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La Regina dell'Inferno di Dominique Othenin Girard


Notevole horror visionario di Dominique Othenin Girard, che nonostante una sceneggiatura sfilacciata ad opera di Joe Augustine e Walter Jostens, riesce a confezionare una pellicola di sicuro interesse che compensa le mancanze di una trama che sa troppo di deeja-vù con un pregevole senso onirico che non mi aspettavo.
Questa volta è il modo in cui la vicenda è raccontata ad incuriosire e quindi La Regina dell'Inferno (titolo italiano che nasconde almeno per chi scrive quello originale e più azzeccato di Night Angel,1989) rimane ben curato soprattutto scenograficamente e dotato di una fotografia monocromatica e umbratile che conferisce al prodotto un'atmosfera continuamente sospesa tra sogno e realtà, e dove i personaggi intrecciano i loro destini con quelli della conturbante strega Lilith che dal mondo degli Inferi giunge sul nostro per sedurre in un delirio di lussuria e morte coloro che prende di mira e in questo caso, l'intero staff di una nota rivista periodica di moda, la Siren.
Vi sono nel film diverse situazioni di erotismo bizzarro che mescolano depravazioni fetish con la magia sanguinaria della terribile strega e in più di un'occasione queste rappresentazioni oniriche possono ricordare la poetica sado-orrorifica di quel geniaccio inglese che risponde al nome di Clive Barker, e che molti appassionati lo ricorderanno per aver dato vita ad Hellraiser (1987) di cui è stata realizzata una vera e propria saga con risultati commerciali non del tutto disprezzabili.
Anche Jean Rollin molto attivo tra la fine degli anni '60 e i primi anni '70 con i suoi lisergici films di lesbo-vampire sembra aver condizionato l'operato di Dominique Othenin Girard per la costruzione onirico visiva che è valorizzata dal solido impianto effettistico di Steve Johnsson e coadiuvato dal trio Kurtzman, Nicotero
& Berger per gli effetti di protesica.
Memorabile il finale che non rivelo per non rovinare la visione a quanti non hanno ancora avuto modo di vedere questo Night Angel che rimane un film assolutamente da riscoprire nonostante l'edizione italiana non sia eccelsa e con qualche neo a suo svantaggio come il pessimo doppiaggio.
   
a cura di Andy Effendi