Teratocene di Autori Vari

Antologia che stimola, provoca, lascia immagini mentali

Un'opera compatta nell'intento e ambiziosa nella portata

[…] Vieni sulla spiaggia di Zeta dell’anno tremila ventisette, una distesa di sabbia grigia e untuosa punteggiata da ogni tipo di relitto dell’epoca dell’uomo tecnologico – plastica, vetro, metallo, l’antico transistor, carta indistruttibile, scorie radioattive, dischi volanti di materia fossile, androidi ribelli camuffati da manichini sorridenti e molto altro ancora. Vieni. […]

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Il Manifesto del Teratocene, firmato da Lucio Besana, è il nucleo concettuale dell’antologia. Sposta il baricentro dalla società al corpo e al suo ecosistema, assumendo il mostro come lente attraverso cui leggere la nostra epoca. L’Antropocene genera il suo figlio deformato: il Teratocene, tempo in cui plastica, scorie, mutazioni e ferite ambientali riscrivono il vivente. Non c’è conforto, ma non c’è nemmeno puro nichilismo: il mostro non è soltanto rovina, è anche possibilità di adattamento, nuova percezione, mutazione necessaria. L’obiettivo non è raccontare “storie ambientali” o distopie sociali, bensì dare corpo a un sentimento viscerale, tossico, che si traduce in immagini e in carne narrativa.

Con le firme di:
David Fragale
Stefano Cucinotta
Maico Morellini
Maddalena Marcarini
Marco Malvestio
Francesca Tassini
Linda De Santi
Flavio Dionigi
Paolo Di Orazio
Federica Leonardi
Elena Giorgiana Mirabelli
Elia Gonella
Francesco Corigliano

Dai vari racconti emergono temi ricorrenti che costituiscono la spina dorsale del progetto:
Corpo e tossicità: il corpo umano diventa il laboratorio in cui l’inquinamento e le mutazioni sedimentano, generando teratologie intime.
Materia plastica e residui: simbolo ossessivo del nostro tempo, la plastica e i composti indistruttibili ricorrono come segni sacrali, cicatrici del pianeta.
Lutto e trauma familiare: il dolore privato (maternità, perdita, colpa) viene trattato come detonatore di mostruosità, intrecciando intimità e orrore.
Paesaggio-corpo: città, province, spiagge e periferie respirano come organismi malati, contaminati e a tratti seducenti.
Mostro ambivalente: non solo terrore, ma anche compassione, attrazione e possibilità di nuova vita.
I Racconti che mi hanno colpito personalmente sono:
ColostroSchiuma3Dome e La spiaggia di Zeta, questo poker mi ha trasmesso maggiormente il concept che vi era dietro il messaggio del manifesto.
L’opera ha un merito evidente: è compatta nell’intento e ambiziosa nella portata. L’idea di legare voci differenti sotto l’ombrello del “Teratocene” è forte, attuale e ben radicata in un immaginario che intreccia ecologia, horror e filosofia del postumano.
Tuttavia, l’esecuzione è diseguale. Alcuni racconti brillano per potenza immaginifica, capacità di stratificare linguaggio poetico e tensione narrativa, e offrono visioni che restano impresse. Altri invece cadono nella matrice della narrativa weird o fantascientifica, con scenari già visti, un linguaggio a volte enfatico, e un gusto estetizzante che rischia di soffocare il senso. Si sente che non tutti gli autori hanno lo stesso passo né la stessa consapevolezza: laddove qualcuno osa e costruisce atmosfere disturbanti e memorabili, qualcun altro si limita a ricalcare modelli consolidati.
Teratocene è un volume imperfetto, perché non mantiene ovunque lo stesso livello di intensità, però l’idea che vi è alla base è valida con potenziale. L’antologia stimola, provoca, lascia immagini mentali: e questo, al netto delle cadute, è ciò che una raccolta del genere dovrebbe lasciare.


Teratocene
Autore: AA.VV.
Curatori: Lucio Besana, Andrea Gibertoni, Luigi Musolino
Editore: Zona42
Pagine: 354
ISBN: 979-1280868954
Costo: Ebook 8,99 € - Cartaceo 17,00 €

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A cura di Flavio Deri


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