Prodotto da una società che per l’occasione si fece chiamare “Lycanthrope Films Limited”, Un lupo mannaro americano a Londra inizia con una vacanza, nell’Inghilterra del nord, che due studenti americani, David e Jack stanno trascorrendo.
I due ragazzi percorrono una fitta brughiera e, sorpresi dal freddo della sera, cercano rifugio in una locanda che stranamente porta una sinistra insegna: “L’Agnello Macellato” (gli interni sono stati girati in un pub chiamato The Black Swan - Il cigno nero a Ockham nel Surrey). Dentro non vi trovano né cibo né alloggio e nemmeno una buona accoglienza dato che i presenti sono un gruppo di persone silenziose e alquanto bizzarre. I due ragazzi si accomodano e Jack nota una particolare stella a cinque punte impressa sul muro tra due candele accese e chiede il significato ai clienti del locale. Immediatamente però tutti quanti si ammutoliscono e i due turisti vengono scacciati non prima d'essere stati avvertiti nel tenersi sulla strada maestra ed evitare così la boscaglia; ma l’oscurità e la pioggia spinge inevitabilmente i due giovani proprio verso il folto.
David e Jack sentono ululati minacciosi avvicinarsi a loro, finché una belva li assale. Jack viene massacrato a morte mentre David, ferito in modo grave, entra in coma.
Tre settimane dopo, il superstite, ricoverato in un ospedale londinese, narra quel che è accaduto ma nessuno gli crede: i gestori della sinistra locanda hanno disperso le tracce dunque la polizia è convinta che sia stato un maniaco, e il medico legale è troppo razionale per credere ai lupi mannari. Anche Alex, la simpatica infermiera che accoglie David nella propria abitazione quando viene dimesso, non gli crede, pensa solo che il giovane si senta in colpa per l’amico cui voleva bene e che non ha potuto salvare.
Ma intanto il giovane David ha degli spaventosi incubi: gli sembra di essere un animale che batte la brughiera cibandosi di carne cruda e come se non bastasse anche l’amico Jack, ogni volta sempre più putrefatto, gli fa visita in clinica e a casa. Ma quest’ultimo non è assolutamente un sogno ma bensì Jack, tornato da “non-morto” che lo avverte di stare in guardia perché su di lui pesa una sconcertante maledizione: David, infatti, è diventato un lupo mannaro capace di trasformarsi in una bestia assetata di sangue nelle notti di luna piena e che ucciderà accrescendo così il numero dei non-morti. L’unico rimedio per spezzare la linea di sangue è quello di eliminare la persona infetta: David dunque si deve uccidare. Ma egli, sostenuto dall'amore di Alex, non ha intenzione di seguire il consiglio dell'amico, finché la notte fatale arriva e il giovane subisce una mostruosa mutazione diventando così un feroce lupo pronto a massacrare le sue vittime. Quella stessa notte David uccide diverse persone (da antologia le scene nella metropolitana girate nelle stazioni di Tottenham Court Road e Charing Cross) e il mattino dopo si ritrova tutto nudo in una gabbia dei lupi allo zoo. Quando egli prende coscienza di ciò che ha compiuto in quel plenilunio, tenta invano, il suicidio.
Un giorno Jack torna nuovamente a fargli visita, conducendolo in un cinema porno di Piccadilly Circus dove, di fronte al filmaccio che passa sullo schermo (curiosamente girato apposta dallo stesso Landis), si dà inizio a una grottesca discussione tra vari zombi dove le vittime massacrate se la prendono a parole proprio con il povero David per non essersi tolto la vita prima. La luna è ancora piena e “l’infettato” si trasforma nuovamente proprio nel mezzo della sala. La bestia fugge dal cinema, squartando e macellando chiunque gli passi sotto tiro, tra le strade di Piccadilly Circus, mentre la gente strilla di paura e le auto si scontrano in terribili incidenti stradali (l'uomo investito da un'auto e gettato contro una vetrina di un negozio è lo stesso Landis) portando la città nel più completo caos.
Il mostro si imbatte in un vicolo cieco e, sotto il tiro dei poliziotti, viene immediatamente freddato mentre Alex, giunta poco dopo, assiste all'ultimo mutamento in sembianze umane del giovane David, l'unica persona che in quel momento amava.
“La mia ossessione sulla figura del lupo mannaro iniziò nel 1969 in Jugoslavia. Ero assistente alla produzione di Kelly’s Heroes, e seguivo la lavorazione del film. Stavo percorrendo una strada che attraversa per circa seicento miglia il paese, quando, non mi ricordo più dove, dovemmo fermarci perché il traffico era bloccato. Bene, era un funerale zingaro. C’era un prete e dodici persone che stavano seppellendo un uomo esattamente al centro dell’incrocio. Era tutto coperto di rosari e di aglio, proprio come un film Universal del ‘40. Era un maniaco sessuale abbastanza conosciuto fra gli zingari, e lo stavano seppellendo in mezzo al crocevia, perché così non sarebbe più potuto scappare. E così iniziai a pensare a queste credenze in termini un poco più seri di quanto non avessi mai fatto...” (da un’intervista a John Landis, tratta da Cineforum n. 211/1982).
E’ una delle tante dichiarazioni fatte da John Landis, responsabile di aver diretto quello che più probabilmente può essere considerato uno dei migliori film horror sui lupi mannari: una perfetta miscela di horror, commedia e macabro umorismo sostenuta da attori bravissimi specie Griffin Dunne nel ruolo dello zombi Jack che va man mano decomponendosi, tentando in tutti i modi di convincere l’amico David (David Naughton) al suicidio. Opera magistrale condita da una serie di effetti speciali passati ormai alla storia che hanno consentito a Rick Baker di aggiudicarsi l’Oscar come miglior trucco. A differenza dell’L’ululato di Joe Dante, infatti, qui abbiamo una metamorfosi completa sulle varie parti del corpo, dalle mani ai piedi, dal dorso al petto, dagli arti al volto, quest’ultimo inquadrato di fronte e di profilo: una sequenza meticolosa e assolutamente riuscita soprattutto per essere stata girata con una luminosità chiarissima. Racconta Baker: “La sequenza della trasformazione è molto veloce: non abbiamo voluto indulgere sullo stesso effetto, come nell'L'ululato. Ma abbiamo voluto “mostrare” il più possibile: la sequenza inizia con l’inquadratura del ragazzo nudo, per cui non potevamo risolverla con un semplice primo piano (John voleva assolutamente che fosse mostrata la trasformazione del “corpo”); inoltre è realizzata con un’illuminazione piuttosto forte, che elimina in partenza la comodità del buio. Nella sequenza, insomma, è molto chiaro ciò che sta succedendo: l’abbiamo voluta e potuta mostrare nella sua interezza”.(Rick Baker, autore degli effetti speciali, in Cineforum, cit.).
Girato nel 1981 in Galles, a Londra e nei Twickenham Film Studios, Un lupo mannaro americano a Londra rimane una pietra miliare del cinema fanta-horror, uno dei migliori film di Landis, il quale in questo caso riesce a coniugare saggiamente i classici elementi del cinema horror, con quelli della comicità tipica, ottenendo così un risultato felicemente grottesco. Assolutamente imperdibile.
a cura di Red Scorpion