Un film che non mantiene quel che promette
Soap-opera vera e propria che ruota attorno agli sketch più famosi della popolare trasmissione
Carosello in love (Italia 2025)
Regia: Jacopo Bonvicini. Soggetto e Sceneggiatura: Simona Coppini e Arnaldo Festa. Fotografia: Gogò Bianchi. Montaggio: Marco Guelfi. Musiche: Riccardo Amorese. Produttori: Matteo Rovere, Sidney Sibilia. Case di Produzione: Groenlandia, Rai Fiction. Distribuzione (Italia): Rai Fiction. Durata: 100’. Paese di Produzione: Italia, 2025. Interpreti: Ludovica Martino (Laura), Giacomo Giorgio (Mario), Alessandro Tedeschi (Amedeo Righetti), Federico Tocci (Aldo Ceccarelli), Alberto Astorri (Renato Bonini), Guido Quaglione (Arturo Alessandrini), Isabella Mottinelli (Eliana), Giuseppe Brunetti (Salvatore Pittori), Maria Malandruccio (Anna), Massimo De Lorenzo (Marcello Marchesi), Dora Romano (nonna Gina).
Carosello in love non mantiene quel che promette e alla fine ciò che resta allo spettatore sono soltanto briciole di delusione. La fiction televisiva in una sola puntata - non si può parlare di film, né di cinema, siamo lontani mille miglia - racconta in estrema sintesi la vita italiana dal 1957 al 1976 attraverso il programma Carosello e una storia d’amore contrastata tra Laura e Mario. La storia è una soap-opera vera e propria che ruota attorno agli sketch più famosi della popolare trasmissione, un format originale ideato per promuovere prodotti commerciali senza ricorrere al sistema nordamericano. La formula dello spettacolo in pochi minuti con pubblicità finale funzionava, incantava il pubblico, tanto da rendere la trasmissione una sorta di modo di dire (“dopo Carosello, a nanna!”), amata da grandi e piccini per il mix di comicità, musica e cartoni animati che la contraddistingueva. Carosello in love merita di essere guardato solo per ricordare in breve la storia della trasmissione, anche se mai approfondita, per il resto non vale la pena, perché tutto è prevedibile, già visto e basato sui più triti luoghi comuni. Non solo, ci sono sequenze talmente assurde che fanno capire come gli autori sappiano davvero poco dell’Italia anni Cinquanta - Sessanta, basti per tutte la parte in cui il pretendente fidanzato s’inginocchia davanti alla ragazza con l’anello in mano. In quale Italia sarebbe mai accaduto senza prima aver parlato con il padre della futura compagna? E poi la scena è molto nordamericana e molto anni Duemila, ché nell’Italia dove sono vissuto mettersi in ginocchio per chiedere la ragazza in sposa non l’ho mai visto fare. Per non parlare della parte in cui Laura divorzia dal primo marito, costruita a base di assurdità storiche, senza tener conto di come funzionava la Legge Fortuna. Jacopo Bonvicini debutta piuttosto in sordina dietro la macchina da presa, assistito da Matteo Rovere e Sidney Sibilia, poco aiutato dagli sceneggiatori che imbandiscono una serie di banalità per circa due ore. Ludovica Martino è Laura, assistente regista capace e brillante, che prima cede alle lusinghe di Ernesto, poi comprende di essere sempre stata innamorata di Mario (Giacomo Giorgio), regista con pretese d’autore che conosce il successo girando Carosello. Altre incongruenze storiche sono la definizione di “cinema d’autore” che si è cominciata a usare alla fine degli anni Sessanta (certo non nel 1957) e il fatto che un regista di Carosello conceda autografi, visto che i nomi degli autori non circolavano. Carosello in love è modesta televisione, fotoromanzo puro, soap opera, telenovela clombiana e chi più ne ha più ne metta, ma tutto visto in senso negativo. Un film che non fa affezionare ai personaggi e che non appassiona con una storia narrata secondo un montaggio scolastico e consequenziale, corredata da una fotografia giallo ocra sempre uguale a se stessa, con scenografie d’epoca minimali, quasi tutte costruite in studio. Reperibile su Rai Play. Non ve lo consiglio, ma se siete curiosi di rivedere Carosello...
A cura di Gordiano Lupi


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