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Intervista con Danilo Arona

Danilo Arona, scrittore, chitarrista e critico cinematografico. Tra le sue pubblicazioni: Melissa Parker e l’incendio perfetto (Dino Audino), Black Magic Woman (Frilli), Palo Mayombe e Cronache di Bassavilla (Flaccovio), L'estate di Montebuio (Gargoyle Books), Ritorno a Bassavilla (Edizioni XII),  Malapunta – L’isola dei sogni divoratori (Cut Up), Finis Terrae e Bad Visions (Mondadori),)  La croce sulle labbra (Anordest) in coppia con Edoardo Rosati, Io sono le voci (Anordest), Vento bastardo (Iris 4), L’autunno di Montebuio (NeroCafè) con Micol Des Gouges, Rock (Edizioni della sera), Km 98 ancora con Edoardo Rosati (Anordest), Un brivido sulla Schiena del Drago (Larcher) e Croatoan Blues (NeroCafè).
    
Tu hai curato un'antologia di racconti sulla storia del fantasma Melissa. A quando risalgono gli “avvistamenti”? Tra i testimoni c’è stato un camionista. Ci racconti meglio questo episodio?
   
Come molte altre persone, ho incontrato il personaggio all'inizio dell'anno duemila  quando in rete fece la sua comparsa il sito http://www.melissa1999/, dedicato a una sfortunata, anonima ragazza investita sulla A4, all'altezza di San Pelagio, alle 5, 20 del mattino in data 29 dicembre 1999. La storia che vi si raccontava mi colpì molto per più di un motivo. Il mistero personale di una giovane creatura che barcollava dalle parti dell'uscita per Padova in quello stranissimo orario; la bizzarra componente, all'apparenza “parapsicologica”, che aveva fatto sì che l'immagine della ragazza fosse stata percepita da altri testimoni su altre autostrade alla stessa ora dell'investimento; la verosimile genuinità delle testimonianze; l'enigmatico “nome di battesimo” con il quale si era voluto dare alla ragazza, impossibile capire da parte di chi, una sorta di nickname identificativo. Per la cronaca, non mi posi neppure per un momento l'ipotesi che quella storia non fosse vera, quanto meno l'episodio dell'investimento.
Il sito, curato da un webmaster di nome Francesco, era abbastanza semplice, dettagliato e di buona percorribilità. Oggi questo sito non esiste più, essendo stato rimosso da tempo. Io riuscii a scaricarne il più possibile prima della sua definitiva scomparsa. Quello che so sul camionista testimone proviene esclusivamente da quei materiali. Per ciò che raccontava Francesco, nell'identico istante in cui Melissa moriva investita a San Pelagio, la sua “immagine” veniva captata da altri tre viaggiatori del primo mattino in altrettante località molto distanti (A1, Svincolo San Martino – A13, direzione Venezia – A27, Treviso Sud) che la “videro” barcollare al centro strada, e chi ebbe l'illusione di “investirla”, passandoci attraverso, e chi riuscì a evitarla per un soffio. Come, appunto, l'anonimo camionista friulano che la vide camminare sul ciglio della corsia d'emergenza, mentre tendeva a spostarsi al centro strada. Lui la descrisse – e in questi particolari tutte e quattro le testimonianze concordano – come una barcollante ragazza bionda, vestita di jeans e giubbotto rosso, che ondeggiava come in preda a un malore o a uno stato alterato. Fermatosi qualche decina di metri più in là, il camionista tornò indietro a piedi per portare soccorso alla tipa, ma non trovò nessuno. Francesco, il webmaster, azzardava un'interpretazione del fenomeno in chiave di “proiezioni mentali”, non specificando a quale mente attribuire questa raggiera di immagini “sparate” per l'Italia in una sorta di ideale triangolo autostradale.  Se, appunto, alla mente dell'eventuale, povera vittima o a quelle dei testimoni... Altro, in merito al camionista, non mi pare che esista. Del resto, il sito “melissa1999” è stato l'unica fonte “ufficiale” per le notizie inerenti al caso. Notizie che non hanno mai trovato conferma di nessun tipo presso forze dell'ordine o il 118. Reputo il tutto, come allora, un'affascinante leggenda metropolitana, forse costruita ad arte dal misterioso Francesco (di cui non si è saputo più nulla, nonostante reiterati appelli a farsi vivo...) e, come tale, degna di essere sfruttata al meglio in chiave di fiction. Così ho fatto in diversi libri: “Cronache di Bassavilla”, “Melissa Parker e l'incendio perfetto”, l'antologia “Bad Prisma” e “Ritorno a Bassavilla”. Il dato, antropologicamente “pesante”, è che qualcuno da allora “vede” Melissa – con quel look preciso, jeans e giubbotto rosso – sempre di notte e non sempre in autostrada. E, come mi scrivono da Padova, c'è chi porta fiori all'altezza di quel presunto investimento. Niente male... Dopo essere stata “inventata”, Melissa è divenuta un fantasma? A quesiti del genere non si danno risposte...
     
Leggende metropolitane e storie di fantasmi, quante e quali parlano di camion e/o camionisti? Ce ne racconti qualcuna? Quali sono le più recenti?
     
Il mondo dei camionisti entra ovviamente di diritto nel leggendario contemporaneo che si ambienta nel “contenitore” autostradale o stradale tout court. Per forza di cose, in quella legend universalmente definita come “autostoppista fantasma” (anche se in molte versioni non necessariamente fa l'autostop). Una delle più famose e circostanziate proviene dall'antropologo Cesare Bermani che l'ha raccolta da un'artigiana di Orta Novarese. A costei l'avrebbe raccontata un camionista di Borgomanero nel 1990. In Veneto (guarda caso...), in un punto dell'autostrada vicino a un'area di servizio, venne investita una donna da un camionista che era scappato senza prestare soccorso. La sua automobile si era guastata e lei stava cercando di fermare qualcuno per raggiungere il più vicino casello. La trovarono stecchita in un fosso vicino al guard-rail. Allora i camionisti che parcheggiavano nottetempo in quell'area di servizio sentivano il camion ballare e, quando uscivano per vedere che succedeva, non avvistavano niente e nessuno. Però uno di loro raccontò di avere visto una donna arrampicata sul finestrino dove c'è il deflettore, con la faccia tutta insanguinata. E gli colse un infarto. Poi quell'apparizione la videro altri tre e molti ne sentirono parlare. Chi dormiva lì, si svegliava di colpo perché il camion ballava. I camionisti non si fermarono più in quell'area di servizio.
Di storie più recenti c'è quella, quasi una classica ghost story, che si ambienta all'autogrill Tevere sulla A1  in direzione Firenze. Si dice che di notte, a quelli che si fermano a dormire, appaia una donna che sta cercando il marito, anche lui camionista defunto in un incidente. Bussa allo sportello e poi svanisce di fronte di fronte al malcapitato. Al di là della somiglianza con quella precedente, qui abbiamo un fantasma alla ricerca – notturna- di un altro fantasma, il che è molto interessante. Poi ci sono un sacco di “brandelli” trasmessi oralmente in versione “camionistica” della ragazza autostoppista che sale a bordo e comincia a fare previsioni sull'imminente fine del mondo (siccome il 2012 è dietro l'angolo, questa tipologia di urban legend è in aumento...) e poi “svanisce” di colpo, in ossequio alla definizione anglosassone del mito che è “The Vanishing Hitchhiker”. Non esiste quasi mai una fonte cartacea perché chi le riferisce poi non ha nessuna voglia di mettersi in gioco come testimone con tanto di dati anagrafici. Nel '90 però uno studente di Crusinallo, Simone Pizzi, riportò come sentito dire che dalle sue parti molti camionisti asserivano di avere caricato una tipa menagrama che annunciava l'Apocalisse. Infine va annotata l'identità tra fantasma, o creatura soprannaturale in genere, e camionista: in America è diffusa la leggenda sulla Route 666, nello Utah e nel Colorado, di Mad Trucker, un diabolico serial killer cui vengono attribuite le non poche scomparse di persone su quella tratta. Leggenda quasi di sicuro, però esistono un paio di testimoni che hanno visto un misterioso camion stritolare ai 130 km all'ora dei poveri pedoni che camminavano sul ciglio della strada. Ma in Italia, incidenti, a parte, non mi risulta nulla del genere.
    
Ricordi la storia del Fantasma di Fabro?
    
E' una variante sul solito tema. Mi pare risalga all'inizio del decennio, in concomitanza significativa con l'inizio del mito di Melissa. Fabro, provincia di Terni... Anche qui un fantasma di sesso femminile, bionda e bella e con accento straniero (ulteriore assonanza “melissiana”: di lei si vociferava che fosse slava...) che, se non sbaglio, chiese passaggi a diversi camionisti in quella zona. Solo che a differenza di Melissa, questa si presentava come la più classica delle Dame Bianche, che sono proprio una speciale categoria di “apparizioniste” dell'altro mondo. Ovvero, era tutta vestita di bianco ed emanava quasi un alone della stessa tinta. Come lo spettro dell'autogrill Tevere,  pure costei chiedeva un passaggio per il nord. Solo che le voci raccontavano di parecchi camionisti che l'avevano caricata e che l'avevano vista svanire, dopo un breve tratto di strada. Il particolare circostanziato del fantasma di Fabro mi pare consistesse nel fatto che lei non svaniva nell'abitacolo, ma chiedeva prima di scendere. E, quando lo faceva, da buon fantasma passava attraverso lo sportello. A Fabro, dopo tante segnalazioni proprio da parte di conducenti di mezzi pesanti, fu pure scoperto un “mito di fondazione” (non così raro, dato che sulle autostrade più infestate del mondo dai fantasmi della strada, a monte di apparenti leggende ci trovi spesso qualche tragico e tremendo incidente...), risalente all'agosto del 1989, quando un'automobile con a bordo una giovane coppia tedesca, lui e lei, sbandò e finì nella scarpata sottostante proprio quell'area di servizio in seguita chiamata in causa dalle apparizioni. L'uomo morì sul colpo e lei, ferita, si trascinò fuori dall'abitacolo e corse verso l'autostrada, purtroppo finendo sotto le ruote di un autoarticolato che non poté far nulla per evitare l'impatto. Sarebbe da allora che manifestazioni spettrali con la Dama Bianca che chiede il passaggio si sarebbero alternate a varie testimonianze segnalanti urla e lamenti provenienti dal fondo della scarpata. Il tutto è, se vogliamo, molto “classico”, molto di repertorio... Se non fosse per certe sinistre assonanze che agli studiosi “di confine” potrebbero dire qualcosa. Pochi giorni fa, l'11 di gennaio, nell'identica zona sono morti in un drammatico incidente due coniugi tedeschi con il coinvolgimento nel sinistro di un Tir. Le circostanze sono state molto analoghe all'incidente del 1989 sia come orario (dopo le cinque del mattino) che come modalità (travolti in mezzo alla strada dopo un tamponamento...). C'è chi le chiama “maledizioni”. E in Italia il repertorio delle strade maledette non è affatto assente...
   
Tu come fai a trovare le storie? Sei mai stato testimone diretto di un “avvistamento”?
    
Le storie in genere me le vengono a raccontare. Ancora prima dell'avvento di Internet. Poi sin dalla più tenera età ne vado alla ricerca, soprattutto per nutrire la narrativa che scrivo, perché mi piace sempre partire da un dato oggettivo, di cronaca. A volte anche il più banale degli incidenti nasconde delle bizzarrie, o qualcosa di misterioso. E si tratta del tipo di storie a più alto tasso di coinvolgimento perché viaggiamo tutti sulle autostrade... Io no, non sono mai stato protagonista di avvistamenti. Chi lo è, possiede un particolare potere di “visione” affine a quello di un medium (che sia ovviamente un medium autentico, e non un pataccaro...). Al di là delle leggende – ma qui le discipline s'intersecano in un mix affascinante e indistricabile -, chi vede i fantasmi della strada, ovvero gli involucri animici di coloro che sono periti causa incidente e che stazionano – o stazionerebbero, usiamo il condizionale... -  vicino a dove i loro corpi fisici si sono danneggiati irrimediabilmente, possiede non un dono, ma un'autentica “condanna”. Io ne ho conosciuti un paio, e ambedue hanno rinunciato per sempre a uscire in macchina. Anche se accompagnati da qualcuno. Quello che vedono, a loro dire, ai bordi delle strade è inguardabile...
   
Poi, ci sarebbe un’ultima domandina: ci sono strade che potremmo definire “infestate” in Italia? Ho trovato una classifica delle strade del mondo, in testa alcune americane e inglesi, ma nessuna italiana… 
   
Non si trova perché nessuno si sogna di stilare una classifica del genere. Gli anglosassoni hanno molto più senso dello humour nonché del gotico. A me è venuto in mente qualche volta di proporla, ma c'è il rischio di ritrovarsi querelato dalla Società Autostrade. Un conto è dire – e molti giornalisti l'hanno già fatto – che c'è un pezzo di autostrada “maledetta” dove capitano più incidenti del solito per ragioni “tecniche”(ad esempio, un certo tratto della A4, tristemente famoso, o la Salerno-Reggio Calabria, e in questo caso nessuno potrebbe contestare la statistica) e un altro conto è sostenere che un alto numero di incidenti mortali vanno addebitati a “maledizioni”, “infestazioni” e spettri alla Melissa... Ci vedo un bel po' di addebiti: abuso della credulità popolare, procurato allarme, etc..., ma soprattutto, in tutta onestà, non abbiamo granché di appigli scientifici “riconosciuti”, a parte i nodi geopatici del reticolato di Hartmann che rendono, a detta di molti studiosi, alcune strade assai pericolose. In ogni caso, nel mio lavoro – anche quello a prima vista “fantastico”, per certe autostrade sono sempre partito da inoppugnabili dati di fatto. I miei primi romanzi degli anni Ottanta (La penombra del gufo, Un brivido sulla Schiena del Drago) si ambientavano in buona parte sulla A 26, nel tratto comprendente Ovada, Masone e il Passo del Turchino. Questo piccolo “triangolo delle Bermude” locale, da che mi ricordo, è considerato iellato e segnato da una notevole percentuale di incidenti strani. Troppo affascinante dal mio punto di vista per non approfittarne.
    
Se ti va, infine, potremmo approfondire il discorso dei “veggenti”: avere una sensibilità “particolare” è condizione sine qua non per “incontrare” i fantasmi della strada? Oppure, almeno una volta nella vita, potrebbe incontrarli chiunque?
    

Per quel che mi risulta, la notevole quantità di persone che li avvista mi fa propendere per la seconda ipotesi. Anni fa, durante una trasmissione notturna di RAI1 (La notte dei misteri), con Cesare Bermani in diretta da Orta, lanciammo il tema del “fantasma della strada”, inteso soltanto come leggenda metropolitana. I centralini furono intasati da decine e decine di telefonate provenienti da tutta Italia che attestavano, date le testimonianze che venivano rilasciate in forma non anonima, che a detta dei testimoni si trattava di genuine esperienze paranormali, di quelle che chiameremmo per capirci “ai confini della realtà”. Erano tutte persone che viaggiavano per mestiere soprattutto di notte, ed è molto probabile che fra di loro ci fossero anche dei camionisti. Onestamente non ricord0. Ma era una stupendo repertorio di apparizioni evanescenti e sfocate, dame bianche, ragazze caricate a un autogrill e poi scomparse - “sgranandosi” davanti agli occhi – dopo magari avere giaciuto con i soggetti. Insomma, quella notte imparai che il confine tra leggenda e mito del paranormale è sottilissimo.
      
Puoi ambientare l'intervista nella mia mansarda-studio, nel cuore della pianura tra Alessandria e Ovada. Un luogo tenebroso, pieno di maschere spaventose provenienti da ogni parte del mondo e zeppo di migliaia di libri “pericolosi”, con il padrone di casa che ti guarda con occhi allupati prima di...
       
… dai, scherzo. 
Comunque casa mia, se la vuoi descrivere prima di “salire”, è una classica cascina ristrutturata di stile piemontese: mattoni rossi pieni e portico su uno dei due lati. Tre gatti. La casa è circondata da filari di Moscato d'Amburgo. Posteggi sotto la tettoia e poi sali...
       
© Danilo Arona