Il dottor Chomas e il suo assistente Goberec, in viaggio verso Mosca, per un incidente della carrozza, capitano in una cappella fatiscente. In un sarcofago trovano il cadavere di una strega giustiziata un secolo fa. Prima di essere bruciata sul rogo, le è stata applicata la maschera del demonio, un orribile strumento di tortura dotato all’interno di punte acuminate che si conficcano nel volto della vittima. Chomas rompe inavvertitamente il vetro che chiude il sarcofago e si ferisce a una mano. Una goccia del suo sangue riporta in vita la strega che, con il suo potere, resuscita il suo servo sepolto fuori dalla cappella. Il servo gli conduce Chomas, col cui sangue la strega si nutre per riassumere le fattezze umane. Ella fa rapire la sua Katya, che le somiglia in maniera impressionante, per ucciderla e sostituirsi a lei. Goberec, che è innamorato di Katya, scopre tutto ed uccide la strega, salvando la ragazza.
Girato in uno splendido bianco e nero (la fotografia è dello stesso regista), La maschera del demonio, liberamente ispirato al racconto di Gogol “Il Vij”, si discosta dai prodotti d’oltreoceano per l’estrema crudeltà e per l’atmosfera morbosa e macabra che permea l’intera vicenda. Caratteristiche che distingueranno non solo l’intera opera di Mario Bava, ma anche gran parte del cinema del terrore a venire. A un certo gusto sadico e alle immagini (per l’epoca) forti e sanguinose, Bava aggiunge un taglio del tutto personale, fortemente letterario, malinconico e quasi melodrammatico (vedremo poi come certe sfumature melò caratterizzeranno molti horror degli anni Sessanta e non solo). Oltre naturalmente a una qualità visiva e grafica che non ha eguali, e che costringe lo spettatore a dibattersi in un incubo davvero terrorizzante e denso d’atmosfera. Difficile dire quali siano le migliori scene del film, ma certo il prologo e il ritorno in vita della strega sono momenti di grande cinema. La maschera del demonio inoltre lancia alla grande l’attrice Barbara Steele, bravissima nel doppio ruolo di Katya e della strega Asa ma va rilevata anche la presenza di ottimi attori come Andrea Checchi (il medico) e Ivo Garrani (il padre di Katya).
a cura di Roberto Frini