Dimenticate Twilight e qualsiasi altro film di vampiri abbiate mai visto.
Dimenticate film pieni di effetti speciali e vampiri bellocci dark e
dandy. Questa pellicola è essenziale, cruda nella sua scenografia
ristretta e a tinte cupe, ambientata in una Svezia nevosa, rigida nella
sua poca spettacolarità, ben diversa dai tanti scenari americani a cui
ci siamo abituati.
Il film è ambientato in un sobborgo di Stoccolma
sommerso dalla neve. Vengono rappresentati bisogni semplici, basilari:
mangiare, bere, dormire, amare qualcuno. E oggetti semplici: non ci sono
cellulari, macchine di lusso, abiti firmati e battute orecchiabili
quanto scontate. «Te lo dico subito, non posso essere tua amica». Molti
grandi amori cominciano cosi’. Quello di Eli e Oskar però non è un amore
come gli altri.
Perché entrambi hanno 12 anni, anche se come
precisa lei «non ricordo più da quanto». Perché Oskar è perseguitato dai
bulli della scuola, mentre Eli, così fragile in apparenza, è forte e
decisa. E perché, come scopriremo poco a poco insieme ad Oskar, Eli deve
bere sangue umano per vivere.
Nel mondo dei protagonisti Eli e Oskar si lotta per sopravvivere e a volte nemmeno ci si riesce.
Che differenza tra i vampiri patinati e trendy di Twilight
e la piccola Eli. Magra, solitaria, selvaggia, la piccola Eli si
rifugia insieme ad Hakan in uno sperduto sobborgo di Stoccolma.
Eli
non ha freddo, non sopporta la luce e ha uno strano odore. Ha bisogno di
sangue per sopravvivere e non seleziona le sue prede.
L'incontro con Oskar, anche lui un sopravvissuto magro, pallido, figlio di genitori separati cambierà le vite di entrambi.
Oskar scopre un sentimento nuovo, Eli lo aiuta ad affrontare i suoi
problemi. Ognuno dei due permette all'altro di entrare nel suo mondo. Si
innamorano, di quell'amore pulito e totale come sanno esserlo solo
certi sentimenti infantili.
Non mancano così i momenti toccanti, mai forzati ma sempre genuini e in grado di rilasciare emozioni spontanee e veritiere.
La metafora del vampiro come "diverso", come
predatore, è una metafora violenta, ma mai quanto certe realtà
apparentemente normali. E l'amore è l’unica e l’ultima salvezza a cui
credere.
Dal romanzo omonimo dello svedese
John Ajvide Lindqvist, che è anche sceneggiatore del film, uno dei
migliori horror della stagione, un autentico gioiello, che “usa” il
genere trasfigurandolo in qualcosa di ben diverso. Un film
sull'educazione all'amore come non se ne vedevano da anni. Bello,
pervaso da un'atmosfera surreale e rarefatta che esprime al meglio
l'immaginario da favola nordica.
Un film che è una chiara
dimostrazione che l'horror ha ancora pretese di serietà, e non si limita
ai vari remake o ai teen-movies. (Fonte Globalpress)
Giudizio: eccellente.
a cura di Simona Pugliesi