Fernando Pessoa
Passigli Editori
Questo racconto risale alla prima giovinezza di Fernando Pessoa, quando la sua tendenza alla camaleonticità, rimasta in età matura, lo vedeva firmare diverse opere con pseudonimi inglesi e a scrivere anche nella lingua d'Albione. Tanto che uno dei manoscritti, da cui è formato il racconto, riporta il titolo Devil's voice e un altro la scritta End alla fine.
Sì, perché questa opera ci è pervenuta grazie al lavoro di Teresa Rita Lopes che si è presa l'onore e l'onere di mettere insieme numerosi fogli dattilografati e altri scritti a mano di Pessoa che portano infine, una volta ricomposti, a L'ora del diavolo.
Protagonisti sono Maria, una figura femminile appena accennata, assolutamente non definita, un personaggio archetipico e, ovviamente, senor el diable. Il diavolo in persona. Mr. Devil.
Ma scordatevi del diavolo ribelle di Jonh Milton, poeta inglese dell'800, o del rock, dai Rolling Stones di Simpathy for the devil in poi, e del metal, del diavolo tentatore della tradizione cristiana e di quello del patto con il Dottor Faust o con Robert Johnson o di quello che fa una brutta fine nel confronto con la sagacia e la furbizia del popolo. Dimenticate pure esorcismi, possessioni e tutte le storie che ci ha raccontato la cinematografia negli ultimi 40 anni.
Rammentate solo un film: Rosemary's baby. Perché anche in questo racconto c'è un figlio del diavolo. Una nascita. Ma nessuna setta per carità. Niente complotti. E il figlio non ha gli stessi occhi del padre. Il ragazzo ha lo sguardo del poeta. Del sognatore e del visonario. E ricorda infatti, come un sogno, l'incontro di sua madre e suo “padre”. Virgolette d'obbligo perché Maria era già incinta all'arrivo del dio.
Dio? Sì. Il diavolo di Pessoa altri non è che il Dio dell'immaginazione, dei sogni folli, dei desideri inespressi. Egli abita la zona intermedia tra ciò che è e ciò che potrebbe essere o che potrebbe essere stato se...
Dio è suo fratello. Non suo nemico. Neanche rivale. Dio è il sole. Il diavolo la luna. Ed entrambi sono stati generati da altri dei. La verità? Esiste ma non è “attingibile”. Dio non la conosce di certo. E nemmeno il diavolo.
Tutte le religioni, sostiene il diavolo di Pessoa, dicono la stessa cosa, parlando lingue diverse.
Pessoa, con queste circa trenta pagine di poesia filosofica, va oltre una definizione dicotomica della realtà, avvicinandosi a una visione orientaleggiante dell'esistenza e afferma due verità: l'importanza di un pensiero gnostico per cercare di comprendere la realtà e la necessità per un non credente di inventare miti in cui credere.
Perché il poeta e narratore (Pessoa è più conosciuto come poeta, ma in realtà ha scritto più prosa che poesia) non crede in dei, cristiani o pagani. Ma li inventa. Per arricchire con l'immaginazione la vita. Sua e di chi lo legge. Secondo me, il giovane Pessoa si identificava molto nel suo diavolo.
Ma questo dio diavolo prova anche nostalgia per la semplicità della vita degli esseri umani.
Per questo a un certo punto Maria, che durante il monologo del diavolo ha praticamenete taciuto, dice che prova pena per lui.
E quindi...leggetelo.
In questa edizione al testo composto con scrupolo dalla Lopez c'è anche una postfazione della stessa, che illustra l'opera intercalando informazioni su Pessoa uomo e scrittore, parlando anche dei suoi pseudonimi, riportando testi firmati dal poeta-narratore con altri nomi e citando altri autori che avevano visioni dell'arte e della vita simili alla sua.
Inoltre non mancano le precise note al testo e alla postfazione sempre della Lopez, che qualsiasi appassionato di Pessoa dovrebbe solo ringraziare.
Un estratto dalla voce di Pessoa/Il diavolo:
“Sono il Dio dell’Immaginazione, perduto perché non creo. È grazie a me che, bambina, hai sognato quei sogni che sembravano giochi; è grazie a me che, già donna, la notte hai potuto abbracciare i principi e i dominatori che dormono al fondo di quei sogni. Sono lo Spirito che crea senza creare, la cui voce è fumo, e la cui anima è un errore.”
Passigli Editore ha pubblicato più di venti volumi dedicati a quello che è considerato il più grande poeta portoghese del novecento.
L'ora del diavolo
Fernando Pessoa
Passigli Editori
7,50 euro
ISBN 978 88 368 0529 9
L'AUTORE
Fernando Antonio Nogueira Pessoa (Lisbona, 13 giugno 1888 - Lisbona, IPA 1935) è stato un poeta, scrittore e aforista portoghese.
E' considerato uno dei maggiori poeti di lingua portoghese, e per il suo valore è comparato a Camoes. Il critico letterario Harold Bloom lo definì, accanto a Pablo Neruda, il poeta più rappresentativo del XX secolo.
Avendo vissuto la maggior parte della sua giovinezza in Sudafrica, la lingua inglese giocò un ruolo fondamentale nella sua vita, tanto che traduceva, lavorava, scriveva, studiava e perfino pensava in inglese. Visse una vita discreta, trovando espressione nel giornalismo, nella pubblicità, nel commercio e, principalmente, nella letteratura, in cui si scompose in varie altre personalità, contrassegnate da diversi eteronimi. La sua figura enigmatica interessa gran parte degli studi sulla sua vita e opera, oltre ad essere il maggior autore della eteronimia.
Morì a causa di problemi epatici all'età di 47 anni nella stessa città dov'era nato. L'ultima frase che scrisse fu in inglese "I know not what tomorrow will bring... ", e si riportano come le sue ultime parole (essendo molto miope) "De-me os meus óculos!" (Datemi i miei occhiali).
Luca Bonatesta
(lucabonatesta71@gmail.com)