Un film ricco di momenti angosciosi
Liberamente ispirato alla storia di Amanda Knox
La ragazza di Stillwater (Usa, 2021)
Regia: Tom McCarthy. Soggetto: Tom McCarthy. Sceneggiatura: Tom McCarthy, Marcus Hinchey, Thomas Bidegain, Noé Debré. Fotografia: Masanobu Takayanagi. Montaggio: Tom McArdle. Musiche: Mychael Danna. Effetti Speciali: Charles-Axel Vollard, Aaron Raff. Scenografia: Philip Messina. Costumi: Karen Muller Serreau. Trucco: Elizabeth Bey, Andrea Carreno, Cynthia Dreier, Ashley Tabb. Produttori: Tom McCarthy, Liza Chasin, Jonathan King, Steve Golin. Case di Produzione: Anonymus Content, Slow Pony, Partecipant Media, DreamWorks Pictures. Distribuzione (Italia): Universal Pictures. Interpreti: Matt Damon (Bill Baker), Camille Cottin (Virginie), Abigail Breslin (Allison Baker), Lilou Siavaud (Maya), Deanna Dunagan (Sharon), William Nadylam (Patrick), Idir Azougli (Akim), Anne Le Ny (Leparq), Moussa Maaskri (Dirosa), Eric Starkey (senator).
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La ragazza di Stillwater, diretto dal premio Oscar Tom McCarthy, autore de Il caso Spotlight (2015), è una pellicola drammatica che vede Matt Damon nei panni di Bill Baker, un operaio disoccupato dell’Oklahoma che parte per Marsiglia con la ferma intenzione di far uscire di galera la figlia Allison (Breslin), accusata di aver ucciso la giovane convivente. Un film uscito tra molte polemiche nel 2021 perché liberamente ispirato alla storia di Amanda Knox e del delitto di Perugia che turbò l’opinione pubblica internazionale. Al solito delitto faceva riferimento anche Ballad in Blood (2016), pellicola che ha avuto minor diffusione, a noi molto cara perché è l’ultimo lavoro di Ruggero Deodato. Amanda Knox ha avuto molto da ridire sul fatto che fosse stata realizzata La ragazza di Stillwater senza prima chiedere il suo consenso. Tom McCarthy non gira molti film (solo 7 in carriera), impugna la macchina da presa solo quando ha un’idea valida, che di solito sceneggia in prima persona (come in questo caso). La ragazza di Stillwater è il suo ultimo lavoro, nonostante siano passati ben quattro anni dall’uscita in sala e il progetto risalga al 2019. La sceneggiatura è oliata a dovere, anche a livello di suspense, alcune sequenze sono degne di un vero e proprio thriller ad alta tensione; il montaggio di Tom McArdle prevede 140 minuti di cinema che non danno respiro allo spettatore, anche se i tempi sono quelli del cinema d’autore; la fotografia di Masanobu Takayanagi riprende una Marsiglia portuale e splendente, a tratti cupa (nei notturni dei quartieri arabi), messa a confronto con una solare e campestre Oklahoma; colonna sonora a base di musica folk nordamericana curata da Mychael Danna. Le interpretazioni sono ottime, soprattutto Matt Damon si immedesima molto bene nel ruolo del rude operaio innamorato della figlia, che incontra una nuova compagna marsigliese (molto diversa da lui) e una possibile figlia adottiva, ma il suo destino è perdere tutto, ancora una volta, per ritrovare la sua bambina. Camille Cottin è brava nei panni di un’attrice francese che manda avanti una relazione con un operaio statunitense, risolve in parte una situazione pericolosa, evitando guai peggiori al suo uomo, ma non se la sente di andare avanti dopo quel che ha scoperto. Restiamo nel vago per non anticipare la trama allo spettatore, che deve scoprire da solo come i fili di un solido intreccio riescano a dipanarsi. Un film ricco di momenti angosciosi e di passaggi imprevedibili, con il regista impegnato a costruire un complesso rapporto padre - figlia e a tessere relazioni credibili tra i vari personaggi, tutti ben caratterizzati. Il ritorno a casa di Bill Baker, insieme alla figlia, porta un cambiamento di prospettiva nei confronti del luogo di origine, che adesso non viene più riconosciuto come terra ideale. Finale aperto a ogni possibile sviluppo nella vita di Bill Baker, dopo la coinvolgente esperienza marsigliese. Un film che merita una seconda visione su Mediaset Infinity, anche se il cinema rende maggior giustizia alle spettacolari scenografie marsigliesi (Messina).
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A cura di Gordiano Lupi
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