testi: Fabrizio Accatino
Disegni: Roberto Rinaldi
Copertina: Angelo Stano
La storia inizia con un mare in tempesta. Siamo nel Kent, una regione dell'Inghilterra.
Dei pescatori si ritrovano nella loro rete il cadavere nudo e senza testa di una donna.
Una volta scoperta la macabra pesca, uno di loro esclama: “Questa è Saoirse” e prosegue piagnucolante “Saoirse, bambina mia”. Lo shock del riconoscimento è tale che l'uomo, Aidan, cade fuori bordo.
I suoi amici lo chiamano a viva voce cercando di coprire il rumore della tempesta.
Ma non morirà.
Infatti passiamo dal mare in tempesta del Kent a Londra attraverso un raccordo/contrasto che si basa sia sul cambio di tonalità (il campo lungo sulla barca nel mare oscuro lascia il posto a una panoramica dall'alto, con il Big Ben in primo piano, di una Londra luminosa) sia sul cambio “sonoro”: lo Uaaaarrrggg del campanello di Dylan Dog al posto del Booooommm del tuono.
Groucho apre la porta: è Dylan Dog stesso che entra con una sfilza di quotidiani.
Aidan Murray, l'uomo che ha riconosciuto il cadavere (scopriremo quello che già abbiamo intuito: è la figlia) lo ha assoldato per risolvere il caso che la polizia non vuole affrontare o liquida come il semplice ritrovamento di un corpo senza vita. Mentre invece Aidan è convinto si tratti della figlia.
Dylan si consulta con Bloch che lo invita a desistere. Invano. L'investigatore dell'incubo accetta l'incarico e va a Gan nel Kent. Da solo: Groucho ha un secondo lavoro: psichiatra junghiano abusivo. Vedremo nel corso del fumetto una divertente seduta di Groucho psichiatra.
Arrivato a Gan, Dylan va a casa di Aidan Murray che lo riceve insieme a sua moglie e all'altro figlio, un ragazzino dai capelli lunghi, che Dylan scambia per femminuccia.
Aidan racconta a Dylan del tatuaggio grazie al quale ha riconosciuto Saoirse: un verso del cantautore morto Nick Drake. Poi, insieme alla moglie, gli racconta che la ragazza è venuta a mancare due anni e mezzo prima di una forma rara di tumore e conferma la propria certezza sull'identità del corpo.
Dylan promette di indagare, ma entra subito in conflitto con le autorità locali rappresentate dallo sceriffo Bousman e dal suo vice Ray. Bousman nega con violenza (batte più volte il pugno sulla scrivania) la riesumazione di Saoirse. Uscito dall'ufficio dello sceriffo Dylan incontra Aimee Dickens, fotografa che aspira al successo (invia i suoi lavori alle riviste internazionali) e nel frattempo vive a Gan.
Lei e Dylan vanno a casa sua, dove Aimee gli offre un caffè e racconta le voci che girano in paese su Bousman e il suo vice: pare che gestiscano traffici di prostituzione e droga. Ovviamente Dylan e Aimee fanno sesso. Un particolare: è sesso bondage: Dylan è ammanettato al letto con la ragazza che gli siede sopra (è solo un campo lungo della stanza con i personaggi minuscoli: anime belle non preoccupatevi).
Quindi c'è un mistero bello tosto questa volta per Dylan Dog. E per i lettori che assistono a cose che Dylan non vede. Per esempio chi è l'uomo che usa metodi da gangster circondato da casse da morto? Un impresario di pompe funebri? O chi altro?
A un certo punto Dylan Dog entra in una torre apparentemente abbandonata e scopre...
Solo il finale mi sembra leggermente artificioso, ma questo non toglie intensità e dramma alla storia che coinvolge e tiene col fiato sospeso fino alla fine.
La sceneggiatura usa spesso il primissimo piano di una sigaretta accesa per fare da raccordo tra sequenze diverse: ricorda il David Linch di Fuoco cammina con me se il contesto non fosse del tutto diverso. Ricorre inoltre alla didascalia narrativa, sia dal punto di vista di Dylan Dog sia da quello di uno dei personaggi, e alle canzoni che intercalate nella narrazione danno il ritmo e l'atmosfera alla vicenda. Come faceva Tiziano Sclavi ai tempi d'oro.
Sono molto suggestive quattro pagine mute in cui Dylan entra nella scura torre “abbandonata”, munito di una torcia, per poi scoprire una realtà terribile e perversa in una splash page che in Dylan Dog non ricordo di aver mai visto.
I disegni sono nitidi e precisi. Il nero prevale ma non prevarica, come ormai è consolidato nel nuovo Dylan Dog di Roberto Recchioni. A me Roberto Rinaldi ricorda l'Aldo Di Gennaro de Il maestro ed Henry Martin (pur non avendone la teatralità) di Martyn Mistere. I classici dunque. Non so se Rinaldi è giovane. In questo caso guardare i classici è sempre una cosa positiva. Gli auguro di eguagliare un giorno (lo sento vicino) gli artisti nominati.
Tutto il fumetto è percorso da una sana atmosfera “malsana”. Un'aura di perversione lo anima dall'inizio alla fine e viene stemperata solo da una canzone, di cui non è indicato l'autore o l'autrice, proprio nelle ultime due pagine, in cui Dylan Dog rientra a Londra.
In conclusione sembra proprio che la gestione di Roberto Recchioni voglia portare Dylan Dog ai tempi d'oro e ci sta riuscendo. Per chi volesse fare il confronto non dovrebbe fare altro che acquistare gli arretrati o una delle innumerevoli ristampe su ebay oppure per andare sul sicuro le ristampe come Angeli e Demoni che raccoglie sei storie del periodo d'oro di vari autori e La quinta stagione cartonato e a colori, 128 pagine, con contenuti aggiuntivi, 23 euro, scritto da Tiziano Sclavi e disegnato da Luigi Piccatto.
Luca Bonatesta
(lucabonatesta71@gmail.com)