Incontro con Stefano Simone, regista underground


Pubblico per il portale GHoST un'intervista rilasciata dal regista pugliese Stefano Simone, del quale su queste pagine un collega ha postato la recensione del corto Kenneth uno dei tanti lavori del giovane autore.
 
Stefano, ti avranno già fatto innumerevoli volte questa domanda ma come capirai un’intervista non può che partire da qui. Come nasce la tua passione per il cinema e, in particolare, per la regia?
Intanto un saluto a tutti coloro che stanno leggendo quest’intervista. Allora, i film che mi hanno fatto amare il cinema sono Indiana Jones e il tempio maledetto e Lo squalo, entrambi del regista che io personalmente reputo il migliore di tutti i tempi, Steven Spielberg.
Ovviamente è stato anche il primo autore che ho conosciuto: in pratica, guardando i suoi film, è nata in me una passione SMISURATA per la regia e, di conseguenza, per il cinema... 
 
Hai dei registi da cui cerchi di ispirarti?
Come appena detto, Spielberg è il regista che mi ha fatto amare il cinema; di conseguenza, non può non avere almeno una minima influenza su di me. Minima perché, come si può immaginare facilmente, realizzo film che non hanno niente in comune con quelli di Spielberg; perciò questo cineasta merita un discorso completamente a parte...
Per quanto riguarda il mio genere... mah, in particolare non mi ispiro a nessun regista, cerco di seguire una strada personale. Inoltre sono molti gli autori che mi piacciono. Diciamo che tra tutti forse Carpenter, Romero, Friedkin e Cronenberg sono quelli che prediligo. Ma come posso non citare Hitchcock, Siegel, Peckinpah, Leone, Lenzi, Di Leo, Soavi, Dario Argento e tanti altri?!
 
Come lavori sul set? Il tuo motto è "la prima buona" oppure ripeti meticolosamente le scene, e pretendi dagli attori particolari portamenti ed espressioni predeterminate in fase di sceneggiatura?  
Se la prima scena la trovo già buona non sto di certo a perdere tempo per farne altre; anzi, in genere sono sempre le prime le migliori, soprattutto perché gli attori sono più freschi (e, credetemi, in queste produzioni la freschezza dell’attore – specie se alle prime armi - conta molto!). Per quanto riguarda la seconda domanda... eh! Come già accennato in un’altra intervista rilasciata su Manfredonia.net, sono un regista che non tende a valorizzare (non a "dirigere", attenzione!) gli attori, perché chiedo all’interprete in questione sempre "sguardi neutri". Insomma, sono un sostenitore dell’"esperimento Kulesov": un attore guarda qualcosa; l’inquadratura seguente ci mostra questo qualcosa (quindi è una "soggettiva"); stacco e ritorno sul volto dell’attore con conseguente interpretazione da parte dello spettatore dello stato d’animo del protagonista e del contesto in generale.
 
La tua carriera da videomaker ha inizio con dei thrilling dalle contaminazioni horror, penso a "Istinto Omicida" (riferimenti alla metempsicosi) e a "L’uomo vestito di nero". Poi ti sei buttato sui noir con forti connotazioni drammatiche. Bene, hai deciso di cambiare genere o ritornerai ad atmosfere più fantastiche nei tuoi prossimi lavori?  
Il prossimo sarà sicuramente un horror a tutti gli effetti. In ogni modo, faccio film che in quel momento sento di girare. Dopo L’uomo vestito di nero che, come hai detto giustamente è una pellicola più "fantastica" che orrorifica, avevo voglia di fare film più realistici, anche perchè cominciavo ad appassionarmi al genere "poliziesco-noir". Così ho fatto Lo storpio, Contratto per vendetta e Kenneth. Ora invece voglio riportare in vita Zio Tibia! Ah ah ah ah!!!!
 
Vedendo i tuoi corti, notiamo che non ricorri all’effetto truculento, ma prediligi un taglio più soft. È solo un problema di budget o dipende dai soggetti che hai affrontato sino a ora?  
Dipende solo ed esclusivamente dai soggetti. Basta dire che in altri film, specie negli ultimi tre, ho mostrato e non poco! E da alcuni spettatori sono stato anche criticato!
 
Il budget è spesso un grosso problema per i prodotti amatoriali. Per ora, penso di poter dire, hai sempre girato a zero budget; credi nel tuo prossimo futuro di poter ottenere dei fondi per tentare di mettere in scena una sceneggiatura più pretenziosa?  
Pensi benissimo! Ho sempre girato a budget ultra-zero! Sicuramente se riuscirò ad ottenere dei fondi tanto di guadagnato; ma, come ho sempre detto, la limitatezza del budget non la considero un problema (mi riferisco anche a registi di fama internazionale), semplicemente perché mi stimola ad essere sempre più creativo e a ricavare il massimo con niente! Inoltre, considera che sono un sostenitore del cinema indipendente, dei b-movie e dell’exploitation…
 
Oltre che regista, Stefano Simone è anche sceneggiatore di tutti i suoi corti, tranne l’ultimo. Continuerai su questa strada oppure, vista la recente collaborazione con Emanuele Mattana, hai deciso di affidare la scrittura dei tuoi prossimi lavori a dei collaboratori?  
Trovare un ottimo sceneggiatore era il mio sogno! Ora che ci son riuscito, non ho motivo di continuare a scrivermi da solo i film...
 
Quasi tutti i tuoi film sono tratti da opere narrative. Come mai questa scelta, nutri un po’ di sfiducia per i soggetti originali?  
Assolutamente no. Un soggetto originale può essere geniale o scarso, così come un racconto. Forse, lavorando su soggetti altrui, ho una sensibilità maggiore e riesco a individuare meglio i difetti e i pregi della storia, in modo tale da apportare le necessarie modifiche.
 
Visto che dimostri un certo interesse per la narrativa, puoi dirci quali sono i tuoi scrittori preferiti.  
Stephen King e Edgar Allan Poe. Li trovo geniali! Anche se sono autori completamente diversi.
 
Parlaci di "Istinto Omicida" e di "L’uomo vestito di nero". Quali sono le tue impressioni? 
Istinto omicida è un prodotto quasi amatoriale, perché l’ho realizzato con una telecamerina da 1 ccd quando avevo 20 anni e non conoscevo ancora bene tutte le tecniche registiche-narrative: in questo film do poco spazio alle immagini, favorendo troppi dialoghi lunghi e… a tratti anche pesanti. In ogni modo, preso per quel che è (particolare non da poco), lo considero un discreto prodotto. L’uomo vestito di nero è il primo passo verso la professionalità: realizzato con gli stessi mezzi del precedente, si nota immediatamente il miglioramento sia tecnico che narrativo. Inoltre è anche molto sperimentale: ho usato le dissolvenze incrociate e i leitmotiv sonori (i trucchi più vecchi e artigianali del cinema!) per rendere credibile l’apparizione-sparizione del diavolo.
 
Concludiamo l’intervista parlando del futuro. Che progetti hai in cantiere?
Attualmente sono alle prese con il progetto Cappuccetto Rosso tratto da un racconto di Gordiano Lupi. Ho poi in cantiere un lungometraggio a carattere religioso, ma non è da escludere che nel frattempo giri anche qualche altro corto. E poi ho una miriade di soggetti che, a poco a poco, metterò su "celluloide" (lo so che siamo nell’era digitale, ma per me il cinema resterà sempre celluloide! Sigh sigh).
 
Un’ultima domanda, pratica e utile per i nostri lettori. Un appassionato di cortometraggi underground dove o come può recuperare i tuoi lavori?  
Può contattarmi tranquillamente al mio indirizzo e-mail: matisse_05@libero.it. Sarò ben lieto di spedire i miei lavori.
 
 
Un ringraziamento a Stefano Simone, per la sua cortesia e la disponibilità prestata nel rilasciare questa intervista, con un caloroso augurio per il prosieguo della sua attività di regista. 

a cura di Matteo Mancini