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Doom di Andrzej Bartkowiak

Come regista, Andrzej Bartkowiak esordì nel 2000 con il controverso Romeo Must Die. Dopo qualche altro tentativo sulla stessa falsariga splatter-thriller-sf, il polacco (è nato a Lodz nel 1950) è definitivamente approdato al cyberhorror con Doom, una pellicola ispirata all'omonimo videogioco (di cui è rimasta leggendaria soprattutto la versione 3).
Non è la prima volta che Doom diventa un film: già nel 1995 Gregg Araki aveva inscenato The Doom Generation; ma il prodotto a cura di Bartkowiak può ritenersi un upgrade dello stesso videogame; un upgrade poco felice, dato che le similitudini con le situazioni originali sono alquanto vaghe. Doom (il gioco) è imperniato sulle vicende di una colonia su Marte di scienziati che "sperimentano" con le dimensioni spaziotemporali, finendo per spalancare i cancelli dell'Inferno. Doom (il film) è un tripudio di presunti demoni e di lotte al rinchiuso a colpi di armi letali non dissimile da molti altri horror, tanto che qualcuno lo ha ribattezzato "Resident Evil in Space".
La trama si racconta in poche righe: qualcosa di terribile è accaduto in una base di ricerca scientifica su Phobos (nel famoso videogioco si tratta di una mitica città marziana); alcuni marines selezionati, armati sino ai denti e capitanati da Sarge (The Rock), vengono chiamati per tenere sotto controllo i "mostri"...
Callaham & Strick, che hanno firmato il copione, non si sono certo dannati l'anima per tenere in sync personaggi ed altri elementi narrativi. Le pecche sono tante. Nel film il pianeta alieno (Phobos, Marte o quel che sia) si vede poco e niente, quasi tutte le scene di azione si svolgono in corridoi sotterranei (remembering il centro commerciale di Zombie - Dawn of the Dead), i "mostri" (in realtà mutanti, più che altro) sono in qualche maniera copie di modelli già stranoti e l'"inferno" vero e proprio non è situato in una dimensione parallela, ma è costituito da un 24simo gene capace di rendere le persone o molto buone o molto malvagie.
Il film è sostenuto dagli effetti speciali, ma la sua importanza, secondo me, non risiede nelle qualità - vere o presunte - che gli vengono attribuite, bensì nella sua appartenenza al genere "horror fantascientifico", di cui ovviamente Alien (insieme ai suoi sequel) rimane il capolavoro assoluto.
Da anni ormai si discute su ciò che l'horror può ancora offrire di nuovo e di originale ai suoi fans. La risposta, quasi sicuramente, risiede nell'unione con uno o più generi differenti, e in particolare nel connubio tra horror e fantascienza. "Cyberhorror" è ormai da decenni la parola-chiave (e il leit-motiv) di molti fumetti di qualità. Auguriamoci che il cinema riesca a cavalcare con intelligenza e dignità tale eccitante filone. In quanto a questo Doom... bisogna prenderlo per quello che è, e goderselo senza aspettarsi di poter esclamare un qualche "eureka!". Si tratta di uno spettacolo appena decente, il cui unico pregio è quello di essere un prodotto di transizione verso qualcosa che, si spera, si rivelerà assai migliore.

Giudizio: sufficiente.
  
a cura di franc'O'brain