Blood Pay di Brace Beltempo

Dialoghi ripetitivi e soggetto superficiale

Un trash horror, psicologico e fantascientifico che vira al grottesco comico

Blood Pay (Italia 2025)
Regia, fotografia, montaggio e macchinista: Brace Beltempo. Soggetto, sceneggiatura e scenografie: Uberto Morosi. Musica: Michele Delongis. Suono: Riccardo Raffo. Effetti visivi: Claudio Corrias. Produttore: Uberto Morosi. Distribuzione: DNA distribution. Genere: Fantascienza, Thriller, Horror. Paese di Produzione: Italia, 2025. Durata: 82'. Interpreti: Gianluca Busani (Jhon), Maria Vittoria Varoli (Eva), Gloria Di Manca (psichiatra), Marta D'Ambrosio, Brace Beltempo, Massimiliano Ferro, Chiara Guazzaloca, Chiara Saffioti, Davidino Juglair, Raffaele Manca, Luigi Calabrese, Uberto Morosi.


Sono uno che si fa fregare delle copertine. Ciò mi ha portato a leggere libri orrendi e a vedere film fantastici, come questo. La locandina raffigura un essere per metà donna e per metà macchina, molto simile a un Terminator. Essendo che ultimamente si sta creando un filone di: “ho un sexbot in casa e questo tenta di ammazzarmi” e che non mi spiace, mi sono detto di provarlo. Mai avrei pensato che questo horror/psicologico/fantascientifico fosse il comico trash della vita!

Nell’immaginaria città di Paradise city, John fa la bella vita. La sinossi che si trova su internet parla di un futuro distopico, dominato dalle macchine, ma non è quello che vediamo. A me sembra la Puglia, una tranquilla e abbastanza comune, nella quale il protagonista vende case. Case? Vende ville. John ci viene reso subito simpatico perché spiega come sia ricco sfondato e pieno di tempo libero, ma che questo lo annoia e lo ha portato alla depressione. Quindi un certo quantitativo di donne molto avvenenti gli si offrono, ma lui è depresso e, spesso, le respinge. Tutto questo mentre John non è Brad Pitt, ma ha più il fisico da Youtuber recensore di videogame di spregevole fattura (i giochi, non le recensioni) (Ogni riferimento a PdV è puramente casuale, anche perché Fraws è più bello di John). Insomma, nella noia, la figa e i miliardi, John cerca nel Darkweb come suicidarsi. Trova invece un video che propone l’acquisto di un servizio di intrattenimento domestico che promette divertimenti infiniti. Lo fa tramite uno snuff di un tizio che si suicida, ma John corre a prendere la carta di credito e si perde la parte finale.
Jhon compra così Eva. Eva è un televisore gigante con un Hub non diverso da quelli di Sky, solo un pochino più grosso e che fa una inquietante luce rossa. Eva gli si presenta prima solo in versione sonora, poi con visioni oniriche di una tizia mezza nuda nel deserto. John ha tutto nella vita, ma una tizia mezza nuda nel deserto no, così perde la testa.
Eva gli proporrà intrattenimenti virtuali che vedrà solo lui tramite un visore e che ci verrà fatto capire essere meravigliosi, ma al contempo gli farà richieste sempre più strambe.
STRAMBE, voglio scriverlo maiuscolo. Ovviamente alla fine Eva si rivelerà essere una AI psicopatica omicida, ma i dettagli di questa parte non ve li racconto perché questo film merita di essere visto.

Parliamoci chiaro: le stesse cinque persone hanno fatto tutto nel film. Proprio come quando eri al liceo e giravi il filmino con gli amici, solo con più soldi.
La trama è ridicola. So che il malessere mentale del protagonista esiste davvero (la noia da avere troppo), ma non ti porta ad averlo in simpatia. Forse va anche bene ed è voluto, ma ti ritrovi a seguire la storia di un tipo che ti sta sulle scatole dall’inizio alla fine. Gli sviluppi sono ridicoli e la “corruzione” di John risulta molto falsata.
Inoltre alcuni dialoghi sono non ripetitivi, di più e tendono al grottesco. Un esempio? Il marito cornuto che parla della moglie in modo adorante. Lo vedi una volta e capisci, magari ti fa anche pena, quel dato lo hai avuto. Ma no, questo fa altre quattro o cinque battute del genere intervallate da scene di sua moglie che si diverte. Brava signora.
Non si può capire John perché la sua corruzione viene solo mostrata tramite lui che dice “mostrami il porno estremo!” o “mostrami l’ultraviolenza” mentre sta con una VR in testa. Vai sulla fiducia. Sì, certo, l’avatar di Eva è una bella donna, ma non è che il resto del cast femminile fosse brutto e quelle erano pure donne vere.
Tra personaggi macchiettistici (il vicino!) ed eventi strambi, arriviamo al “corteggiamento” di Eva e John che è tutto da ridere.
Qui devo farvi un piccolo spoiler su questo capolavoro della cinematografia.
La hub si apre e dentro c’è una enorme vagina di gomma.
Che pulsa, si contrae, eventualmente espelle cavi della flebo.
Il tutto corredato da effetti sonori mollicci terribili. (Grazie, Riccardo Raffo!)
A me piace il trash, ma anche le commedie. Mi piace ridere e guardo molti siparietti di Stand-up, ghignando spesso. Ecco, con Blood Pay ho riso forte, per alcuni attimi a crepapelle e ho dovuto fermare il video per non perdermi nulla (sarebbe stato un delitto!).
C’è anche una scena dopo i titoli di coda che vorrebbe quasi promettere un macro universo. Non sono sicuro che questo progetto andrà in porto, però.

Dovete vederlo. Così magari ne fanno ancora. Fatelo per me. Fatemi ridere.

A cura di Marco Molendi



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