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Jenifer: istinto assassino di Dario Argento


Poliziotto in piena crisi esistenziale incontra Jenifer ragazza deforme e la salva da un folle che sta per ucciderla; tra i due nascerà una sorta di morbosa attrazione che sfocerà in un incubo surreale dai  risvolti terrificanti.
Dario Argento con questa pellicola conferma la fase splatter che sta attraversando e ultimamente contraddistingue le sue opere.
Insieme al discutibile La terza madre questa pellicola estremizza alcuni clichè tanto cari al genere horror e utilizza una visione più disturbante che inquietante, spingendo su un ritorno emotivo più di stomaco che psicologico.
Argento proviene dal thriller e Jenifer rappresenta un terreno alquanto insidioso per un regista avvezzo a tematiche psicologiche e tensive tipiche dei genere.
La scelta di utilizzare uno script ibrido, a metà strada tra fantasia e realtà, facilita il compito al regista che si inserisce in questo doppio registro fornendoci vari spunti di discussione nonostante la storia in se non brilli per originalità, innumerevoli le citazioni e adatte al timbro narrativo peculiare dei film sui freak.
Dal capolavoro di Tod Browning all’ottimo Il tunnel dell’orrore di Hooper  la deformità come stato mentale più che fisico ritorna in questo film per tramutarlo in una sorta di fiaba nera ben radicata nell’odierna società e contestualizzata in maniera più che realistica.
Jenifer, cannibale metropolitano, raccoglie in se la bellezza della mostruosità che molte volte ci affascina spingendoci oltre il limite estremo del lecito forzandoci a rivalutare i nostri canoni estetici e a nutrire una morbosità latente ma insita nell’animo umano.
E’ chiaro che questa fase creativa di Argento rispecchia comunque una trasformazione a livello visivo della società contemporanea che trasforma lo spettatore ormai assopito da una miriade di input estremi e non filtrati in un sonnolento e annoiato fruitore di violenza difficile da destare.
Come Henenlotter ci ricordava  con il suo Basketcase, storia di Bradley e del suo mostruoso e deforme fratello siamese Belial  che si rivela non solo semplice appendice ma parte consistente e traviata della psiche del giovane, che anche con un’operazione chirurgica atta a togliere la parte “malata” rimane forte e indissolubile il legame con essa. 
  
Jenifer usa la sua mostruosa e deforme sensualità per catturare le sue prede e come una bambina in cerca di protezione attira a se uomini in difficoltà affettive, con una propensione alla protezione del prossimo, non per niente la sua vittima è un poliziotto, la provenienza di questa “sirena” sui generis rimane avvolta nell’oscurità, ma non passa minuto che la domanda non si affacci nella mente dello spettatore senza, giustamente, avere una risposta.
Jenifer si appropria di un immaginario filmico ben radicato e provvisto di una propria mitologia, lo condensa, e Argento lo fa suo donandogli quella capacità visiva di sorprendere visivamente lo spettatore senza aver alcun aiuto dalla sceneggiatura piatta e senza guizzi. Certo siamo lontani dall’Argento sperimentatore e sorprendente nelle soluzioni visive, ma visto il prodotto e la quasi totale assenza di qualsivoglia censura non si può non apprezzare anche questa piccola opera che rispecchia appieno il momento artistico di un maestro del genere.
  
Il comparto tecnico è, come in molti prodotti made in USA, ottimo per un prodotto concepito soltanto per l’home video.
Gli effetti speciali sono di altissima qualità affidati a due veterani del calibro di Howard Berger e Greg Nicotero, già apprezzati in pellicole come Dal tramonto all’alba e Sin city.
Un’ultima curiosità, la colonna sonora di Jenifer è stata affidata a Claudio Simonetti ex-leader dei Goblin band che ha musicato la maggior parte dei capolavori di Dario Argento e che qui rivisita in maniera minimalista e nostalgica alcuni suoi cavalli di battaglia.
 
Masters of horror vol.1
Jenifer: istinto assassino di Dario Argento
 
Giudizio: discreto 

a cura di Pietro Ferraro