Autopsy di André Øvredal

Autopsy (Regno Unito, 2016)

Regia: André Øvredal. Soggetto e Sceneggiatura: Ian Goldberg, Richard Naing. Fotografia: Roman Osin. Montaggio: Patrick Larsgaard. Musiche: Danny Bensi, Saunder Jurriaans. Produttori: Fred Berger, Eric Garcia, Ben Pugh, Rory Aitken. Case di Produzione: 42, IM Global, Impostor Pictures. Distribuzione (Italia). M2 Pictures. Paese di Produzione: Regno Unito, 2016. Titolo Originale: The Autopsy of Jane Doe. Durata. 86’. Genere: Horror. Interpreti: Emile Hirsch (Austin Tilden), Brian Cox (Tommy Tilden), Olwen Kelly (Jane Doe), Ophelia Lovibond (Emma), Michael McElhatton (sceriffo Sheldon Burke), Parker Sawyers (Ag. Cole), Jane Perry (Ten. Wade), Mary Duddy (Irene Daniels), Mark Phoenix (Louis Tannis).

Un horror britannico claustrofobico e angosciante, girato da un valido regista norvegese (il suo primo film in lingua inglese) che conosce molto bene i meccanismi della suspense, e che per l’occasione si ispira a The Conjuring girando una sceneggiatura capace di scavare nel soprannaturale, mettendo in campo oscure presenze e sacrifici umani. Tutto si svolge in una sala per autopsia, con due attori (Emile Hirsch e Brioan Cox) nei panni di padre e figlio che collaborano nel lavoro sui cadaveri in un laboratorio della Virginia. Titolo originale The Autopsy of Jane Doe, infatti il soggetto dell’autopsia è una ragazza sconosciuta ritrovata sul luogo di un eccidio senza alcun segno di lesioni esterne. L’esame accurato del cadavere porterà tutte le conseguenze che rappresentano il contenuto di una pellicola terrificante che si sviluppa in un crescendo di tensione. In realtà esiste una terza attrice, la ragazza che interpreta Jane Doe – Olwen Kelly -, sempre sulla scena anche se nei panni di un cadavere da sezionare. Olwen Kelly è stata scelta dopo lunga selezione, perché ritenuta dal regista adatta a instaurare con il pubblico un rapporto di empatia e di complicità, inoltre la sua padronanza delle tecniche yoga le ha permesso di controllare il respiro durante le riprese. Un piccolo ruolo anche per Ophelia Lovibond, fidanzata di Tommy, trucidata per sbaglio dal padre in una delle sequenze più sconcertanti di tutta la sceneggiatura. Fotografia cupa e notturna di Roman Osin, montaggio sincopato di Patrick Larsgaard (86’ minuti essenziali per capire), musiche angoscianti di Danny Bensi e Saunder JurriaansAutopsy si caratterizza per uno stile di regia compiuto che Øvredal ha affinato dopo alcuni cortometraggi stile found fotage e il film Troll Hunter (2010). In tempi recenti ha girato: Scary Stories to Tell in the Dark (2019), Mortal (2020) e Demeter – Il risveglio di Dracula (2023), pellicole basate su suspense, sequenze angoscianti e parti ad alta tensione. Autopsy presenta molto sangue, abbonda in particolari crudi ed efferati, lascia lo spettatore senza fiato in attesa degli eventi ed è girato con un crescendo emotivo interessante, al punto che chi guarda la pellicola ha sempre la sensazione che stia per accadere l’irreparabile. Un buon horror, tutto sommato, crudo e viscerale quanto basta, consigliato agli appassionati del genere, che ha fatto incetta di riconoscimenti in alcuni festival di settore come Toronto International, Fantastic Fest e Sitges in Catalogna. Visto su Rai 4. Disponibile su Rai Play. Da vedere.

A cura di Gordiano Lupi



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