceneggiato molto bene, senza punti morti, con le dovute sfumature di trama, da una regista che scrive il soggetto e lo traduce per immagini. Fotografia dai toni cupi (Oskar Dahlsbakken) per un film girato quasi completamente in interni (notturni) claustrofobici e angoscianti. Musiche inquietanti di Sjur Aaarthun, montaggio compassato (Lien Aune), secondo le linee guida del cinema d’autore, perché la regista usa il genere per affrontare argomenti socialmente importanti. Il consiglio è di cercare il film nei pochi cinema dove viene programmato, se non lo trovate in sala restano le piattaforme specializzate che non mancheranno di metterlo in circolazione. Deluderà il pubblico a caccia di orrore viscerale, farà felice il cinefilo che cerca dal genere un altro tipo di emozioni.

A cura di Gordiano Lupi



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