Dal suo microcosmo esemplare di Nocella di Campli,
lo sperduto villaggio che è insieme centro di un universo popolato e
fremente, e fratello di tutti gli altri sconosciuti piccoli universi
cari a ciascuno di noi, Alleva lancia folgoranti messaggi in bottiglia…”
(Antonia Arslan).
“Capita di rado di aprire un libro di poesia intenso e strutturato come La tana e il microfono;
in un tempo in cui i poeti raccolgono i frammenti delle proprie
esperienze personali spacciandole per universali, o raccontano le
proprie storie come fossero brandelli significativi di Storia, Antonio
Alleva ci consegna uno dei libri più alti e consapevoli di questi ultimi
decenni…” (Mauro Ferrari).
“Bianco,
bianco, tutto bianco. / mi chiedo se avrebbe ancora senso/ ma il
fascino resta indenne ci prende/ la mistica del se riusciremo un giorno/
ad innalzare la scrittura all’apice del silenzio/ se mai riusciremo un
giorno a lasciarlo davvero tutto bianco questo foglio”./
Il
foglio bianco è immobile, aspetta una manifestazione dal luogo in cui
nulla si crea e nulla si distrugge mentre il Poeta si chiede se oltre
l’involucro, “a quel punto preverrà la mistica del lasciarsi colare
su quelle antiche gocce di bel sangue se si dichiarerà fallito
l’ennesimo tentativo di battere dio facendosi solo fruscio facendosi
solo lo scrivere o se invece avrà stravinto l’invisibile raggiante
l’io-vivente come un dondolo felice tra gli alberi e la sapienza che già
precedevano la carta”.
Ci fu un tempo in cui la sapienza degli
uomini precedeva la carta, era il tempo degli uomini guidati dagli dèi e
dalle voci considerate come persone; voci alle quali l’uomo ha dato un
senso solo successivamente. Antonio Alleva, all’interno del suo testo
poetico, dal titolo geniale, “La Tana e il microfono” Edizioni Joker,
descrive l’origine della coscienza capace di interagire con tanti Io,
pronti a divenire voci o messaggeri divini in un tempo contemporaneo, in
cui solo i poeti percepiscono che l’essere non è solo materia, ma
possiede una dimensione più profonda e segreta, pulsante,
incontrollabile. A quel punto, prevale la mistica del lasciarsi colare su quelle antiche gocce di bel sangue
e così; gocce d’inchiostro fuoriescono come frammenti d’inconscio e
sporcano un foglio bianco sul quale l’autore dirige tutte le energie. In
questa straordinaria plaquette di Antonio Alleva, l’essenza del tutto
si concentra nelle essenze dei singoli e versa con stilemi originali su
di esse. L’autore stesso, assiste in silenzio alla pratica attiva del
pensiero che si manifesta in una sorta di inatteso linguaggio che può
essere percepito attraverso un attento sentire. Il senso si estende nel
suo immediato divenire nello spazio bianco tra il silenzio e la
necessità di parola, in cui si trova un tempo che volteggia come una
piuma tra il raccoglimento e il palcoscenico, l’armonia e la platealità,
il grembo e la moltitudine. Sembrano i binomi di una contraddizione che
spesso l’uomo si trova a fronteggiare e che Antonio Alleva, inserisce
tra interno ed esterno, stagliandoli in una poetica discorsiva fatta di
oggetti, paesaggi, simboli e sonorità; sul filo di una maturità
espressiva notevole che affonda le sue radici in un rinnovamento
lessicale che la lirica del nostro tempo sperimenta. Il suono racchiuso
nei bisbigli degli animali fruga contemporaneamente nel celeste, arriva
dritto sulle ali degli angeli, regalando una realtà alle immagini.
Tuttavia, quando la parola suona in maniera esplicita depista, pur
riuscendo a sopraffare il dolore, a mitigare il senso di colpa ed a
scaricarsi in forma sulla carta malgrado tutto. Viene in aiuto nella
resistenza anche quando si presta a più significati; elevandosi nel tono
quando esulta, oppure, al contrario, sussurrando mentre vaga tra i
versi di una poesia, avvolta nel bisogno di rimuovere per ritrovare la
strada che conduce alla rinascita. Come nel secondo Novecento
l’evoluzione prosastica si oppone alla linea ermetica, così il verso di
Antonio Alleva, illumina le azioni del quotidiano avvicinandosi alla
poetica delle neoavanguardie pur conservando aloni di senso e
coincidenze di natura in un’ insieme di cose piccole; protagoniste e
simboli del suo affascinante universo. L’autore, tra il libro e la
vita, concentra il flusso dei pensieri nelle immagini reali; “dai
Papija tira fuori quelle 4 pezze di plastica a colori quelle strisce di
canna quel rocchetto di filo e vediamo di ricordare anche con una mano
sola come si fa” (da Il GT ragazzi in diretta da Kabùl) le quali,
scandiscono ogni dettaglio delle piccole cose, attestando che le
procedure per ricostruire un aquilone servono per sognare ancora con
gli occhi incollati nel cielo prima che partono i primi spot sull’arrivo dei videogiochi al centro di kabùl.
In tutte le poesie di Antonio Alleva il senso si regge e si alimenta di
palesi limiti che confermano quanto tutto ha bisogno di una forma,
quanto il tutto, nasce dall’uno e diventa il nostro gruppo di
appartenenza, il nostro paese, il nostro giardino, l’amata patria.
Antonio Alleva, dalla sua tana “Nocella di Campli” annuncia al mondo di
aver ritrovato la sua anima e tra l’essere e l’apparire, sceglie il
microfono per comunicare la sua intrigante poesia e diluire con speciali
invenzioni linguistiche la consapevolezza del nostro destino. Dalla sua
tana, ricompone il tempo e la sua caducità, in un frammento di poesia
pulsante, frutto di ciò che i suoi occhi possono contenere, occultando
l’io narrante in un filo d’erba, bersaglio al gioco delle correnti,
senza nessun tutor, e senza nessuna pietà. Essere brevità l’ultimo esile
esempio di come tutta quella forza assurda fosse intrecciata così male a
tutta quella assurda fragilità. “Poesia del filo d’erba”.
Antonio Alleva
è nato ed è tornato a vivere a Nocella di Campli (Teramo). Ha
pubblicato Le farfalle di Bartleby (Edizioni Tracce, 1998) e Reportages
dal villaggio in 7 Poeti del Premio Montale – 2000 (Crocetti, 2001). E’
presente in Vent’anni di Poesia – Antologia del Premio Montale 1982 –
2002 (Passigli, 2002), in Ondate di rabbia e di paura (Rai-Eri, 2002),
L’amore, la guerra (Rai – Eri/ Ibiskos 2004), 4 poeti abruzzesi
(Edizioni Orizzonti Meridionali, 2004) e in Diversi-Poeti per Sim-patia
(DIA-LOGOlibri, 2004).Della sua poesia si sono occupate le riviste:
Atelier, sito web di Poesia e Sinestesie, la Clessidra, Il Monte
Analogo.
SCHEDA LIBRO
Titolo: La tana e il microfono
Autore: Antonio Alleva
Editore: Joker Edizioni
Anno di pubblicazione: 2006
a cura di Carina Spurio