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Incontro con Alessio Pelusi

Nel 2008 ha pubblicato il racconto dal titolo “Ana non può baciare” sull’antologia “Una storia sbagliata” della casa editrice “Mediando” ed ha frequentato un Master in Giornalismo e Giornalismo Radiotelevisivo presso la Società Eidos Communication di Roma. Nel 2009 con la vittoria del Concorso per Giovani Autori della Fondazione Pescarabruzzo, ha potuto pubblicare il suo primo romanzo dal titolo la “Moleskine nera” che presenterà in Via Piave a Roma il 28 maggio 2010 alle 18:10 presso la libreria Mondadori. Saranno presenti il relatore Plinio Perilli, poeta e critico letterario e L'autore Alessio Pelusi.


Alessio, l’atto materiale dello scrivere cos’è per te; catarsi, momento di riflessione, piacere, narcisismo, ribellione, o cosa?
Scrivere mi da soddisfazione, mi fa sentire utile, mi offre la possibilità di esserci, di sentirmi reale, sebbene conquistato da una dimensione completamente fantastica. Scrivere è la mia personalissima euntanasia, una morte dolce, un sonno ristoratore ed un bagno tiepido.
La cosa più importante, però, quella che più delle altre mi fa apprezzare questa folle passione è la dimensione del sogno che la include. Per me scrivere è la speranza di essere qualcosa d’altro.

Pensi che chiunque possa essere uno scrittore o una scrittrice?
Si, basta sentirsi tali. Per diventare un professionista, invece, e scrivere per lavorare c’è bisogno del riconoscimento sociale. Io per adesso lavoro per scrivere, vale a dire… affinché mi lascino in pace.

Quali sono gli autori a cui ti sei ispirato?
Kerouac, Bunker, Bukowski, Marquez, Hemingway e molti altri che si sono sedimentati nel fondo dei miei pensieri come detriti sul letto di un fiume.

Per emergere conta essere innovativi e sperimentali, oppure è meglio ripercorrere strade classiche per mettersi al sicuro?
Non lo so, probabilmente basta avere una buona casa editrice o, meglio, un grande gruppo editoriale che ti sostiene. Il problema è trovarlo, avere la fortuna che qualcuno si accorga di te. In Italia si pubblicano centinaia di libri ogni giorno, ci sono una selva impressionante di piccole e piccolissime case editrici che vivono grazie ai soldi degli stessi autori e non delle vendite, dunque è molto difficile farsi notare, emergere, perché se pubblicano tutti allora non pubblica nessuno. Se scrivono tutti non scrive nessuno. Forse la cosa migliore e aspettare, aspettare di essere veramente bravi e meritevoli di una pubblicazione, aspettare che qualcuno in una casa editrice di cui abbiamo stima ci risponda, aspettare di vincere qualche concorso, aspettare, insomma, che valga la pena prima di disboscare una foresta per dar forma cartacea alle nostre storie.

Credi che il mondo dell’editoria sia aperto a nuovi talenti?
Il mondo dell’editoria nella sua accezione più ampia del termine (Vd selva impazzita di piccole case editrici) è apertissimo a chiunque voglia essere l’imprenditore di se stesso ed autofinanziarsi il libro, ma l’accesso alla grande distribuzione e alla promozione è chiuso, non dipende dal talento, ma dal proprio nome od, in alternativa, dalla fortuna od, in alternativa, dalle proprie conoscenze.
Quanti libri di personaggi più o meno famosi escono ogni settimana? Basta farsi un giro alla Mondadori o alla Feltrinelli e si trovano più biografie di calciatori e veline che libri di poesie. Insomma, molti di questi VIP un libro non l’hanno mai aperto, nemmeno durante la scuola dell’obbligo.

Nel 2008 hai pubblicato il racconto dal titolo “Ana non può baciare” sull’antologia “Una storia sbagliata” della casa editrice “Mediando” ed hai frequentato un Master in Giornalismo e Giornalismo Radiotelevisivo presso la Società Eidos Communication di Roma. Racconta…
Non c’è molto da dire, ho partecipato ad un concorso e non ho vinto, però, ho meritato la pubblicazione su un’antologia di questo racconto su Ana, una prostituta. Sono molto affezionato a questa storia, perché Ana è parte di me, di quello che sono: una prostituta masochista a volte, altre un pappone, altre ancora solo un cliente innamorato di una puttana.
Per quanto riguarda il Master, era doveroso provarci. Dovevo avvicinarmi al giornalismo della Capitale, almeno sbirciarlo dalla serratura. Da anni scrivo per piccole e medie testate giornalistiche qua in Abruzzo, ma non sono mai riuscito ad entrare, cioè, a farmi assumere. Penso di darmi qualche altra possibilità con questo Master.

Nel 2009 con la vittoria del Concorso per Giovani Autori della Fondazione Pescarabruzzo, hai potuto pubblicare il tuo primo romanzo dal titolo la "Moleskine nera”. Partiamo dal titolo. Che cosa significa?
La moleskine è un diario con le pagine bianche che anni fa comprai con un amico a Pescara, alla Feltrinelli e che mi ripromisi di riempire con i miei pensieri. Invece di quelle pagine, ho riempito i files Word del mio computer.
L’idea, però, del ritrovamento di un diario con cui ho cominciato il romanzo, viene grazie alla moleskine, che un giorno dal divano di fronte alla scrivania, fissavo inebetito, stordito dal vino.
Vedevo questo libricino nero e non mi ricordavo che cosa fosse, allora l’afferrai e dall’interno cadde una foto…

La storia è ambientata in parte a Chieti e in parte a Roma e comincia con un ritrovamento fortuito. C’è un messaggio che vuoi far arrivare attraverso il tuo romanzo?
Il messaggio l’ho trovato dopo aver finito il libro, prima di una presentazione.
Mentre cercavo qualcosa d’intelligente da dire, capii che avevo scritto quel romanzo per alcuni motivi. Il primo riguardava l’ipocrisia, volevo combatterla, sia quella rivolta verso gli altri, sia quella rivolta verso me stesso. Poi, volevo dimostrare che dentro un uomo c’è tutto. Può starci un assassino, un omosessuale, un poeta, un intellettuale, un genio, una capra, un misantropo ed un benefattore dell’umanità.

L’ultimo libro che hai letto?
“Le cose dell’amore” di Galimberti

Cos’è l’Abruzzo per te?
Non lo so, forse un rifugio, forse una galera.


Alessio Pelusi vive a Chieti ed ha 30 anni. Ha studiato e lavorato a Roma per 5 anni, laureandosi in Scienze della Comunicazione presso l’Università degli Studi “la Sapienza”. E’ tornato in Abruzzo e si occupa di qualità, sicurezza, finanziamenti pubblici ed organizzazione aziendale. Collaboro con alcuni giornali locali. Ha lavorato per la “Cronaca d’Abruzzo” . Scrive per due mensili: “Buono e bello” e “Abruzzo sport”. Nel 2008 ha pubblicato il racconto dal titolo “Ana non può baciare” sull’antologia “Una storia sbagliata” della casa editrice “Mediando” ed ha frequentato un Master in Giornalismo e Giornalismo Radiotelevisivo presso la Società Eidos Communication di Roma.Nel 2009 con la vittoria del Concorso per Giovani Autori della Fondazione Pescarabruzzo, ha potuto pubblicare il suo primo romanzo.

Moleskine nera
Edizioni Tracce, 2009
Fondazione Pescarabruzzo
Giovani Scrittori
Narrativa
pp. 160
Prezzo di copertina: 10,00 Euro
ISBN 978-88-7433-594-7
Dimensioni cm. 21x13

a cura di Carina Spurio