Teatro che diventa cinema
Un film che riconcilia con il cinema e che è una grande prova d'autore
Cerrar los ojos (Spagna, Argentina 2023)
Regia: Victor Erice. Soggetto e Sceneggiatura: Victor Erice, Michel Gaztambide. Montaggio: Ascen Marchena. Fotografia: Valentin Álvarez. Musiche: Federico Jusid. Scenografia: Curru Garabal. Costumi: Helena Sanchis. Trucco: Beatushka Wójtowicz. Produttori: Victor Erice, Cristina Zumárraga, Pablo E. Bossi, José Alba, Odile Antonio-Baez, Augustín Bossi, Pol Bossi, Maximiliano Lasansky. Case di Produzione: Tandem Films, Nautilus Films, Pecado Films, Lamirada del adiós A.I.E., Pampa Films. Titolo Originale: Cerrar los ojos. Lingua Originale: Spagnolo (castigliano), Catalano, Inglese, Francese, Cinese Mandarino. Paesi di Produzione: Spagna, Argentina - 2023. Genere: Drammatico. Durata: 169’. Interpreti: Manolo Solo (Miguel Garay), José Coronado (Julio Arenas / Gardel), Ana Torrent (Ana Arenas), Petra Martínez (Sor Consuelo), María León (Belén), Mario Pardo (Max Roca), Helena Miquel (Marta Soriano), Antonio Dechent (Tico Mayoral), José María Pou (Ferrán Soler - Mr. Levy), Soledad Villamil (Lola San Román), Juan Margallo (dott. Benavides), Venecia Franco (Qiao Shu).
Volete vedere un capolavoro? Se avete la pazienza di resistere 170 minuti senza guardare il telefonino è il film che fa per voi. Il ritorno al cinema del grande Victor Erice (1940), che in carriera ha girato solo 4 lungometraggi: Los desafios (1969) - un episodio di un film collettivo -, Lo spirito dell'alveare (1973), El sur (1983) - presentato a Cannes - e il documentario Il sole della mela cotogna (1992).
Cerrar los ojos arriva trent’anni dopo, nel 2023, cinema sul cinema, la storia di un attore che scompare e il racconto di un’amicizia, degli amori del passato, la ricostruzione dei sogni perduti. In breve la trama. Nel 1990 Julio Arenas (Coronado) scompare durante le riprese di un film. Il corpo non viene ritrovato e il caso viene archiviato. Ventidue anni dopo, un programma televisivo dedica una serata alla vicenda, intervistando Miguel Garay (Solo), il miglior amico di Julio, regista del suo ultimo film. Come si può fare cinema senza essere banali e senza seguire le mode, (grazie al finanziamento della televisione andalusa) facendo gustare al pubblico una pellicola straordinaria. Sembra il cinema di Bergman, perché il ritorno a Madrid da parte dell’anziano scrittore per partecipare al programma che indaga sulla scomparsa del grande attore è un tuffo nel passato, una ricerca del tempo perduto.
Cerrar los ojos - per chi conosce lo spagnolo - si apprezza molto in lingua originale, visto che i sottotitoli non sempre riportano la traduzione esatta dei dialoghi. Teatro che diventa cinema con grandi interpretazioni degli attori, che si esaltano sia nella ricostruzione del film che apre e chiude la pellicola sia nel racconto della storia principale. E lo spettatore crede di assistere al film che apre la narrazione, mentre si tratta solo dello spezzone iniziale nel quale l’attore scomparso ha recitato. Rivedremo quel vecchio film mai uscito in sala soltanto alla fine e sarà la parte conclusiva della storia principale, con un espediente tecnico-narrativo straordinario. Riprese a Madrid, Granada, Almeria, Asturie e ad Alcalá de Henares. Citazione del cinema italiano errata quando si fa riferimento ai giornalieri (i rushes, le riprese del giorno) e si dice che in Italia vengono chiamati provini, mentre quel nome viene dato ai trailer. Si parla anche del cinema italiano dal taglio popolare quando si ricorda che in Almeria venivano girati molti western; grazie al racconto si fa la storia del cinema su pellicola, mostrando le pizze, una sala montaggio e un locale di provincia dotato di due grandi proiettori per passare pellicole. La recitazione degli attori è d’impostazione teatrale. Manolo Solo è superlativo nella parte dello scrittore che ha perso la voglia di vivere e di scrivere dopo la morte del figlio ma si getta con tutta l’anima nell’impresa di recuperare un grande amico. José Coronado è bravissimo nei panni di Julio Arenas e dello smemorato Gardel, la stessa persona che non ricorda niente del passato. Ana Torrent è Ana Arenas, la figlia dell’attore scomparso, pure lei ben calata nella parte. La regia di Erice è essenziale, tra campi e controcampi, brevi piani sequenza, panoramiche spezzate e primi piani dei volti degli attori. Sceneggiatura del regista - con la collaborazione di Michel Gaztambide - che gode di grande tensione narrativa e non perde un colpo per 169 minuti di pellicola, montati in maniera compassata da Ascen Marchena. Colonna sonora di Federico Jusid che cita molti capolavori del passato, tra questi il bolero Caminito. La fotografia di una Spagna bruciata dal sole e di stupendi spaccati marini è del bravo Valentin Álvarez.
Un film che riconcilia con il cinema e che è una grande prova d’autore. Astenersi intellettuali delle notifiche. Lo trovate gratis su Rai Play.
A cura di Gordiano Lupi
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