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Babylon A.D. di Mathieu Kassovitz


Il mercenario Toorop, tipo dai modi spicci e aria minacciosa, viene assoldato per scortare una ragazza di nome Aurora e la sua accompagnatrice, una suora, dal monastero dove le due vivono fino a New York e dove una sedicente setta attende la giovane come nuovo messia… ma il viaggio sarà, per il cinico Toorop rivelatore e irto di ostacoli perchè una seconda fazione vuole la ragazza, che nasconde un segreto che lei stessa ignora, e utilizzerà tutti i sistemi leciti ed illeciti per catturarla.

Questo film già prima dell’uscita in sala, è stato oggetto di aspre dichiarazioni da parte dello stesso regista che ne ha disconosciuto la paternità confessando una forte ingerenza da parte dei produttori durante le riprese, fino a fargli rigirare completamente scene già approvate, e modificare, finale compreso, tutto il lavoro del regista Kassovitz.
Questo preambolo serve, in parte a spiegare, come l’impronta visiva tipica del regista in questo film si noti raramente, e nessuna delle peculiarità viste nell’ottimo thriller I fiumi di porpora siano visibili.
  
Ci troviamo di fronte ad un pasticcio alquanto confusionario, che sulla carta sembrava  intrigante anche perchè sfrutta una commistione scientifico/mistico/religiosa che se filtrata da un regista europeo, come  Kassovitz, poteva scrollarsi di dosso l’aria da giocattolone Sci-fi e fornirci un ottimo esempio di Blockbuster con un livello contenutistico un gradino sopra i soliti action fracassoni made in Hollywood.
Ma così non è stato, e purtroppo il faccione monoespressivo di Vin Diesel, in questo frangente non fa che peggiorare le cose. 
  
Alcune scene sono molto interessanti, vedi la processione dei profughi sul ghiaccio, il ghetto, le meravigliose scenografie che hanno allo stesso tempo un’aria retrò e futuristica, la stupenda New York simil-Blade runner senza la cupezza dark del cult di Scott, ma non per questo meno inquietante, poi tutto il resto, scene scollegate, dialoghi che fungono da semplice riempitivo tra uno scena e l’altra, un talento come Michelle Yeoh sprecata in dialoghi banali, una Charlotte rampling cattivissima, Gerard Depardieu che si diverte un mondo sotto l’orrido make-up del sordido malavitoso, si accennano temi di una complessità estrema e con molteplici e complesse implicazioni come la clonazione, la religione, il dramma sociale dell’immigrazione clandestina, la globalizzazione, pane per i denti di un regista come Kassovitz che ha alle spalle un film coraggioso come L’odio, e cosa è migliore della fantascienza come veicolo metaforico di problematiche socio-politiche?
  
Ma kassovitz non è Besson, e questo film non è il l quinto elemento e come la maggior parte dei registi europei soffre del meccanismo hollywoodiano che tende ad assorbire e ad inglobare le diverse “visioni” ibridandole a volte con pessimi risultati, come in questo caso.
Quindi chi si volesse comunque avvicinare a questa pellicola deve essere al corrente delle problematiche incontrate durante la realizzazione che ne inficiano il risultato finale e questo si nota anche nel risibile e scontato finale che lascia sorpresi per la banalità con cui si conclude una intricata messa in scena di temi interessanti e per nulla approfonditi.
Rimane un action poco action, un film di fantascienza alquanto insipido, insomma una grande occasione persa.
 
Giudizio: insufficiente.

a cura di Pietro Ferraro