Intervista ai Disease Illusion

Incontro con i Disease Illusion

Risponde Alessandro Turco, il chitarrista della band

La Redazione GHoST presenta un’intervista esclusiva ai Disease Illusion, la band dell’album Plastic Ocean.


Bilancio di Plastic Ocean: è stato ben accolto?
Plastic Ocean ha avuto una risposta decisamente positiva, sia dalla stampa che dal pubblico. Non ci aspettavamo un'accoglienza così calorosa, soprattutto dopo un cambio di direzione così netto sul piano estetico e tematico. È un disco più maturo, più consapevole, con il quale abbiamo esplorato diversi mondi limitrofi al death melodico classico, cercando di renderlo moderno al punto giusto. Per noi è stato un passo importante in linea con l’inevitabile evoluzione artistica e la crescita a cui puntiamo sempre.

State lavorando a nuova musica? Come evolverà il vostro sound?
Sì, stiamo già lavorando a nuove idee. L’intenzione è quella di spingerci ancora oltre, mantenendo la nostra matrice melodic death ma sconfinando senza limiti su altre sonorità cercando atmosfere, senza perdere l’impatto dei passaggi più aggressivi con ritmiche interessanti e non banali. Il nuovo materiale sarà probabilmente ancora più emotivo, più d’impatto cercando la genuinità della composizione che viene dal cuore.

Qualcuno di voi suona in altre band?
Sì, nel tempo alcuni di noi hanno collaborato con altri progetti, soprattutto in ambito metal estremo. Io e Zoppy (batteria) suoniamo nei Fingers to the Bone, e sono tutte esperienze che ci arricchiscono e che portiamo poi dentro i Disease Illusion.

Artwork di copertina: chi l’ha realizzato e cosa rappresenta?
L’artwork di Plastic Ocean è stato realizzato dal nostro amico Fred X Dallas (https://www.instagram.com/fredxdallas/), un artista che stimiamo moltissimo e con cui condividiamo sia il linguaggio visivo sia i messaggi che stanno dietro alle nostre opere artistiche. Il suo stile è estremamente personale e riconoscibile, e quando abbiamo visto le sue creazioni ce ne siamo innamorati immediatamente. La collaborazione è nata in modo naturale, quasi inevitabile.
L’immagine rappresenta la bellezza soffocata, la natura deformata dall’intervento umano: un oceano “plastificato”, un mondo che si sgretola ma che prova comunque a respirare. È il simbolo della condizione umana contemporanea: fragile, intrappolata, ma ancora viva che lotta per la sopravvivenza.

State suonando molto dal vivo in questo periodo?
Stiamo portando Plastic Ocean in giro il più possibile. Ogni data per noi è un’occasione per dare nuova vita ai brani, e per sentire il calore delle persone che ci seguono. Suonare dal vivo resta la dimensione in cui ci sentiamo più veri. A marzo saremo di supporto ai Cryptosis assieme agli amici Ex Cinere Resurgo in un breve tour di 3 date in Italia, da non perdere assolutamente e altre date stanno bollendo in pentola e verranno pubblicate a breve sui nostri canali.

Dopo tanti anni, cosa vi dà ancora la spinta per andare avanti?
La risposta è semplice: la passione. Senza quella avremmo smesso da tempo. Lavorare nella musica oggi è complicato, soprattutto per una band italiana che si muove in un genere di nicchia. Ma il bisogno di esprimerci, di liberarci attraverso i brani, di creare qualcosa che parli a qualcuno è ciò che ci tiene vivi. Finché questa fiamma rimane, noi andremo avanti.

Cosa ha portato il vostro sound a diventare più accessibile? Da dove arrivano le influenze dark?
Uno dei nostri obiettivi principali quando componiamo è sicuramente la cura di ogni minimo dettaglio, ovvero c’è un grande lavoro di produzione fuori e dentro lo studio affinché ogni momento del disco risulti interessante e studiato accuratamente. Inoltre negli ultimi anni abbiamo sentito la necessità di rendere il nostro messaggio più diretto, più incisivo. Non si tratta di “ammorbidire”, ma di comunicare meglio rendendo il messaggio più accessibile anche grazie al supporto di momenti nel brano non sempre a 220 bmp in 32esimi. Rendere alcuni passaggi più accessibili ci ha permesso di dare ancora più peso ai momenti più intensi.
Le influenze dark arrivano dalle nostre esperienze personali e dal mix di gusti musicali diversi che si incontrano nei Disease Illusion, fatte di letture, film, musica e stati d’animo che hanno naturalmente trovato spazio nei brani. È un’oscurità più emotiva che estetica.

Con chi vi piacerebbe suonare o andare in tour?
Beh ovviamente ci piacerebbe condividere il palco con band che hanno segnato la nostra formazione, ovvero i grandi super big svedesi padri fondatori come At the gatesDark TranquillityIn Flames, ma potremmo citare altre mille band con cui sarebbe un onore condividere il palco, ma in realtà siamo aperti a qualsiasi collaborazione che nasca dalla voglia di portare bella musica genuina dal vivo.

Conclusione libera
Grazie per lo spazio e per il supporto. Continuate a supportare la scena, a venire ai concerti, a vivere la musica con il cuore. E come sempre: piantate un albero nella nostra foresta su Treedom. È un piccolo gesto che può fare la differenza.

La recensione dell'album Plastic OceanVISIONA >>

A cura di Knife.



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