Storia
di Giovanna D’arco, patrona di Francia, che contribuì alla liberazione della
Città di Orleans dalla dominazione inglese durante la Guerra dei Cent’anni,
consentendo ai transalpini di riottenere un punto nevralgico perso ormai da
tempo. Una volta ottenuta la vittoria, Giovanna punta a cacciare
definitivamente gli inglesi dal paese, ma quando Carlo VII di Valois viene
incoronato Re di Francia ecco la via diplomatica tra le due nazioni nemiche
diventa quella più auspicabile. L’ex delfino di Francia scarica così la sua
pupilla Giovanna, divenuta un ostacolo troppo grande a una pacifica soluzione
fra le due potenze, vendendola agli stessi inglesi che la processano per
eresia. Verrà condannata al rogo. Solo nel 1909 Papa Benedetto XV la
beatificherà.
Premio César per migliori costumi e
miglior sonoro; e Premio Lumière per
miglior film e miglior regista nel 2000, Giovanna
D’arco (The Messenger: The Story of Joan of Arc, 1999) è la versione “Bessoniana”
della storia di questa grande eroina realmente esistita. E infatti Besson la
racconta proprio a modo suo, con la sua impronta inconfondibile. Arruola la
bellissima Milla Jovovich (già presente nel suo Il quinto elemento – The
Fifth Element, 1997) e la dirige magistralmente, amplificando la follia del
personaggio attraverso una serie di grandangoli e primi piani stordenti e
improvvisi, rendendola molto simile ad Anne Parillaud nella sua squilibrata e
tragica Nikita (id., 1990). E la stessa Jovovich non è da meno,
recitando con passione rabbiosa in una delle sue migliori interpretazioni di
sempre. Follia incontrollabile, euforia quasi mistica e protagonisti dalle
caratteristiche marcate: la Giovanna D’arco
di Besson diventa un inno all’adrenalina e all’instabilità, come consueto nei film
del regista francese, tanto che i visi noti di John Malkovich, Faye Danaway e
Dustin Hoffman tendono a quasi a smorzare l’effetto graffiante dato dalle
atmosfere inconsuete.
Uno spettacolo per gli occhi; un
divertimento aggressivo: Luc Besson, signore e signori.
Voto: molto buono