Una ghost story atipica e originale
Che utilizza in modo inusitato tutti gli elementi tipici della storia di fantasmi
“Conoscevo il suo viso, minuto e ovale, la pelle bianca e liscia, la gran massa di capelli scuri. Sapevo che profumo usava. Avrei riconosciuto la sua voce anche in mezzo a mille altre. Rebecca, sempre Rebecca. Non mi sarei mai liberata di Rebecca.”
Rebecca la prima moglie di Daphne Du Maurier è uno straordinario romanzo noir e una fiaba dark, ma è anche, e soprattutto, una ghost story atipica e originale che utilizza in modo inusitato tutti gli elementi tipici della storia di fantasmi.
Lo spettro che non appare mai ma che, in ogni riga della narrazione in soggettiva dal punto di vista della giovane protagonista, della quale non sapremo mai il nome, sembra che stia per apparire, è quello di Rebecca, prima moglie, morta da un anno in un incidente marittimo, di Maxim De Winter.
La ragazza inglese che racconta, una ventenne che fa di lavoro la dama di compagnia di una ricca e anziana donna americana, conosce Maxim De Winter in un albergo di Montecarlo.
Lei è insieme alla milionaria americana rozza e tracotante in uno dei tanti viaggi che la signora intraprende per conoscere gente del bel mondo. Lui è lì per provare a riprendersi da un lungo esaurimento nervoso successivo alla perdita della moglie.
Dopo pochi giorni di frequentazione quotidiana, Maxim De Winter chiede alla ragazza, inaspettatamente e con toni sbrigativi, di sposarla.
Lei accetta, in quanto innamorata dell’uomo, anche se all’inizio è sconcertata dalla richiesta di un uomo che ha il doppio dei suoi anni ed è milionario, appartiene quindi a un ceto sociale che è opposto al suo di ragazza povera.
Inoltre l’uomo non aveva mai manifestato sentimenti da innamorato durante la breve frequentazione, al massimo un affetto amicale e fraterno.
Dopo un matrimonio molto riservato, senza invitati, e un viaggio di nozze in Italia, i due neo sposi vanno a vivere nella residenza in campagna, vicino Londra, dove la famiglia De Winter ha vissuto da innumerevoli generazioni, almeno dal Medioevo.
Manderley.
Un palazzo antichissimo ed enorme, sfarzoso e suggestivo.
Qui comprendiamo l’altro genere, cui appartiene Rebecca la prima moglie, quello della fiaba. Si veda la scena in cui Maxim De Winter e la sua giovane sposa entrano nel giardino di Manderley, raffigurato come un vero e proprio bosco incantato in cui i due fanno l’ingresso come in un’altra dimensione.
Si vedano anche le numerose scene in cui la ragazza esplora le stanze del palazzo, la sua nuova casa, così impregnata di antichità e mistero, spesso non sapendo dove dirigersi e perdendosi, salvata dalle indicazioni dei domestici. Numerose stanze non sono usate e c’è la presenza persistente del fantasma di Rebecca attraverso i ricordi di parenti e amici di Maxim De Winter, ma soprattutto del personale domestico.
La ragazza è in una evidente condizione di sottomissione e inadeguatezza. Descrive sé stessa continuamente come brutta e goffa e finisce per apparire, sia a sé stessa che agli occhi degli altri, inadeguata al suo nuovo ruolo di signora De Winter, padrona di Manderley.
Questa inadeguatezza si manifesta soprattutto quando lei entra in relazione con la signora Danvers, la governante che non nasconde l’adorazione che aveva e che tuttora nutre per la prima moglie di Maxim De Winter e che quindi odia da subito la ragazza considerandola una specie di usurpatrice.
Si veda, a proposito la scena in cui la Danvers mostra alla ragazza le stanze in cui dimorava Rebecca, che lei conserva arredate e pronte all’uso come se la donna fosse ancora viva. Con i suoi abiti, i suoi profumi, le sue spazzole e quanto altro.
La giovane protagonista e voce narrante sente il profumo di Rebecca, usa la sua scrivania, dove lei scriveva le sue lettere, studia la sua scrittura elegante, trova il suo nome sulla carta intestata o scritto all’interno di un libro, in una dedica a Maxim De Winter, scopre le fattezze di chi l’ha preceduta come moglie di Maxim ed è letteralmente intimorita dalla presenza/assenza di Rebecca.
Attraverso i racconti che ascolta, la giovane donna ricostruisce il ritratto di Rebecca, la prima signora di Manderley: una donna intelligente e sofisticata, bellissima, di un fascino ineguagliabile, ma anche sensibile e generosa.
Rebecca, che Maxim De Winter ha amato alla follia, con la quale ha condiviso una vita di sfarzo e felicità (feste, frequentazione del bel mondo).
Almeno questa è la convinzione che la giovane voce narrante si crea gradualmente nella sua mente. Ma nel corso del romanzo, soprattutto nell’ultima parte, non mancano le sorprese e i colpi di scena.
Per tornare al discorso della fiaba, si veda anche l’atteggiamento di Maxim nei confronti della sua seconda moglie: come un orco o un Barbablù, chiuso in sé stesso, pieno di segreti, non manifesta mai i propri veri sentimenti, geloso dei propri pensieri, sempre serioso, in genere tranquillo ma capace di terribili attacchi di ira. Non condivide una reale intimità con sua moglie che tratta con toni paternalistici come se fosse una bambina, conservando un distacco condito a volte da una strana ironia, atteggiamento che mette ancora più a disagio la ragazza.
Ulteriore dimostrazione che Rebecca la prima moglie è una ghost story è la scena in cui la voce narrante, durante una cena, si immedesima, mentre è sovrappensiero, in Rebecca al punto di immaginare di essere lei e di assumerne le sue espressioni, cosa di cui si accorge Maxim De Winter con estremo disagio. Tipica possessione mentale di un essere umano da parte di uno spettro. La ragazza arriva a dubitare della propria stessa esistenza.
Si legga anche la parte del ballo in maschera, che non descrivo nei dettagli per non spoilerare.
È da sottolineare anche la tendenza della giovane protagonista a immaginare le cose, a farsi dei veri e propri trip mentali, prevedendo il futuro suo e di coloro con cui entra in relazione. Una scelta narrativa particolare che potrebbe anche indurci a pensare che l’intera storia è un viaggio mentale della protagonista.
Questa edizione di Rebecca la prima moglie del Saggiatore è arricchita da una postfazione di Loris Tassi e da un estratto dal libro intervista di Francois Truffaut Hichtcock secondo Hitchcock, in cui il regista parla del suo film tratto dal romanzo della Du Maurier.
Consiglio la visione di questo film, con Joan Fontaine e Laurence Olivier, che riproduce abbastanza fedelmente il romanzo ed è un ottimo film, fatte salve le modifiche alla trama, che riducono fortemente il monologo interiore della protagonista e nonostante il finale hollywodiano.
Il film ha avuto anche un remake da parte del regista Ben Wheatley.
Esistono inoltre diverse serie televisive tratte dal romanzo, un’opera teatrale e un adattamento radiofonico realizzato da Orson Welles.
Rebecca la prima moglie è stata l’opera letteraria di maggior successo di Daphne Du Maurier.
L’AUTRICE
Daphne Du Maurier (1907-1989) è stata una scrittrice inglese, il cui successo internazionale è stato sancito dalla trasposizione cinematografica dei suoi romanzi Jamaica Inn e Rebecca la prima moglie e del racconto lungo Gli uccelli a opera di Alfred Hitchcock. Delle sue numerose opere ricordiamo anche Non voltarti, Il punto di rottura, Rendez-vous, Mia cugina Rachele e Il capro espiatorio. È considerata una delle scrittrici inglesi più lette al mondo.
Rebecca la prima moglie
Autore: Daphne Du Maurier
Traduttore: Marina Morpurgo
Editore: Il Saggiatore
Anno: 15 ottobre 2020
Pagine: 432
ISBN: 978-8842829027
Costo: 12,74 €
A cura di Luca Bonatesta



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