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Alice in Wonderland di Tim Burton

Sono ormai passati tredici anni da quando la piccola Alice si trovò per caso nel Paese delle Meraviglie e, adesso, come giovane ragazza orfana di padre, si trova a dover fare i conti con alcuni fastidiosi problemi, primo fra tutti le pressanti attenzioni dei suoi parenti nei riguardi della sua condizione di ragazza diciannovenne “ancora senza marito”. Alice ha rimosso completamente il suo viaggio in quel mondo fantastico, ma ogni tanto riaffiorano qua e là immagini e sensazioni che la riportano prepotentemente laggiù, facendola sempre stare con la testa fra le nuvole. Un giorno la ragazza partecipa ad un ricevimento, salvo poi scoprire che in realtà si tratta di una festa organizzata dal lord Hamish Ascott per chiederle di sposarla; messa alle strette dalla proposta fatta davanti a tutti gli invitati, la ragazza scappa via lasciandoli tutti di sasso, mettendosi alle calcagna del Bianconiglio che aveva visto correre poco distante da lì. Dopo una breve corsa la ragazza vede il roditore gettarsi dentro un buco nel terreno e, dopo essersi sporta troppo per cercare di vedere qualcosa, vi cade anche lei, precipitando a lungo nella profondissima insenatura e atterrando in una sorta di stanzina con un tavolo al centro…


In una conferenza stampa del dicembre 2007 Burton asserì di voler realizzare un film che rispettasse il più possibile la sacralità della storia e che fosse il più vicino al racconto originale di Carroll. Forse, dopo tre anni, il regista statunitense si è pian piano scordato tutti i buoni propositi con i quali aveva iniziato le riprese, finendo per girare un prodotto né carne né pesce, capace di allietare solamente lo sguardo dello spettatore grazie ad effetti speciali finemente dosati senza eccedere e grazie anche ad una fotografia estremamente accurata, fredda al punto giusto e mai fastidiosa. Se pensate di assistere ad un film di Tim Burton, mettetevi il cuore in pace: le uniche tracce del suo stile si ritrovano solamente qua e là in quelli che potremmo definire i suoi topoi, accuratamente disseminati lungo i 110 minuti circa del film, ma che in realtà iniziano a diventare una cifra stilistica grossolana e fastidiosamente auto-celebrativa: ci penseranno quindi le onnipresenti musiche di Danny Elfman (alter ego sonoro di Burton); l’immancabile (e davvero stanca) presenza di Johnny Depp (più Mago Galbusera che Cappellaio Matto) e della bella Helena Bonham Carter (anche lei ovviamente purosangue burtoniana), ci penseranno loro, dicevo, ad attenuare in qualche modo il gigantesco brutto presentimento che inizia scatenarsi immediatamente dopo la visione del castello fatato della Walt Disney Pictures, preludio inequivocabile ad un coitum interruptus di fantasie gotiche e necrofile “alla Burton” che qui, appunto, non trovano alcuno sfogo. 

E poi la vicenda… Alice In Wonderland è l’ennesimo film che si aggiunge alla schiera dei “dove eravamo rimasti” e che si trascina stancamente riciclando personaggi e situazioni, mentre mette in scena un qualcosa di poco distante dai film del ciclo Fantastica Avventura della domenica pomeriggio di Italia1. Piange il cuore a dirlo, ma questa Alice è ben poca cosa.



Voto: insufficiente


Di seguito il trailer originale in italiano: