Tra i mostri cinematografici più riusciti, diventati icona dell'immaginario collettivo, c'è l'uomo lupo, creatura mitica divenuta famosa grazie ai film dell'Universal. L'attore Lon Chaney Jr negli anni '40 vestiva i panni dello sventurato Larry Talbot, costretto a trasformarsi in una creatura mostruosa le notti di luna piena. A livello narrativo sembra che una delle primissime apparizioni del licantropo fosse uscita dalla famosa opera di Petronio il Satyricon, in cui i conviviali al banchetto di Trimalcione narrano di un episodio di una creatura misteriosa metà uomo e metà lupo. Purtroppo né il Satyricon di Fellini né quello di Polidori si sono soffermati su questo straordinario racconto. Però, e c'è un però, esiste uno scrittore più vicino ai nostri tempi che fece un romanzo incentrato sul licantropo. Un autore insospettabile, famoso per i suoi romanzi d'avventura, formativi, incentrati su gesta eroiche ed amori galeotti, Alexandre Dumas. Il padre de Il conte di Montecristo e I tre moschettieri è stato anche l'autore di un'opera cupa, dal sapore horror, Il Signore dei lupi.
Trama originale, moderna, stupenda. Un contadino di nome Thibault vuole vendicarsi delle classi agiate, in tutti i modi. Incontrerà il diavolo sotto le vesti di lupo (ci sarà proprio un dialogo tra il protagonista e la belva, una sorta di pre-conversazione disneyana) e lo convincerà a fare un patto. Potrà esaudire i suoi desideri ma ogni volta che lo farà i suoi capelli si trasformeranno, diventando rossissimi e scintillanti come una sorta di marchio di Caino. E ogni volta che desidererà la morte di qualcuno si trasformerà in lupo. Una creatura sconvolgente, sanguinaria, distruttrice. Dumas supera i nostri contemporanei per dote visionaria anche per il fatto che parla di teletrasporto delle anime, di reincarnazioni, Thibault infatti entrerà nel corpo di un signorotto lasciando il suo vecchio corpo in un fienile, con la paura di esporlo a pericoli. Se la sua carne si danneggia rischia di non avere più un involucro adatto per la sua vendetta, una sorta di primissima fantascienza.
Dumas dà prova di non essere inferiore a Poe per quanto riguarda il macabro, anche se le striature da scrittore per ragazzi rimangono, ma non stemperano appieno lo stato di angoscia e ineluttabilità che la storia comporta. Si ricorda inoltre che sempre di Dumas sono i Delitti Celebri, resoconti comprovati di omicidi reali, storie sciagurate di morte e depravazione che anticipano notevolmente i programmi televisivi incentrati su vicende di cronaca nera in cui la spettacolarizzazione dei delitti la fa da padrone. Verso metà giugno di quest'anno, 2016, terrò dei corsi di Scrittura Screativa, termine inventato da me per evidenziare che alla base della scrittura c'è la libertà di destrutturare la creatività e non renderla schiava, e tra i punti fondamentali che verranno esaminati sarà l'importanza di mischiare i generi. E' affascinante secondo me infatti che i più grandi scrittori non avessero un solo approccio alla scrittura, quello conosciuto dai più, ma molteplici. Ad esempio Edgar Allan Poe oltre ad essere il celebre novellista horror antelitteram fu anche un poeta struggente che compose numerose liriche d'amore, Maupassant non fu solo l'autore di Bell'Ami ma è anche l'ideatore di numerosi racconti orrorifici da far invidia proprio allo stesso papà de Il cuore rivelatore. Nabokov non scrisse solo Lolita ma anche storie noir, claustrofobiche e oniriche come La Veneziana, Conan Doyle aveva una passione sfrenata per l'horror e Asimov scrisse anche gialli. Dumas non fu da meno, la sua penna partorì una sorta di evoluzione della figura del licantropo, permeata di fascino bucolico, magico, satanico e tragico. Una grande bella trovata per uno dei padri dei romanzi a puntate.
L'horror continua a stupire e ci parla da lontano, molto lontano... ma con un attualità sempre più vicina a noi.
a cura di Francesco Basso