Astro Boy di David Bowers

Astro Boy (Usa, Giappone, Hong Kong, 2009)

Regia: David Bowers. Soggetto: Osamu Tezuka (manga e personaggio omonimo). Sceneggiatura: Timothy Harris. Fotografia: Pepe Valencia. Montaggio: Robert Anich Cole. Musiche: John Ottman. Casa di produzione: Imagi Animation Studios, Imagi Crystal, Tezuka Production Company Ltd., Saturn Films. Paese di Produzione: Usa, Giappone, Hong Kong, 2009. Durata: 93’. Genere: Fantascienza, Animazione.

In un futuro prossimo il pianeta Terra è completamente invaso dai rifiuti e dagli scarti tossici, in un perenne stato d’inquinamento. A causa di questa situazione la città di Metro City, con l’aiuto del genio del Dottor Tenma, diventa una metropoli volante distaccata dal suolo, pulita e tranquilla, grazie anche ai robot lavoratori che favoriscono l’armonia tra i suoi abitanti. Nel frattempo l’assistente di Tenma, il vecchio Dottor Elefun, riesce a scoprire il Nucleo Blu Positivo, una fonte d’energia addirittura più potente di quella nucleare che ha un polo opposto chiamato Nucleo Rosso Negativo, molto potente, ma pericolosissimo e quindi giudicato quasi intoccabile. L’implacabile presidente Stone, in piena campagna elettorale, è disposto a qualsiasi cosa pur di farsi rieleggere: venuto a conoscenza del potere del Nucleo Rosso Negativo decide di sperimentarlo su un robot cavia (detto Il Pacificatore) al fine di prendersi il merito della nuova scoperta e farsi pubblicità in vista delle elezioni. Nonostante i tentativi di Tenma ed Elefun di bloccarlo (è un esperimento estremamente rischioso) il pazzo presidente riesce ad applicare il nucleo sul gigantesco robot che perde quasi subito il controllo e inizia a distruggere il laboratorio. Elefun riesce a bloccare la furia metallica del Pacificatore, ma non riesce ad impedire che questi, nel pieno della foga, uccida Tobio, il figlio del Dottor Tenma, che aveva assistito alla scena di nascosto nonostante il divieto del padre.

Tenma è ovviamente distrutto per l’accaduto e, in preda alla disperazione e ai sensi di colpa, decide di creare una copia robot esatta del figlioletto morto, fondendo il suo DNA con gli elementi meccanici ed applicandovi il Nucleo Blu Positivo. Il risultato è sorprendente: la nuova creatura è intelligente quanto il vero Tobio e, grazie al Nucleo Blu, possiede anche il suo stesso carattere gentile e generoso. Ma purtroppo rimane sempre e solo una copia e, nonostante il Dottor Tenma tenti in tutti i modi di non pensarci, l’evidenza prende il sopravvento spingendo lo scienziato, in un momento di disperazione, a cacciare di casa l’automa. Il robottino, che nel frattempo si è accorto di non essere l’umano che pensava, vola via in cerca di un posto in cui rifugiarsi. Una volta giunto sulla terraferma Tobio fa la conoscenza di una ragazza, Cora, e, fingendosi un ragazzo in carne ed ossa, la segue nel rifugio di Hammegg, uno strano individuo che ripara robot abbandonati per poi farli combattere tra loro. Apparentemente la vita del giovane sembra essersi stabilizzata.

Nel frattempo il presidente Stone scende sulla terraferma durante uno dei combattimenti che Tobio è stato costretto a tenere e rapisce il giovane robottino sotto gli occhi di tutti. Il presidente ordina a Tenma di staccare il nucleo blu da Atroboy, ma lo scienziato si rifiuta categoricamente. A questo punto il pazzo presidente, infuriato, decide nuovamente di attivare il nucleo rosso sul Pacificatore, mettendo in serio pericolo le sorti di Metro City…

Uscito nell’ottobre del 2009 in USA e poi a dicembre dello stesso anno nelle sale italiane, Astro Boy, il film diretto da David Bowers (già regista di Giù per il tubo – Flushed Away, 2006) ha soddisfatto appieno le aspettative di chi sapeva che si sarebbe trovato di fronte a un mezzo flop (me compreso). Tratto dal manga e dalle successive serie animate (omonimi in Italia e Usa – Tetsuwan Atom in Giappone) del Dio dei manga Osamu Tezuka, il film distribuito dalla Eagle Pictures è un prodotto che non solo non regge il confronto con i suoi antenati nipponici, ma che mostra senza imbarazzo la sua mediocrità sia dal punto di vista estetico che contenutistico. Animazione digitale vista e rivista (qui sì che sarebbe servito il 3D per attenuare il senso di noia dovuto alla mancanza di attenzione a elementi importanti come la fotografia); tipi al posto di personaggi, con caratterizzazioni psicologiche spicce e frettolose, quasi per soddisfare un’esigenza impellente di semplificazione-a-tutti-i-costi. Del capolavoro di Tezuka rimane quindi solo una specie di guscio esterno, un lieve sapore che si avverte solo sulla punta della lingua, con la netta consapevolezza di trovarsi di fronte all’ennesima occasione mancata. Ne viene fuori un prodotto, sì, carino, ma terribilmente buonista, sentimentale e ostinatamente aggrappato alla necessità di dover dimostrare qualcosa, di dover per forza trarre una morale da ogni singola scena rappresentata (dall’amore al di sopra di tutto alla denuncia della politica senza scrupoli – un film “attuale”… wow!): insomma, quanto di più lontano ci sia da un prodotto animato giapponese. Si resiste fino alla fine, insomma, non smettendo mai di pensare che quello che si vede è comunque un prodotto onesto, mai sopra le righe e dannatamente funzionante. Adesso sì che la differenza tra Astro Boy e Tetsuwan Atom si sente…

A cura di Giorgio Mazzola



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