The Witcher: le sirene degli abissi (2025)
Regia: Kang Hei Chui
Sceneggiatura: Mike Ostrowski, Rae Benjamin (ovviamente ispirandosi al racconto originale)
Produzione: Studio Mir
Musiche: Joseph Trapanese
Netflix ha il monopolio sul brand di The Witcher. Non ha solo distribuito una serie con una prima stagione ottima, una seconda mediocre e una terza che nessuno vuole vedere (o nessuno ha visto? È uscita? Frega a qualcuno?) ma anche un paio di lungometraggi animati davvero degni di nota. Ops, ho spoilerato, questo è il secondo dei due.
La trama è molto semplice perché si rifà al classico stile narrativo di The Witcher. Geralt è in giro a caccia di contratti insieme a Ranuncolo. Ne trova uno per sconfiggere un mostro marino e intanto conosce una bella donna, ma pensa sempre alla sua, più o meno, ex mentre picchia i mostri. Nel dettaglio la trama si complicherà quando verrà fuori che quel villaggio marittimo è quello originario del suo amico bardo e che in quel luogo vivono una fragile alleanza con il popolo delle sirene che ha permesso ai due popoli di vivere in pace, almeno fino a quel momento.
Non ho letto il racconto originale, ma è chiaramente “La sirenetta” in versione Witcher, e questo mi è piaciuto tantissimo. Ovviamente cambia molto dalla fiaba originale, ma ci sono molti passaggi inconfondibili. Scordatevi che Geralt sia il principe. Il finale mi è piaciuto tantissimo, una scelta davvero innovativa, una volta tanto.
Tecnicamente stiamo parlando di un prodotto con la “P” maiuscola. L’animazione è fluida, mai meccanica e molto bella da vedere. I combattimenti sono epici e violentissimi, ma al contempo si capisce ogni cosa. Questa gente sa fare il suo lavoro e non gli sono mancati i soldi per realizzarlo.
La colonna sonora è eccezionale anche per un dettaglio semplice, ma che io, da giocatore, non ho potuto non notare. In diverse parti è proprio quella del gioco, usata esattamente come sarebbe montata nelle scene dello stesso. Il grido delle donne che iniziano la canzone un secondo prima che inizi un combattimento mi ha fatto cercare il joypad (per la cronaca, ho rotolato a lato, mandando avanti il film di alcuni minuti, ma non sono morto).
Se vogliamo trovare il pelo nell’uovo di questo film è che è sempre la stessa storia di Geralt con il solito andamento, ma se non piace The Witcher, beh, non guardate The Witcher.
A cura di Marco Molendi
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