Trama: la storia riprende gli ultimi giorni di vita
di Adolf Hitler, a partire dal giorno del suo cinquantaseiesimo
compleanno, il 20 aprile 1945 fino al suicidio nel bunker di Berlino
durante l'ultima battaglia. Hitler, nella sua pazzia, fa cadere la
Germania in uno spaventoso deficit sia nell'esercito che nelle sue
risorse.
I consiglieri del Fűhrer, i più saggi e con maggiore esperienza di altri, gli suggeriscono le migliori mosse, ma Hitler le rifiuta e dà ordini inutili e impossibili da realizzare: inizia così la sua inevitabile caduta.
I consiglieri del Fűhrer, i più saggi e con maggiore esperienza di altri, gli suggeriscono le migliori mosse, ma Hitler le rifiuta e dà ordini inutili e impossibili da realizzare: inizia così la sua inevitabile caduta.
La caduta,
film del 2004 diretto dal tedesco Oliver Hirschbiegel, racconta gli
ultimi dodici giorni di vita di Adolf Hitler, dell’uomo diventato
simbolo del male assoluto.
Con lucido equilibrio, senza sfociare in una retorica scontata che avrebbe compromesso il valore della pellicola, il regista ha evidenziato il declino di un uomo considerato da molti tedeschi dell’epoca alla stregua di una semi divinità e come tale osannata e degna di fede. Hirschbiegel ha sottolineato la follia, il delirio di onnipotenza e il disprezzo per la vita in se stessa del Führer. Di un uomo che fino all’ultimo, anche quando la sconfitta era ormai palese e inevitabile, non ha esitato a sacrificare uomini, donne e bambini in nome di un “ismo” che mai sarebbe dovuto comparire sulla faccia della terra.
Con lucido equilibrio, senza sfociare in una retorica scontata che avrebbe compromesso il valore della pellicola, il regista ha evidenziato il declino di un uomo considerato da molti tedeschi dell’epoca alla stregua di una semi divinità e come tale osannata e degna di fede. Hirschbiegel ha sottolineato la follia, il delirio di onnipotenza e il disprezzo per la vita in se stessa del Führer. Di un uomo che fino all’ultimo, anche quando la sconfitta era ormai palese e inevitabile, non ha esitato a sacrificare uomini, donne e bambini in nome di un “ismo” che mai sarebbe dovuto comparire sulla faccia della terra.
Il film offre un
ritratto a tutto tondo del dittatore, ponendo l’accento sulle
ossessioni, le idee malsane e frutto di una conoscenza lacuna e di
parte, idee poste a fondamento di un dorato castello di paranoia
propugnato come verità assoluta a un popolo uscito sconfitto e umiliato
dalla prima Guerra Mondiale.
Con un Bruno Ganz (Il cielo sopra Berlino , The Manchurian Candidate)
straordinario nella parte di Hitler, Hirschbiegel è riuscito a far
emergere gli aspetti del dittatore che ne mettono in mostra l’umanità.
Umanità da intendersi naturalmente come appartenenza alla specie umana.
Ed è proprio questo il punto di forza del film: la seconda Guerra
Mondiale, una tragedia che ha causato circa 61 milioni di morti, non è
stata scatenata da un essere eccezionale e fuori dal consueto scorrere
della quotidianità, bensì da un individuo comune, mediocre, con un
passato fatto di insuccessi e delusioni. Un uomo che, nel contesto
storico e sociale adatto, è stato capace di compiere atti mostruosi.
Grazie a La caduta è possibile
comprendere concretamente quella “banalità del male” di cui ha parlato
Hannah Arendt. Un male qualunquista, intercambiabile, dal volto dei
tanti grigi burocrati che hanno lavorato nel Terzo Reich, o dal viso di
un caporale austriaco che ha messo a ferro e fuoco il mondo con il suo
odio e disprezzo per l’umanità.
Visioni e letture consigliate: per chi ha apprezzato il film e volesse approfondire l’argomento, consiglio la visione de Il giovane Hitler,
interpretato da Robert Carlyle, film in due episodi che racconta la
giovinezza del futuro dittatore, dal tentativo infruttuoso di entrare
all’Accademia delle Belle Arti, fino allo scoppio della Grande Guerra e
il successivo impegno politico.
Per quanto riguarda le letture, due sono i libri da leggere: Hitler, di Giuseppe Genna, e La banalità del male, della già citata Hannah Arendt.
Per quanto riguarda le letture, due sono i libri da leggere: Hitler, di Giuseppe Genna, e La banalità del male, della già citata Hannah Arendt.
Giudizio: ottimo.
a cura di Stefano