Call of the night (Giappone, 2022)
Autore: Kotoyama. Regia: Testuya Miyanishi, Tomoyuki Itamura. Char. Des.: Haruka Sagawa. Dir. Art.: Norihiko Yokomatsu. Musiche: Yoshiaki Dewa. Studio: Liden Films.
Si tratta di una serie anime urban fantasy, una di quelle con i vampiri che girano in città come, mi repelle dirlo, Twilight. 13 episodi disponibili, mentre scrivo, su Prime video, la storia non si conclude, ma non viene neanche spezzata malamente e una seconda stagione è in produzione.
Kou è un ragazzino delle medie depresso, inutile girarci intorno. Nonostante non abbia problemi particolari a scuola e riesca a piacere agli altri e a farsi degli amici, trova la vita noiosa, non riesce a provare vere emozioni, è apatico. L’ho già detto che è depresso?
Per puro caso esce una notte, ma è la notte che gli cambierà la vita perché conosce Nazuna. Nazuna non è un umano e non si fa problemi a dirglielo, lei è una vampiressa che è probabilmente molto più vecchia dell’età che dimostra (di poco superiore a quella di lui) e che lo avvicina per nutrirsene, come è normale. Gatti e topi, presente? La ragazza scopre però che il sangue del ragazzino ha un sapore eccezionale e decide di tenerselo come frigo d’eccellenza invitandolo a incontrarsi ogni notte. Per Kou si apre un nuovo mondo di divertimenti e di libertà mentre conosce meglio quella figura per niente tenebrosa e fatalista di Nazuna e anzi decide di voler essere come lei, ma…
C’è sempre un “ma”. Devi innamorarti del vampiro che ti succhia il sangue per diventarlo a tua volta; lei glielo spiega e lui dice che si può fare. Ma Kou non sa amare e ha problemi a sviluppare dei sentimenti. Questo non fa che complicare ancora di più la loro relazione mentre il tempo passa e il ragazzino scopre sempre più cose sulla notte e i personaggi che la popolano.
L’ho visto perché non trovavo niente di doppiato in italiano (e questo lo era, grazie alla Yamato), ma mi sono dovuto ricredere.
Per tutta la vita non ho mai capito (né amato) i prodotti a tema vampiri. Li ho sempre trovati “edgy” e “fighetti”, seppur con le dovute eccezioni. Non ho mai capito cosa la gente ci trovasse di bello in questo mostro particolare. Call of the night ce l’ha fatta, potremmo dire (e di nuovo provo repulsione per il paragone) che è un Twilight al maschile. Nazuna ha fascino nel modo meno convenzionale, è: scema, timida e sfrontata allo stesso tempo, gentile e addirittura protettiva. Raramente sembra che i due abbiano solamente un rapporto predatore/preda e quindi è facile immedesimarsi nelle loro vicende senza avere un qualche kink particolare.
Questa serie in realtà parla soprattutto di emozioni, quelle che Kou fa fatica a provare, di come si sviluppano, di come cambiano la gente e di quanto siamo delicati. É una serie sui vampiri che (come altre, lo so) parla soprattutto di quanto sia bello essere umani e di quanto i nonmorti, tutto sommato, ci invidino. É un prodotto delicato, con personaggi interessanti che, a me, è piaciuto molto più del dovuto.
Kotoyama ha un tratto particolare che si riconosce molto, soprattutto nei volti dei personaggi. Alcuni lo potrebbero ricordare per quella piccola perla che è stato Dagashi Kashi (un anime tutto incentrato sul recensire dolciumi, squisito in ogni senso) e per l’impostazione delle protagoniste un po’ matte, ma simpatiche.
Testuya Miyanishi è un regista estremamente prolifico che ha lavorato a capolavori come “Bakemonogatari” e “Frieren” non serve proprio presentarlo, ma se mi è piaciuta molto la serie probabilmente è anche merito suo.
Le animazioni sono gradevoli e fluide. Dato che il tema della serie è “il richiamo della notte” (come da titolo), questa viene rappresentata in tutto il suo splendore con continue visioni di cieli stellati in toni di blu e viola che la rendono ancora più bella.
La colonna sonora è una chicca e questo è uno dei pochi anime dei quali ho ascoltato sempre opening e closing, entrambe di un gruppo note come: “Creepy Nuts”, sono ultra-orecchiabili.
S’è capito che mi è piaciuto un casino? Perché sì.
A cura di Marco Molendi
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