Un film da vedere
Ambientato in un Brasile del futuro
Il sentiero azzurro (Brasile, Messico, Cile, Paesi Bassi 2025)
Regia: Gabriel Mascaro. Soggetto e Sceneggiatura: Gabriel Mascaro, Tibério Azul. Fotografia: Guillermo Garza. Montaggio: Omar Guzmán, Sebástian Sepúlveda. Musiche: Memo Guerra. Scenografia: Dayse Barreto. Paesi di Produzione: Brasile, Messico, Cile, Paesi Bassi. Produttori: Rachel Daisy Ellis, Murilio Hauser. Case di Produzione: Desvia, Cinevinay, Quijote Films, Viking Film. Distribuzione (Italia): Officine Ubu. Genere: Fantastico, Drammatico. Titolo originale: O último azul. Interpreti: Denise Weinberg (Tereza), Rodrigo Santoro (Cadu), Miriam Socarrás (Roberta), Adanilo (Ludemir).
Prima di tutto diamo a Cesare quel che è di Cesare. Non mi si dica che Gabriel Mascaro non conosceva I viaggiatori della sera - romanzo di Umberto Simonetta del 1976, portato al cinema nel 1979 da Ugo Tognazzi, anche interprete con una stupenda Ornella Vanoni - perché non ci credo. Il punto di partenza è identico, solo che la storia è ambientata in un Brasile del futuro (distopico, dicono quelli che parlano bene), ma la storia della società che vuol fare a meno degli anziani confinandoli in un’ipotetica colonia - in realtà sopprimendoli - non cambia di una virgola. Poche cose modificate, nel romanzo di Simonetta si parlava di una crociera e gli anziani erano i cinquantenni, mentre Gabriel Mascaro fa partire i settantenni per la vacanza obbligata. Protagonista del film l’anziana Tereza (Weinberg) che di anni ne ha già settantadue ed è pure in ritardo per il progetto di rilancio economico che prevede i giovani impegnati nel lavoro e i vecchi in colonia. Tereza cerca di fuggire al suo destino, il sogno della sua vita sarebbe quello di volare, in ogni caso di viaggiare, in parte riesce a compierlo, accompagnando lo spettatore in un lungo navigare sulle acque del Rio delle Amazzoni. Gli incontri di Tereza sono la parte originale del film, tra il giovane Cadu (Santoro) e la finta suora Roberta (Socarras), senza dimenticare Ludemir (Adanilo), che aiutano l’anziana a non partire per la colonia, a compiere la sua fuga verso la libertà. Formato quadrato, fotografia stupenda di un Brasile selvaggio - tra alagados e fiume - curata da Garza, montaggio da cinema d’autore di Guzmán e Sepúlveda (85’ di pure immagini), musiche etniche coinvolgenti di Guerra, scenografie sontuose di Barreto. Bravissima e ispirata l’attrice principale - Denise Weinberg - che reca su solidi spalle di consumata interprete di prosa l’intera parte drammatica. Orso d’argento a Berlino (Gran Premio della Giuria), che se Umberto Simonetta fosse ancora vivo sentirebbe anche un po’ suo. In ogni caso un film da vedere, anche se è una scorrettezza - ai limiti del plagio - non aver citato la fonte di ispirazione nei titoli di testa o di coda, alla voce soggetto.
A cura di Gordiano Lupi
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