La Guerra del Metallo Freddo - Ebook Kindle Amazon

La redazione GHoST segnala La Guerra del Metallo Freddo, il primo romanzo di fantascienza autoprodotto di Ivan Bruno. La storia è ambientata in un futuro devastato dalla guerra, dove una bambina keniota è sopravvissuta a una tragedia che la spingerà ad arruolarsi tra le fila della Coalizione Terrestre, desiderosa di aiutare la civiltà umana a sopravvivere alla "minaccia metallica" giunta dallo spazio
profondo secoli prima. Lala sarà messa a confronto con le realtà nascoste dietro le azioni degli umani e dei cyborg e dovrà far fronte alle decisioni prese da Brian, l'eroe dell'Esercito Rivoluzionario Irlandese, un altro soldato alla ricerca di risposte a quesiti nati da un comportamento inaspettato. Dietro al sipario di un triste scenario, la maggior parte delle forze alleate si è rifugiata a chilometri di profondità dalla superficie terrestre: tra queste, Città del Vaticano II si è impegnata a dare asilo ai sopravvissuti ritrovati tra le rovine della civiltà antica. Governata da un Papa rivoluzionario, insegna ai bambini cos’è il progresso e ricorda loro le memorie della storia terrestre. Quando lo scontro tra umani e macchine prenderà una piega decisiva, entreranno in gioco degli elementi in grado di ribaltare l’ago della bilancia e la Terra non sarà più la stessa.
Il romanzo sarà presentato l'11 ottobre presso la libreria Mondadori di Sanremo:
I libro è disponibile sia in formato ebook che cartaceo. Fan page:
La Guerra del Metallo Freddo, Anno: 2015, pagine: 318, Codice ISBN: 978-15-1191-413-0,
Codice ASIN: B00X2YS5P8, Autoprodotto. 
     
Un assaggio del libro
«Mamma, ho paura.»
Florence cercò, attraverso l’oscurità violata dalle prime luci dell’alba, gli occhi della giovane Anita. Era difficile trovare parole rassicuranti in quel giorno di morte e distruzione; il nascondiglio, improvvisato nella notte precedente, puzzava d’urina; dalla trasmittente non giungeva più nessuna comunicazione. L’eco delle esplosioni era l’unico messaggio proveniente dall’esterno.
La scura mano della donna, tremante, accarezzò il viso della figlia. «Sii forte, bambina mia», le disse, prima di voltarsi verso la più giovane Lala. «Papà ci porterà in salvo, ma fino a quel momento dobbiamo restare nascoste.»
Il marito, sceso in campo contro l’attacco notturno dell’immenso mezzo volante, era un soldato keniota della Coalizione Terrestre; aveva assicurato all’amata famiglia un rapido rientro velato di gloria. Tuttavia, Florence conosceva bene l’uomo con cui si era legata per il resto della sua vita e sapeva riconoscere quando le mentiva; lo aveva baciato a lungo, prima di lasciarlo partire dal loro appartamento. Da allora, erano passate sei ore.
Le pareti del bagno pubblico sussultarono, scosse da un impatto misterioso, e un’ombra di polvere calò dal soffitto; le due sorelle si aggrapparono alla madre; lei le cinse con la forza della disperazione. Intensi rumori meccanici allertarono il gruppo delle fuggitive; un cupo suono di passi pesanti si faceva vicino e il crollo della struttura pareva imminente. Alcuni colpi di tosse nati dall’ecatombe di detriti causarono un improvviso silenzio.
Lala alzò il capo: lance di luce attraversavano la finestra del bagno e il volto di Florence, irradiato da un alone surreale, le ricordò la raffigurazione di un angelo vista su un vecchio libro del padre; rasserenata, avrebbe potuto contemplare la madre per il resto della giornata, ma qualcosa si accostò ai vetri e il buio tornò sovrano.
«Mammina...» La frase di Lala venne soffocata dalla mano di Florence; la donna sentiva il proprio cuore pulsarle in testa.
Un sibilo metallico punse le orecchie delle tre, mentre un soffio di vento attraversava la stanza.
L’abbraccio della madre sulle due figlie si intensificò allo spasmo e perse ogni forza subito dopo, quando una parte del bagno pubblico venne spazzata via, tagliata come il burro.
Lala e Anita furono accecate dal Sole del mattino; una pioggia calda scaldò loro le guance e la curiosità le spinse a riaprire gli occhi: il corpo di Florence aveva perso la testa e, dal collo, sprizzava a fiotti una fontana di sangue; la donna giaceva in ginocchio, sostenuta ancora dalle figlie urlanti di terrore. Raffiche di fucili d’assalto sovrastarono l’agonia generata da quell’orrore famigliare e un’orda di proiettili cozzò contro la minaccia metallica; alcuni soldati kenioti irruppero, impavidi, nel rudere.
Il tempo era tiranno e negava al cuore il pianto della vittima innocente; Anita venne afferrata al braccio, Lala per il cappuccio della blusa, sollevata come un gattino impotente: aggrappate al corpo della madre, a entrambe parve di sentirsi strappare via le braccia; avrebbero voluto restare lì per sempre. Non erano abbastanza forti.
«Da quella parte!» ordinò uno del commando.
Lungo la via di fuga, Anita riuscì a voltarsi, incapace di accettare l’abbandono di chi l’aveva messa al mondo e cresciuta con immenso amore; un fato magnanimo le risparmiò ulteriori sofferenze: al posto del cadavere, per lei, l’ultima immagine impressa di quel tragico ricordo sarebbe stata una gigantesca figura umanoide mimetizzata tra la luce del Sole; qualcosa sembrò staccarsi dalla misteriosa creatura e dirigersi verso il cielo.
«Guarda avanti!» le intimò il soldato, mentre faceva scendere la propria morsa dal braccio alla mano della bambina. Anita ubbidì e cercò di portare l’attenzione sulla sorella, ma un’esplosione provocò un vento infuocato che la investì in pieno; volò, spinta lontano, e, quando cadde, la terra le lacerò gli abiti e le grattò via la carne dalla schiena; il dolore le impediva di perdere i sensi e le orecchie fischiavano d’un sibilo assordante; d’istinto, serrò la presa alla mano del soldato e ne cercò l’aiuto. Tuttavia, tirato a sé il proprio braccio, Anita si accorse di non aver compiuto alcuno sforzo; lasciò scivolare lo sguardo lungo l’arto: il polso dell’altro era stato tagliato di netto; qualcosa si era portato via il militare.
Mentre lei sveniva, credette di sentirsi chiamare dalla sorella.
Lala trattenne il respiro, dispersa in un limbo in cui i pensieri dormivano, e osservò il suo soccorritore dirigersi verso Anita; un furgone corazzato si frappose tra di loro con una brusca frenata e lei, trasalita, ne notò il conducente dalla pelle bianca; sulla portiera del mezzo era impressa una sagoma umana che, pugni serrati, incrociava le braccia al petto.
L’idea di essere rimasta sola al mondo attanagliò lo spirito di Lala; la consapevolezza di un futuro impossibile nacque nella realizzazione di quella che era diventata, in una sola notte, la città. Per alcuni secondi, la piccola credette di vedere ancora il rigoglioso parco dai laghi d’acqua potabile, gli alberi appartenenti alle più antiche tipologie nati dalla coltivazione biologica, le giostre dove andava a giocare insieme a famiglia e amici nei giorni tranquilli, le infinite torri cittadine che brillavano al cielo con le loro difese inespugnabili e i caccia sfrecciare, fieri, tra nuvole dalla forma dei sogni. La realtà le si presentò cruenta sul miraggio di un mondo perduto: Nairobi era diventata uno scheletro dalla pelle bruciata in cui i venti monsonici soffiavano via le anime dei morti.
I soldati stranieri, scesi dal mezzo, le parlavano in esperanto, la lingua internazionale che avrebbe dovuto iniziare a studiare nell’anno seguente. Non capiva nulla. Lala si limitò a farsi prendere in braccio, abbandonata a se stessa.
          
L'AUTORE
Ivan Bruno è nato a Sanremo il 6 gennaio 1976. Mostra sin dall’infanzia uno spiccato senso artistico nel disegno e inizia a creare mondi fantastici nel suo immaginario quotidiano. Devono passare parecchi anni prima che gli venga concessa l’occasione di esprimere la propria creatività al pubblico: nel 2014 pubblica la sua prima opera, Mondi Perduti, frutto di un lavoro durato due anni. Due anni spesi a rincorrere personaggi e a tessere trame intricate che lo hanno condotto a raccogliere dieci dei suoi migliori racconti in un unico libro. Deciso ad andare avanti e spinto dalla voglia di scrivere, si impegna a costruire il suo primo romanzo e nel 2015 pubblica La Guerra del Metallo Freddo, lanciando così il suo primo grande messaggio ai lettori
italiani. Ivan è un autodidatta e ha optato per il self publishing: lavora con Amazon e Lulu, dove è libero di pubblicare in formato cartaceo e digitale senza che una casa editrice gli imponga le argomentazioni o effettui tagli drastici ai suoi testi. Grazie a questa scelta ne giovano la qualità e l’originalità delle storie, guidate da uno stile lontano dalla narrativa comune a cui si è abituati da qualche decennio.