Un piccolo scrigno di inquietudini
Per chi ama il brivido che nasce dall'ombra in corridoio
Antologia dedicata alla narrativa weird di Julius W. Long - Prima edizione italiana
Dagon Press continua il suo meritorio lavoro di scavo nel sottosuolo dimenticato della letteratura weird con L’Uomo Pallido e altre storie weird, un volume che riporta alla luce Julius W. Long, autore quasi invisibile ma dalla voce inconfondibile. Nato intorno al 1907 a Bellefontaine, Ohio, Julius W. Long fu avvocato di professione e scrittore “per passione”. Collaborò assiduamente con riviste pulp, spaziando dall’horror al poliziesco. Su Weird Tales pubblicò nove racconti tra il 1933 e il 1938, tra cui The Pale Man (settembre 1934), oggi considerato il suo testo più emblematico, insieme a Possession, He Walked by Day, The Late Mourner, Supper for Thirteen, The Vaunsburg Plague e The Defense Rests. Dopo questa stagione weird, Long si dedicò al crime e al mystery, firmando oltre cento storie brevi e romanzi come Keep the Coffins Coming (1947), poi ristampato come Murder in Her Big Blue Eyes (1950). Morì il 22 luglio 1955 per complicazioni legate all’asma.
L'uomo pallido (The Pale Man) è forse l’esempio più limpido della poetica di Long. Come nota Pietro Guarriello nell’introduzione, “il racconto può entrare di diritto nei classici del genere”. Il protagonista, in convalescenza, trova rifugio in un albergo appartato. Lì, un ospite dalla pelle spettrale comincia ad apparire sempre più vicino alla sua stanza, come se la distanza tra i due fosse destinata a ridursi inevitabilmente. Non c’è mai un vero momento di esplosione narrativa: l’angoscia cresce attraverso minimi spostamenti, silenzi prolungati e un senso di prossimità ineluttabile, lasciando il lettore intrappolato nella stessa sospensione percettiva del protagonista. Ma il fascino della raccolta sta anche nella varietà delle altre storie. Camminava di giorno (He Walked by Day) è un racconto in cui la vera tensione nasce dal dubbio costante: ciò che viene narrato è un fatto reale o una costruzione della mente? Long non offre risposte, e proprio questa incertezza mantiene il testo in equilibrio instabile tra il concreto e l’onirico. In Possessione (Possession), l’attenzione si sposta sul potere di suggestionare e piegare la volontà altrui: l’ipnosi diventa qui una metafora inquietante della perdita di sé, un gioco di forze invisibili che erodono l’identità. La peste di Vaunsburg (The Vaunsburg Plague) è il testo più ampio e complesso della raccolta: una vicenda di disastro su larga scala in cui l’orrore si mescola a riflessioni sociali e politiche, e dove il gusto per l’immaginazione apocalittica si sposa con una satira sottile. Con Cena per tredici (Supper for Thirteen) infine ci spostiamo in un contesto più vicino al noir: una cena che si apre sotto il segno della cordialità e termina in tragedia, scandita da un ritmo narrativo che stringe lentamente la morsa fino allo scatto finale.
Atmosfere e temi
Le nove storie qui raccolte non puntano sul fragore, ma sull’insinuarsi silenzioso del perturbante. L’orrore di Long non urla: sussurra dietro una porta chiusa, si annuncia con una figura allampanata che si muove di stanza in stanza, si insinua nella mente di un avvocato ossessionato dalla morte. C’è una costante tensione tra quotidiano e soprannaturale, come se il mondo reale fosse solo una pellicola sottile sotto cui pulsa una logica diversa, quella dell’incubo. Long scrive con precisione quasi clinica: frasi brevi, descrizioni asciutte, un uso calibrato dei dialoghi. Questa economia di mezzi amplifica la sensazione di sospensione e rende l’irruzione del mistero ancora più destabilizzante. Il risultato è un weird intimista, dove l’orrore è filtrato attraverso l’esperienza dell’uomo comune. In un panorama dominato da divinità indicibili e avventure larger-than-life, Long ci riporta nelle strade vuote di provincia, negli studi legali immersi nella polvere, nelle stanze in cui la paura ha il passo lento ma inesorabile.
L’operazione di Dagon Press non è solo filologica ma anche culturale: porta in Italia un autore che rischiava di restare confinato agli archivi polverosi delle riviste pulp, e lo fa con un apparato che restituisce il contesto storico e letterario in cui queste storie hanno preso forma. Il volume si propone quindi sia come lettura d’atmosfera per gli appassionati del fantastico, sia come documento storico per chi studia la golden age del weird americano. L’Uomo Pallido e altre storie weird è un piccolo scrigno di inquietudini discrete, un’occasione per scoprire una voce diversa ma non meno significativa della grande stagione di Weird Tales. Per chi ama il brivido che nasce dall’ombra in corridoio più che dal tuono nel cielo, Julius W. Long sarà una rivelazione.
A cura di Cesare Buttaboni


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