Il portone si aprì con un rumore sordo
Aveva le spalle ingobbite e uno strano modo di muovere la testa
Rosy si svegliò tutta sudata. Di nuovo quell’incubo. Halloween si avvicinava (mancavano solo tre giorni) e lei aveva ripetutamente le stesse visioni terrorizzanti. Anche se non capiva cosa in effetti la spaventasse di quell’incubo.
Si rivedeva lei bambina vestita da fantasmino (poteva avere una decina di anni) insieme a sua madre in giro a fare “dolcetto o scherzetto”. Erano in un condominio e suonavano al campanello di un appartamento. Dalla porta usciva una donna molto anziana (il volto era solcato da rughe numerose e profonde, i capelli bianchi erano legati in una crocchia che lasciava cadere dei ciuffi sulla fronte) con in una mano un piatto con sopra una torta al cioccolato e nell’altra un grosso coltello da cucina.
La donna diceva: “Tesoro, vuoi un po’ del mio dolcetto?”.
Il sogno era tutto lì. Finiva ogni volta nello stesso modo. Quindi Rosy non capiva che cosa ci fosse di così terrorizzante ma lei comunque ne era spaventata a morte.
La sveglia suonò. Erano le sette. E lei doveva prepararsi, fare colazione e andare a lavorare in ospedale. Era operatrice socio sanitaria. Ormai era adulta. Aveva venticinque anni e sua madre era morta l’anno precedente.
Solita routine in ospedale. Lavorava nel day hospital di oncologia. Rifaceva letti, svuotava cestini, disinfettava superfici, ma con la mente andava sempre all’incubo.
Angela, una sua amica e collega, le chiese se avesse potuto accompagnare sua figlia Maria a fare “dolcetto o scherzetto”.
“Tu sei libera” le aveva detto. “Vero?”
Sì. Era vero. Lei era libera. Nessun fidanzato. Angela invece voleva trascorrere la serata insieme al suo nuovo compagno. Una cenetta a casa sua. Inoltre aveva un mal di testa che la stava facendo soffrire. Così, tra il malore e i preparativi per la cena, non ce la faceva proprio a stare dietro a sua figlia.
Rosy acconsentì: avrebbe accompagnato la piccola Maria a fare “dolcetto o scherzetto”.
Fantasmi, vampiri, licantropi, mostri di Frankestein e altro ancora. In versione lillipuziana attraversavano i corsi del centro storico, si affacciavano ai negozi ancora aperti, bussavano ai campanelli degli appartamenti.
“Dolcetto o scherzetto” era il mantra della serata del 31 ottobre.
Chissà perché Maria, truccata da vampiressa, si annoiava. Non era la presenza di Rosy. Era abituata a lei. Altre volte Angela aveva chiesto alla sua amica di fare da babysitter alla figlia.
Forse i suoi dodici anni erano troppi? Forse si vergognava ad aderire a quella ritualità da bambini? In genere Maria era una ragazzina allegra e almeno apparentemente felice. Il divorzio dei suoi non sembrava esserle importato più di tanto.
“Che c’è, Maria?” chiese Rosy alla piccola mentre questi alternava il calcolo dei dolci accaparrati allo scrutare lo smartphone in cerca di messaggi con l’espressione imbronciata.
“Niente” rispose Maria mentre compilava un messaggio whatsapp.
“Sicura?”
“Certo.”
“Va tutto bene?”
“Sì, sì.”
“Hai fatto scorta di dolci per almeno due settimane” aggiunse ridendo Rosy.
“Già” fu la risposta laconica di Maria.
“Vuoi che rientriamo?”
“No. Continuiamo ancora un po’”
“Aspetta, vediamo un po’ dove possiamo andare…”
Rosy decise di inoltrarsi per una strada che non conosceva molto bene.
“Vieni, andiamo di qua.”
Era una stradina stretta che chissà dove le avrebbe portate. Non sapeva perché avesse deciso di andare lì. Era la sera di Halloween, no? Un po’ di mistero ci voleva. Rosy provò subito un senso di apprensione quando la via terminò in un vicolo chiuso. C’era solo un piccolo portone nero. Unica abitazione.
“Vieni, andiamo via. Non vive nessuno qui” disse Rosy. Chissà perché era ormai in uno stato di agitazione.
“No, voglio bussare” fu la risposta perentoria di Maria.
Rosy, anche se con riluttanza, acconsentì.
Maria suonò il campanello.
Anche quel suono sembrava stridulo alla donna.
Il portone si aprì con un rumore sordo. Nessuno rispose.
Rosy aprì il portone (era pesante) quel tanto che bastava per far passare lei e la bambina.
Si ritrovarono davanti una scala dai gradini molto alti. Quante rampe per arrivare all’appartamento? Almeno due, pensò Rosy.
Ci aveva azzeccato. Erano proprio due. A Rosy venne l’affanno mentre saliva la ripida scala. Invece Maria aveva recuperato la sua allegria e saliva i gradini come se fosse un capriolo.
Arrivarono alla porta dell’appartamento. Non c’era nessuna targhetta con il nome. Solo un altro pulsante. Ma la porta era già aperta.
Rosy e Maria entrarono. La bambina si mosse con circospezione. Maria invece aveva un sorriso stampato sulla faccia.
“Permesso?” disse Rosy.
“Entrate pure, accomodatevi” fu la risposta che proveniva da un’altra stanza.
Attraversarono un piccolo ingresso e sbucarono in un salone arredato con pesanti mobili in legno scuro, un divano e delle poltrone ricoperti di stoffa viola. Un lampadario in metallo dalla foggia antica illuminava la stanza con una luce gialla. La stanza era vuota.
Entrò una donna molto vecchia. Con le rughe che le attraversavano la fronte e le guance e i capelli bianchi acconciati in una crocchia.
Sembra la donna dei miei incubi, pensò Rosy. La somiglianza in effetti era straordinaria. E se fosse lei? Naah, che vado a pensare…
La donna anziana si asciugava le mani con uno strofinaccio.
“Cosa posso fare per voi?” disse.
Maria si fece avanti e aprì la sua borsa dei dolciumi davanti alla vecchia.
“Dolcetto o scherzetto?” gridò quasi, sorridendo a tutti denti.
La donna guardò la bambina interdetta. Sul suo viso antico un’espressione di incomprensione e di stupore.
“Ah, ho capito… vuoi un po’ del mio dolcetto, tesoro?”
Quasi le stesse parole dell’incubo, quasi le stesse identiche parole.
Rosy iniziò a tremare mentre Maria sempre sorridente rispose: “Sì, signora, grazie mille!”
“Ma accomodatevi, non restate in piedi.”
“Forse è meglio se andiamo” disse Rosy un po’ rivolgendosi alla bambina e un po’ alla donna anziana.
Ma Maria si era già seduta nel divano viola.
“No, non andate via,” disse la proprietaria dell’appartamento. “Faccio subito.”
Appena pronunciate queste parole, sparì in un’altra stanza.
Subito dopo ritornò con in una mano un piatto con una torta al cioccolato già tagliata e nell’altra mano un grosso coltello da cucina.
“Vuoi un po’ del mio dolcetto, tesoro?” disse rivolgendosi non si capiva se a Maria o a Rosy. Forse a entrambe.
Aveva le spalle ingobbite e uno strano modo di muovere la testa.
Aprì una credenza e prese due piattini e due forchette. Tagliò due grosse fette di torta e le posò nei piattini aiutandosi con il coltello.
“Lei non la mangia, signora?” chiese Rosy.
“No, purtroppo io ormai ho il diabete. Cucino dolci solo per abitudine. E nel caso venisse qualcuno. Ma non ricevo molte visite ormai.”
“Peccato” disse Rosy, sempre più agitata.
“Ha una casa molto bella.” Rosy lo disse ma non lo pensava affatto. La sua fetta di torta le riposava in grembo.
Maria stava tagliando la sua porzione di torta. Ne tagliò un pezzetto e se lo infilò in bocca.
“A lei non piace il cioccolato?” chiese la vecchia a Rosy.
“Sì, sì, mi piace.”
“Allora mangi” disse la vecchia con un tono imperativo. Le sue rughe ora risaltavano ancora di più agli occhi di Rosy. Il movimento del capo si era fermato. Lo sguardo era dritto su di lei e un’espressione generale di fierezza le si era stampata in viso.
Maria aveva quasi finito la sua fetta. Sembrava contenta di trovarsi lì in quell’appartamento, illuminato da una luce giallo oro, seduta nel divano viola, circondata dai mobili antichi.
Rosy esitò ancora per qualche secondo, poi tagliò un pezzettino e lo mise in bocca. Era buona. Era dolce. Diverso da qualsiasi cosa avesse mangiato. Continuò a consumare la sua porzione, mentre la donna anziana ne serviva un’altra a Maria.
Rosy pensò che era bello stare lì e che forse non se ne sarebbero andate mai più.
L’AUTORE
Luca Bonatesta è nato a Brindisi il 26-01-1972.
Ha collaborato tredici anni con una agenzia giornalistica brindisina.
Per le edizioni Hypnos, nel gennaio 2016, è uscito un suo ebook, L’angelo e il vampiro, che raccoglie quattro racconti. Il racconto L’angelo e il vampiro è stato anche incluso nell’antologia Strane Visioni per le Edizioni Hypnos.
È stato finalista in diversi premi letterari, tra cui il Lovecraft e l’Hypnos, prima edizione del 2013, nel quale si è classificato al secondo posto.
Suoi racconti sono usciti su siti internet e pubblicazioni cartacee, come la rivista autoprodotta Next, con lo pseudonimo Darren Frei, e l’antologia Super Nova Express per Ferrara edizioni.
Luca Bonatesta è nato a Brindisi il 26-01-1972.
Ha collaborato tredici anni con una agenzia giornalistica brindisina.
Per le edizioni Hypnos, nel gennaio 2016, è uscito un suo ebook, L’angelo e il vampiro, che raccoglie quattro racconti. Il racconto L’angelo e il vampiro è stato anche incluso nell’antologia Strane Visioni per le Edizioni Hypnos.
È stato finalista in diversi premi letterari, tra cui il Lovecraft e l’Hypnos, prima edizione del 2013, nel quale si è classificato al secondo posto.
Suoi racconti sono usciti su siti internet e pubblicazioni cartacee, come la rivista autoprodotta Next, con lo pseudonimo Darren Frei, e l’antologia Super Nova Express per Ferrara edizioni.
Collabora da diversi anni con Club GHoST & Ipnotica.



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