Finché morte non ci separi di Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett

Finché morte non ci separi (Usa, Canada 2019)

Regia: Matt Bettinelli-Olpin, Tyler Gillett. Soggetto e Sceneggiatura: GuyBusick e R. Christopher Murphy. Fotografia: Brett Jutkiewicz. Montaggio: Terel Gibson. Musiche: Brian Tyler. Scenografia: Andrew M. Stearn. Produttori: Bradley J. Fischer, Willem Sherak, James Vanderbilt, Tripp Vinson. Produttori Esecutivi: Daniel Bekerman, ChadVillella. Case di Produzione: Mythology Entertainment, Vinson Films. Distribuzione (Italia):Fox Searchlight Pictures. TitoloOriginale: Ready or Not. Lingua Originale: Inglese. Paese di Produzione: Stati Uniti d’America, Canada. Anno: 2019. Durata: 95’. Genere: Black comedy. Interpreti: Samara Weaving (Grace), Adam Brody (Daniel Le Domas), Mark O’ Brien (Alex Le Domas), Henry Czerny (Tony Le Domas), Andie MacDowell (Becky Le Domas), KristianBruun (Fitch Bradley), Melanie Scrofano (Emilie Le Domas-Bradley), Elyse Levesque (Charity Le Domas), Nicky Guadagni (Helene Le Domas), John Ralston (Stevens), James Vanderbilt (Le Bail, non accreditato).

Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett sono due registi californiani che lavorano quasi sempre insieme, li ricordiamo per film come La stirpe del maleAbigail e Scream (capitoli 1 e 6), specializzati in un genere che incontra gradimento solo negli Stati Uniti – l’horror comico e grottesco – visto che in Italia ci sono davvero pochi esempi, tra i migliori Tutti defunti tranne i morti di Pupi AvatiFinché morte non ci separi è ambiento alla fine degli anni Ottanta, comincia come una storia familiare, con un matrimonio poco accettato da una famiglia di stirpe nobile per sfociare in una terribile caccia alla donna, conseguenza di una tradizione di famiglia, un tremendo gioco al massacro che deve avere luogola prima notte di nozze, come una sorta di rito iniziatico. Un patto col Diavolo sta alla base di tutta la faccenda che genera un film splatter, tra schizzi di sangue e frattaglie, effetti speciali sanguinolenti, eccessi di morti esplosive e trabocchetti pensati per catturare la vittima designata. Molta suspense in un film grottesco, black-comedy allo stato puro, di produzione nordamericana e canadese ma velato da un sottile umorismo britannico che lo rende gradevole. La normalità è una concezione soggettiva, sembrano dire gli autori, perché in questa turpe famiglia di normale pare non esserci proprio niente. Sceneggiatura (GuyBusick e R. Christopher Murphy) che non dà tregua allo spettatore, certo non basata su dialoghi forbiti, ma su eventi che si susseguono rapidi, un colpo di scena dopo l’altro. Va da sé che il montaggio (Terel Gibson) sia rapido e snello e che in 95’ di pellicola si arrivi alla fine senza un briciolo di noia. Fotografia di Brett Jutkiewicz cupa e notturna, come lezione del buon horror; colonna sonora angosciante arricchita da elementi comici composta da Brian Tyler. Movimenti di macchina sincopati e convulsi, i registi usano molta macchina a mano e tante soggettive, mentre le riprese dei tentativi di uccisioni e dei macabri omicidi sono ripresi quasi sempre in primo piano. Un film che dura lo spazio di una notte convulsa e agitata con tutti i personaggi sulla scena, come fosse teatro, per una singolare caccia alla vittima da giustiziare. L’alba porta una sorpresa che non rivelo. Film rivisto grazie a Rai 4, la televisione digitale che mette in onda molto cinema horror, adesso reperibile su Rai Play. Se amate la commedia nera è il vostro film. In ogni caso ben fatto.

A cura di Gordiano Lupi


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