Dylan Dog Color Fest 17 - Baba Yaga

Dylan Dog Color Fest 17 - Baba Yaga
Testi: Paola Barbato.
Disegni: Francesco Saudelli.
Colori: Oscar Celestini.
Copertina: Ausonia.

Dopo diverse prove dylaniane non alla sua altezza, Saudelli si ricorda di essere un grande disegnatore e torna alle proprie origini di autore completo. Con i disegni di questo Baba Yaga siamo dalle parti di Porfiri infatti, non de La Bionda, escludendo l'architettonica vertiginosa inquadratura iniziale.
Porfiri, per chi non lo sapesse, era un simpatico quanto intraprendente investigatore privato molto sovrappeso, al quale Saudelli, nonostante, anzi grazie alla pinguedine  e all'ironico e stemperante (le storie in realtà erano molto drammatiche) effetto contrasto, non risparmiava scene d'azione a bizzeffe.
E il disegno di Porfiri era proprio quella linea chiara ironico-grottesca che con Dylan Dog si evolve in horror senza rinunciare alle proprie origini.
Paola Barbato, da parte sua, imbastisce una trama ricca di eventi, drammatica, sulfurea, orrrorifica, grottesca, anche macabramente ironica.
E inoltre è fortemente documentata.
Si parla di folkrore russo, infatti,  e della leggenda di Baba Yaga che compra le anime. Leggenda che per Dylan e gli altri assume i connotati della realtà. Una realtà visionaria e infernale. Al punto che c'è anche il Diavolo come concorrente della strega slava. Sono in conflitto nell'accaparrarsi l'anima di Riza, uno dei personaggi, che quindi non può morire, finché il contenzioso  non viene risolto. Ma l'idea dell'uomo condannato a vivere in mano alla Barbato non è scontata: è materiale narrativo ricco e magmatico. Vivo.
I colori di Celestini sono la crema sulla torta. L'arredo giusto per la festa. Insomma un Dylan Dog ben confezionato: ottimi testi, disegni superlativi, ottimi colori.
Da leggere.

Luca Bonatesta
(lucabonatesta71@gmail.com)