Gravion (2002/2004)
Autore: Kazumitsu Akamatsu, Masami Obari
Regia: Masami Obari
Character design: Junichi Takaoka, Makoto uno, Masami Obari
Musiche: Hikaru Nanase
Studio: Gonzo
Questo anime è del 2002/2004 (Due stagioni, una di 13 e una di 12 episodi), non nuovo, ma me lo sarei immaginato anche più vecchio. Lo sono andato a ricercare perché l’autore è Masami Obari che è conosciuto come “Il dio del mecha”, ovvero che come li disegna lui non ce n’è. Non sapevo cosa aspettarmi da una serie robotica, non avevo aspettative altissime anche se è il mio genere preferito. Facevo bene.
Eiji cerca la sorella scomparsa e le sue tracce lo portano a cercarla nella villa/castello/fortezza del miliardario Klein Sandman. Mentre è lì che indaga scopre all’interno un apparato di altissima tecnologia, ma non ha tempo di indagare meglio che gli alieni attaccano. Questi mostri meccanici, noti come Zeravire, possono essere affrontati e sconfitti solo da una serie di veicoli nascosti nel castello di Sandman i quali, uniti, compongono Gravion, un super-robot ad energia gravitonica. Eiji rimarrà ovviamente nel castello conoscendo i molti personaggi che vi dimorano e prendendo parte alla lunga battaglia contro gli invasori.
La sceneggiatura della prima stagione e della seconda è a opera di persone diverse. C’è un lavoro a otto mani per la prima stagione che genera quello che, nel gergo tecnico, viene definito come un casino. La trama è abbozzata, confusionaria, non spiega praticamente niente. Gli stessi Zeravire non sembrano avere alcun senso. Nella seconda stagione gli sceneggiatori diventano due (e uno è Obari stesso) e si cerca di risistemare un poco una narrazione confusa riportandola su binari più canonici.
C’è da dire che comunque la trama di Gravion è un’accozzaglia poco orchestrata di cliché narrativi del genere mecha e “mettiamoci questa cosa perché fa figo”. Penso che l’idea di fondo sia stata proprio inserirci “figate” generiche in ogni dove e tipiche del genere, fino alla nausea. A ma piacciono gli anime di robot quindi ne riconosco i topos classici, ma anche l’abuso.
Gravion è prima di tutto un robottone enorme che si monta e poi si compone con altre cose e poi altre ancora. Ci può piacere. Tutti questi pezzi montati, però, poi finiscono in un ammasso di luci colorate e duelli quasi statici che non sono bellissimi da vedere.
Certo, il robot è massiccio e epico, ma basta?
Allo stesso modo il fan-service è esagerato. Tette, tette, TETTE. Il castello è popolato da tipo una trentina d ragazze che girano vestite da maid, senza un vero perché. Una buona percentuale di queste sono bambine, tanto per rendere il tutto più viscido.
Sempre per mantenere il tono, le musiche sono pompate ed epiche e la sigla è dei Jam Project che fanno da sempre le colonne sonore dei robot più tamarri. Questo non è un difetto, anche se non è la loro canzone migliore.
Poi, in ordine sparso: i cattivi sono cattivissimi e il loro perché è fumoso, tutto è un mistero, il pianeta stesso dei cattivi deve essere menato, tirare l’acqua del cesso si fa urlando cose e mettendosi in pose plastiche.
Insomma... Gravion è un anime invecchiato malissimo. A vederlo avrei quasi detto che è frutto degli anni novanta o pure precedenti. Ho visto molti prodotti in quegli anni e precedenti ed erano migliori.
Alla fine cosa si salva davvero di questo robot sconclusionato se non il robot stesso? Poco. Obari disegna molto bene.
Non le persone, quei nasi sono da galera.
a cura di Marco Molendi
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