Un prodotto che non grida al capolavoro ma intrattiene quanto basta
Buon mix di sottogeneri horror quali il teen movie, il paranormale e lo slasher
Asylum (Usa, 2008)
Regia: David R. Ellis. Sceneggiatura: Ethan Lawrence. Fotografia: Gary Capo. Montaggio: Howard E. Smith. Musiche: David Hamilton. Produttore: Ashok Amritraj. Casa di produzione: Mad Scientist Productions, Hyde Park Entertainment. Genere: orrore. Durata: 93'. Anno: 2008. Paese di produzione: Stati Uniti d'America. Interpreti: Sarah Roemer (Madison), Carolina Garcia (Maya), Ellen Hollman (Ivy), Randall Sims (Rez), Jake Muxworthy, Travis Van Winkle (Tommy), Mark Rolston, Cody Kasch (String), Lin Shaye (Madre di String).
La Winthrop University è un dormitorio per studenti ricavato da quello che era un manicomio degli anni ‘30 gestito dal dottor Magnus Burkhardt il quale torturava i suoi pazienti con la scusa di volerli curare. Madison è una giovane studentessa che ha deciso di iscriversi a quell’università nonostante il posto le ricordi un episodio brutto, ovvero il suicidio di suo fratello. Nel campus comunque riesce a fare amicizia con un gruppo di matricole e venuti a conoscenza che un’ala del campus non è stata ancora ristrutturata (e quindi è ancora adibita a manicomio) decidono di andare a esplorare quell’area infrangendo quindi una delle regole del campus. Riescono ad accedere a quell’ala grazie a String che con il computer riesce a sbloccare il codice della porta la quale si sarebbe dovuta aprire con una scheda magnetica in possesso solo del custode, del capo della sicurezza e del capo d’istituto Rez. Verranno poi scoperti dalla vigilanza e quindi costretti a rientrare nel dormitorio ma fatti strani cominciano ad accadere. Ognuno di loro si troverà a vivere il proprio trauma passato soccombendo nella maniera più atroce… e dietro a tutto ciò c’è lo spirito del dottor Burkhardt che pare sia stato liberato a seguito della loro esplorazione nell’area vietata.
Film del 2008 diretto da David R. Ellis (Snake on a Plane, Final Destination 2, Final Destination 3D, Cellular, Shark Night: Il Lago del Terrore) il quale ci propone un prodotto in cui crea un buon mix di sottogeneri horror quali il teen movie, il paranormale, lo slasher e il torture. Il film parte facendo concentrare lo spettatore sul personaggio di Madison, cominciando con il suo trauma infantile fino al suo lento approccio con il campus universitario e le sue difficoltà nel socializzare con altri ragazzi. Ovviamente ci troviamo di fronte ai classici cliché del teen movie, ovvero gruppo di ragazzi ognuno con la propria personalità (oserei dire fin troppo stereotipati quasi a irritare a tratti lo spettatore), regole del campus che vengono puntualmente infrante, leggende metropolitane, ecc… E proprio su quest’ultimo aspetto poi il film sposterà l’attenzione, inserendo dei flashback risalenti ai tempi di quando la struttura era un manicomio, con scene di torture atroci e di eventi che ricostruiranno poi il declino e la chiusura del manicomio. Come se si fosse aperto un portale con l'inferno a seguito di quella esplorazione nella parte vietata dello stabile, lo spettatore si troverà ad assistere ai traumi di ogni singolo protagonista che con degli ottimi effetti speciali vedremo morire nelle maniere più atroci, surreali e fantasiose. Il cast svolge bene il compito affidato, cercando di rendere il susseguirsi degli eventi il più credibile possibile, composto da attori già rivisti in altri horror come Sarah Roemer (The Grudge 2 del 2006, Disturbia, Locked In), Jake Muxworthy (Borderland: Linea di Confine, Piggy Banks, Shadow) e Travis Van Winkle (Venerdì 13 del 2009). Per quanto riguarda parte del gruppo dei ragazzi protagonisti, nel ruolo del dottor Burkhardt troviamo Mark Rolston (Aliens, Saw IV, Saw V ma anche Arma Letale 2, Robocop 2, Le Ali della Libertà e svariate serie tv come X-Files, E.R., Angel, Alias, 24, CSI NY, CSI Miami, Supernatural, NCIS, The Mentalist) molto ben calato nel ruolo di “mad doctor” della situazione. Una menzione particolare va a Lin Shaye (la medium della saga Insidious e comparsa di molti altri horror) che nel film interpreta il ruolo della perfida madre di String, ovvero il suo trauma infantile. La sceneggiatura (a parte le belle scene di morte) non prevede altri momenti eclatanti (cadendo a tratti nel banale e nel prevedibile) ma rende comunque il film abbastanza scorrevole, peccato per il finale un po’ troppo affrettato, come se il regista avesse esaurito le idee e avesse avuto fretta di concludere in qualche modo il film.
Un prodotto che non grida al capolavoro ma intrattiene quanto basta e senza pretese, facendosi apprezzare comunque per la trama, l'ambientazione e gli effetti speciali. Insomma, se vi dovesse capitare tra le mani, non snobbatelo.
A cura di Marco Scognamiglio
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