Lo squalo bianco di Jack Leeder


Può un fantasma essere custode di un antico tesoro? E quale sarà il suo inconcepibile riscatto?
E’ una delle tante leggende che si tramandano nelle tormentate coste della Normandia, flagellate dal vento.
Alcuni studiosi inglesi arrivano per esplorare le caverne della spiaggia nord. In uno scenario suggestivo fatto di insenature rocciose, piccoli laghi, bui anfratti, scoprono una assurda iscrizione che nessuno è mai riuscito a interpretare.
Sfidando gli avvertimenti dei pescatori superstiziosi, gli studiosi decidono di esplorare proprio “quella” caverna. Dopo si pentiranno, ma sarà troppo tardi.
Nelle notti di temporale, a volte, le antiche leggende sembrano  rivivere. E i fantasmi ritornano dal passato per esigere un prezzo inconcepibile a una mente sana.
Un erotismo raffinato e la paura dell’ignoto accompagnano i lettori di questo fantastico racconto.
   
LA TRAMA
Una spedizione scientifica composta dal prof. Ghutner, Gordon Bell, Bob O’Mara ed Edith arriva sulle ventose coste della Normandia per esplorare le caverne della spiaggia Nord. Gli speleologi prendono alloggio nella taverna del villaggio e assoldano due guide: Lionel e Marius. Però quando arriva il momento di esplorare la “Grotta dello Squalo Bianco” Lionel e Marius si rifiutano di accompagnare gli studiosi.
La grotta è una apertura nera e carica di mistero inclinata verso il sottosuolo. Scalfite sulla roccia ci sono incise queste strane parole:
Dieci pinte di sangue umano
Il pianto di una vergine
Pane fatto con farina di teschi
Il giorno dopo Lionel accompagna gli studiosi da Dubois, l’unico uomo in paese che ha tentato di esplorare la grotta. Costui è un vecchio pescatore che vive con la figlia Minou, bella e scontrosa. Dubois, seduto su una sedia a dondolo con una corta pipa di terracotta fra i denti, incomincia a narrare una leggenda:
Un tempo il mare non arrivava fino a quel punto e nei pressi della caverna sorgeva un mulino a vento. Henriette Mussu, giovane vedova di un pescatore, tornava dal mulino dove era andata a prelevare farina. Lungo la strada Henriette vide arrivare una barca con alcuni brutti ceffi armati fino ai denti. La donna spaventata si nascose dietro una roccia. Gli uomini sbarcarono sulla spiaggia portando una cassa di legno ferrato. Dai loro discorsi Henriette capì che erano banditi e intendevano nascondere il loro oro. Con le funi calarono la cassa dentro alla grotta. L’uomo chiamato il Nero, che sembrava il capo, decise di mettere un custode del tesoro seguendo un metodo insegnatogli da uno stregone dei Caraibi. Scelse il bandito più sospettoso e gli fece ripetere le parole del riscatto:
“Il sangue di cinque uomini che abbiano violentato una vergine. Pane fatto con farina di teschi; tanti teschi quante sono le facce di un dado.”
Poi fece avvicinare l’uomo (il quale non riusciva a capire) al bordo della caverna e qui gli sparò. Il suo spirito sarebbe stato il custode del tesoro e se qualcuno fosse riuscito a rubarlo, lo spirito avrebbe preteso questo inconcepibile riscatto!
Il racconto del vecchio Dubois prosegue:
Prima di andarsene i pirati scoprirono Henriette, la violentarono e l’ultimo le piantò un coltello nel ventre. Ma Henriette non morì subito. Incise quelle parole sulla roccia e raccontò la storia ai suoi soccorritori, il mattino dopo.
Fin qui la leggenda. Poi Dubois riferisce la sua esperienza personale:
Durante l’occupazione alleata egli decise di esplorare la grotta, invasa dall’acqua di mare. Si calò sul fondo con un completo da sommozzatore. Scoprì il forziere sfasciato con monete e pietre colorate tutto intorno. Dubois incominciò a riempire un piccolo zaino e stava per risalire quando fu attaccato da un gigantesco squalo bianco. Dubois riuscì miracolosamente a salvare la propria vita abbandonando lo zaino che lo appesantiva. Riuscì ad emergere portando con sé una sola moneta d’oro. Adesso egli la mostra ai suoi ascoltatori: una antica Corona inglese del 1500. Ma  la figlia Minou sta soffrendo le conseguenze di questo fatto.
Il giorno seguente i membri della spedizione del prof. Ghutner decidono di esplorare la caverna sottomarina e qui scoprono che il vecchio Dubois aveva detto la verità. Trovano il suo zaino e vengono attaccati da un gigantesco squalo bianco.
Allora i tre uomini ritornano muniti di arpioni e dopo una lotta con lo squalo riescono a recuperare il tesoro.
Adesso il villaggio è in subbuglio. Tutti hanno paura della maledizione della leggenda.
A partire da questo momento, fatti terribili sconvolgono i membri della spedizione e gli abitanti del piccolo villaggio. É lo scatenarsi delle passioni umane oppure è lo spirito del pirata morto che esige il suo tremendo riscatto?
Dubois decide che è più saggio non conoscere la risposta a questo interrogativo e in una notte di tempesta ruba il tesoro maledetto e lo riporta nella caverna.
     
Jack Leeder, pseudonimo di Mario Pinzauti, siciliano (1930), Roma. Ottimo scrittore del terrore e soprannaturale, ha scritto con vari pseudonimi oltre 100 neri e gialli. I suoi capolavori: Vincolo Macabro, La Valle Dei Cento Morti, L’Amante Infernale, Le Piccole Gocce.
Ha una grande passione per le armi e dopo la chiusura dell’Editrice nel 1983 è diventato direttore di una scuola di tiro e Perito Balistico.
Copertina del Pittore Mario Caria di Roma.
   
SCHEDA
Lo squalo bianco
Autore: Jack Leeder
Editore: ERP Roma
Collana: Racconti di Dracula, prima serie, N. 39
Edizione: Gennaio 1963, pocket, pagine 126, Lire 150
 
a cura di Sergio Bissoli