Heretic di Scott Beck e Bryan Woods

Audace e sofisticato

Un thriller che si distingue per la sua ambizione teorica

Heretic (Usa 2024)
Regia, Soggetto, Sceneggiatura: Scott Beck e Bryan Woods. Fotografia: Chung Chung-hoon. Montaggio: Justin Li. Musiche: Chris Bacon. Scenografia: Philip Messina. Costumi: Betsy Heimann. Produttori: Scott Beck, Bryan Woods, Stacey Sher, Julia Glausi, Jeanette Volturno, Katie Aquino, Liliane Bedford, Kai Raka. Case di Produzione: A24, Beck/Woods, Shiny Penny Productions, Catchlight Studios. Distribuzione (Italia): Eagle Pictures. Durata: 110’. Paese di Produzione: Stati Uniti d'America, 2024. Genere: Orrore, Thriller. Interpreti: Hugh Grant (sig. Reed), Sophie Thatcher (sorella Barnes), Chloe East (sorella Paxton), Topher Grace (fratello Kennedy).

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Diretto da Scott Beck e Bryan Woods il film Heretic si presenta come un horror psicologico a forte impronta intellettuale, un thriller claustrofobico che fa della dialettica la sua arma principale, sostenuto da una performance magistrale di Hugh Grant in un ruolo diabolico e inaspettato.
Il film ruota attorno a due giovani missionarie mormoni, Sorella Barnes (Sophie Thatcher) e Sorella Paxton (Chloe East), impegnate nel loro proselitismo porta a porta in una tranquilla cittadina del Colorado. Bussano alla porta del signor Reed (Hugh Grant), un uomo eccentrico e solo, che si mostra stranamente interessato alla loro fede.
Quello che inizia come un tentativo di conversione si trasforma rapidamente in un agghiacciante gioco psicologico. Intrappolate nella dimora labirintica e decadente di Reed, le due ragazze diventano le pedine di un esperimento filosofico e di sopravvivenza. Reed, un uomo di vasta cultura e profonda disillusione, le costringe a confrontarsi con le proprie convinzioni più intime, proponendo una spietata "teologia dell'orrore" dove il suo credo è il controllo e la paura. Il punto cruciale del gioco è la scelta tra due porte, etichettate "Fede" e "Incredulità", che promettono vie d'uscita opposte, in un'allegoria che mette in discussione l'esistenza stessa della salvezza.
L'ambientazione, ridotta e claustrofobica (l'intera vicenda si svolge quasi esclusivamente all'interno della casa di Reed), eleva il film a un vero e proprio dramma da camera, amplificando la tensione e l'intimità del confronto.
Il successo del film si basa in gran parte sull'eccellenza del suo ridottissimo cast e, in particolare, sulla trasformazione attoriale di Hugh Grant. La sua interpretazione è unanimemente considerata il pilastro del film. Grant abbandona definitivamente i panni del playboy sarcastico e affascinante per calarsi in quelli di un antagonista luciferino, carismatico e intellettualmente minaccioso. Il suo Mr. Reed è un moderno Norman Bates più forbito, un erudito che usa la potenza del linguaggio e della retorica per manipolare e terrorizzare. La sua candidatura a premi come il Golden Globe e il BAFTA sottolinea la portata di questa performance.
Le due giovani attrici Sophie Thatcher e Chloe East reggono il confronto con il veterano, interpretando le missionarie con un equilibrio credibile tra fervore religioso e crescente terrore. I loro personaggi rappresentano l'innocenza e la fede messe alla prova, diventando il campo di battaglia della guerra dialettica di Reed.
Scott Beck e Bryan Woods, noti per aver sceneggiato A Quiet Place, costruiscono un thriller che si distingue per la sua ambizione teorica. La prima parte del film è dominata da dialoghi densi e stimolanti, in cui Reed sfida le missionarie con la sua profonda conoscenza delle religioni e delle filosofie, riducendo la fede a mero strumento di controllo sociale basato sulla paura. Questa sezione, quasi teatrale, è vista come il punto di forza, generando paura non da minacce palesi, ma dalla forza persuasiva e disorientante dell'eresia intellettuale.
Il tema centrale è l'eterno dilemma tra Fede e Incredulità, che il film usa come metafora universale sul controllo - quello religioso, quello sociopolitico e, implicitamente, anche quello cinematografico. Il titolo stesso, Heretic, è una provocazione che spinge a riflettere sul significato di mettere in discussione il dogma.
La pellicola inizia come un thriller psicologico ad alta tensione dialogica per poi degenerare, nella seconda parte, in un confronto più fisico e in alcune incursioni in un horror più convenzionale, sebbene mai eccessivamente sanguinoso. Questa transizione, per alcuni critici, rappresenta il punto debole, dove le premesse intellettuali vengono un po' sacrificate a favore di uno slasher più generico.
Heretic è un film audace e sofisticato, che usa il frame dell'horror e del thriller per innescare una profonda riflessione su fede, paura e manipolazione. Nonostante una parte finale che non tutti ritengono all'altezza delle premesse, la pellicola è un'esperienza intensa e merita la visione, se non altro per assistere a un Hugh Grant in stato di grazia, capace di incarnare la complessità del male con un fascino diabolico. È un film che non offre risposte facili, costringendo lo spettatore a confrontarsi con i propri dogmi, rendendolo un'opera che stimola il senso critico.

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A cura di Tiziano Greco



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