Una voce fuori dal coro di Yohan Manca

 Una voce fuori dal coro (Francia, 2021)

Regia: Yohan Manca. Soggetto e Sceneggiatura: Julia Colin. Fotografia: Marco Graziaplena. Montaggio: Clémence Diard. Musiche: Bachar Mar-Khalife. Suono: Cedric Berger, Matthieu Michaux, Olivier Guillaume. Scenografia: Jonathan Israel. Costumi: Nadia Acimi. Direttore di Produzione: Pierre Delaunay. Produttori: Julien Madon, Camille Riche. Paese di Produzione: Francia, 2021. Genere: Drammatico. Durata: 104’. Titolo originale: Mes frères et moi. Interpreti: Maël Rouin Berrandou (Nour), Judith Chemla (Sarah), Dali Benssalah (Abel), Sofian Khammes (Mo), Moncet Farfar (Hédi), Olga Milshtein (Julia).

Una voce fuori dal coro - debutto nel lungometraggio di Yohan Manca - titolo originale il più consono Mes frères et moi, racconta la storia di una famiglia italo - magrebina che vive ai limiti della legalità in un quartiere marginale di Marsiglia. Nour, 14 anni, è l’ultimo di quattro fratelli (molto diversi tra loro) rimasti soli dopo la morte del padre (di origini italiane) e il coma della madre. Arriva l’estate, il ragazzo deve svolgere lavori sociali per colpa di alcune pendenze con la legge, mentre il resto della famiglia escogita espedienti per sbarcare il lunario. Nour incontra Sarah che insegna canto, grazie a lei scopre di avere una dote ereditata dai genitori, grandi appassionati di musica lirica. Una dote che potrebbe cambiare la sua vita. La storia segue le giornate del più piccolo, dotato per il canto, fruitore di musica, anche se non conosce le note, nel ricordo di un padre muratore che cantava alla madre le arie di Pavarotti. Uno dei fratelli è violento e impulsivo, un altro fa il gigolò per turisti (maschi o femmine non cambia), un altro ancora si dedica a piccoli traffici. I quattro fratelli sono uniti dal grande amore per una madre che vogliono far morire a casa, nel suo letto, come desidera, arrivando persino a rapirla dall’ospedale. La morte della madre segna il cambiamento, almeno per il più piccolo, che decide di lasciare il quartiere e di seguire il suo sogno.
Quando la musica ti salva la vita. Fotografia luminosa di una Marsiglia solare, ripresa nelle zone degradate, immortalata in toni giallo ocra; montaggio compassato, adeguato al tema, con una durata contenuta in 104’ di pellicola; finale circolare, proustiano, che riporta alla partita iniziale e segna la fine dell’estate con le decisioni da prendere; colonna sonora a base di pezzi classici e arie d’opera da Verdi a Donizetti, da Nessun dorma a Una furtiva lagrima; sceneggiatura che racconta uno spaccato di vita in un quartiere malfamato, in maniera credibile, senza edulcorare le situazioni. Gli attori recitano in modo così naturale che sembrano ripresi neorealisticamente nei momenti della loro vita; molto bravo il giovanissimo Maël Rouin Berrandou nei panni di Nour, recettivo e ben guidato dal regista. Visto su Rai 5 - canale digitale privo di pubblicità nei film, cosa non da poco, come voleva Fellini -, reperibile su Rai Play. Presentato a Cannes nella sezione Un Certain Regard. Un buon film, che piacerà agli amanti del cinema d’autore.

A cura di Gordiano Lupi



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