In una conferenza stampa del dicembre 2007 Burton asserì
di voler realizzare un film che rispettasse il più possibile la
sacralità della storia e che fosse il più vicino al racconto originale
di Carroll. Forse, dopo tre anni, il regista statunitense si è pian
piano scordato tutti i buoni propositi con i quali aveva iniziato le
riprese, finendo per girare un prodotto né carne né pesce, capace di
allietare solamente lo sguardo dello spettatore grazie ad effetti
speciali finemente dosati senza eccedere e grazie anche ad una
fotografia estremamente accurata, fredda al punto giusto e mai
fastidiosa. Se pensate di assistere ad un film di Tim Burton, mettetevi
il cuore in pace: le uniche tracce del suo stile si ritrovano solamente
qua e là in quelli che potremmo definire i suoi topoi, accuratamente
disseminati lungo i 110 minuti circa del film, ma che in realtà iniziano
a diventare una cifra stilistica grossolana e fastidiosamente
auto-celebrativa: ci penseranno quindi le onnipresenti musiche di Danny
Elfman (alter ego sonoro di Burton); l’immancabile (e davvero stanca)
presenza di Johnny Depp (più Mago Galbusera che Cappellaio
Matto) e della bella Helena Bonham Carter (anche lei ovviamente
purosangue burtoniana), ci penseranno loro, dicevo, ad attenuare in
qualche modo il gigantesco brutto presentimento che inizia scatenarsi
immediatamente dopo la visione del castello fatato della Walt Disney Pictures,
preludio inequivocabile ad un coitum interruptus di fantasie gotiche e
necrofile “alla Burton” che qui, appunto, non trovano alcuno sfogo.
E poi la vicenda… Alice In Wonderland
è l’ennesimo film che si aggiunge alla schiera dei “dove eravamo
rimasti” e che si trascina stancamente riciclando personaggi e
situazioni, mentre mette in scena un qualcosa di poco distante dai film
del ciclo Fantastica Avventura della domenica pomeriggio di Italia1. Piange il cuore a dirlo, ma questa Alice è ben poca cosa.
Voto: insufficiente
Di seguito il trailer originale in italiano: