Kamikaze Girls di Tetsuya Nakashima

La giovane Momoko è una studentessa che vive a Shimotsuma, un minuscolo sobborgo perso tra le campagne giapponesi. Un luogo assolutamente inadatto a una che avrebbe voluto nascere nel periodo Rococò francese e che non pensa ad altro che all’alta moda italiana. Il padre di Momoko è un ex yakuza, un tempo addetto allo spaccio di falsi capi di Versace e simili, e costretto al ritiro dalla malavita dopo essere stato colto in flagrante. Per mettere da parte qualche soldo, Momoko decide di mettere un annuncio nel quale afferma di avere degli autentici Versace da vendere a prezzi molto economici, quando in realtà si appresta a rifilare alla gente la vecchia merce fasulla avanzata dal padre. All’annuncio risponde la rozza, ma buona Ichigo, una giovane motociclista (che in realtà guida uno scooter) facente parte di una banda di bikers al femminile. Dopo qualche contrasto iniziale tra le due (soprattutto perché Momoko trova Ichigo alquanto invadente e poco elegante) il loro rapporto si trasformerà gradualmente in una grande amicizia.

Con Kamikaze Girls (Shimotsuma Monogatari, 2004), Tetsuya Nakashima firma forse il suo lungometraggio più famoso (se escludiamo il suo ultimo Confessions Kokuharu, 2010), ma soprattutto uno dei prodotti più bizzarri e surreali degli anni 2000, un decennio molto particolare che ha visto un graduale e sempre più significativo avvicinamento dell’estetica manga nel mondo del cinema dal vero, iniziato concretamente già con i film di Kitano Takeshi dalla fine degli anni ’80. Gli inserti animati (ad opera del celebre Studio 4°CMemories, Spriggan, Animatrix, Tekkonkinkreet…) confermano questo stretto legame, così come le numerose parentesi non-sense (Momoko bambina che improvvisamente si solleva da terra e inizia a librarsi in cielo; l’assurda pettinatura di “Unicorn” Ryuji); e le tipiche pose statiche degli attori, una più probabile citazione delle vignette dei fumetti cartacei, questa, più che un colto richiamo alle posture tipiche del teatro No. Ma Kamikaze Girls è soprattutto un film divertente, leggero (quasi nebuloso) che trova negli effetti speciali e nella comica assurdità dei personaggi e delle situazioni la sua più profonda ragion d’essere. Le bellissime Momoko (Kyoko Fukada – la prominente Doronjo del recente Yattaman di Miike Takashi) e Ichigo (Anna Tsuchiya, attrice e cantante nippo-americana) sottolineano una ricerca stilistica intensa e mirata che possa avvicinare il più possibile l’estetica di questo film a quella sempre perfetta degli anime ai quali si rifà. Bello perché assurdo, assurdo perché troppo bello.
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Voto: molto buono.
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Di seguito il trailer ufficiale in lingua originale:
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