The Substance (Regno Unito 2024)
Regia, Sceneggiatura: Coralie Fargeat. Fotografia: Benjamin Kračun. Montaggio: Jérôme Eltabet, Coralie Fargeat, Valentin Féron. Effetti speciali: Pierre-Olivier Persin. Musiche: Raffertie. Scenografia: Stanislas Reydellet. Costumi: Emmanuelle Youchnovski. Produttore: Tim Bevan, Eric Fellner, Coralie Fargeat. Produttore Esecutivo: Alexandra Loewy, Nicolas Royer. Casa di Produzione: Working Title Films, A Good Story Productions. Distribuzione (Italia): I Wonder Pictures. Lingua Originale: Inglese. Paese di Produzione: Regno Unito. Anno: 2024. Durata. 142’. Genere: Horror, Drammatico, Fantascienza, Thriller. Interpreti: Demi Moore (Elisabeth Sparkle), Margaret Qualley (Sue), Dennis Quaid (Harvey), Edward Hamilton Clark (Fred), Gore Abrams (Oliver), Oscar Lesage (Troy), Yann Bean (Sostanza – voce).
Io volevo proprio vedere The Substance, il trailer era interessante, ma non avevo idea di cosa sarei andato a vedere. Le premesse erano solo “horror”.
Elisabeth Sparkle è una diva o meglio, lo è stata. Ormai ha cinquant’anni e il mondo quelle come lei se le mangia. Questo perché la gente (tutta?) vuole ragazze belle e giovani, da sessualizzare, non gli importa delle signore con le rughe. Per questo viene licenziata dal suo produttore, l’uomo apparentemente più viscido del pianeta. In piena crisi di identità, sentendosi vecchia, brutta ed inutile, Elisabeth scopre per caso una cura miracolosa. Le viene dato un indirizzo, un numero, una casella di posta. Lì dentro trova la sostanza e tutte le sue strane istruzioni. Usandola lei perderà i sensi e si risveglierà in un nuovo corpo, Sue.
Sue vivrà per una settimana, poi dovrà tornare ad essere la vecchia Elisabeth e così via in una possibile alternanza infinita di sette giorni. Ma questa nuova vita meravigliosa, questa giovinezza, è una tentazione troppo forte, riuscirà la nostra protagonista a bilanciarsi tra le due cose?
Questo film è terribile sia in senso buono che in senso cattivo. Ne scrivo prima due righe per chi non vuole spoiler, poi altre due con gli spoiler, perché li necessita. Tutto il film è una critica e alla “cultura di Instagram” (come la chiamo io) dove bisogna apparire sempre al massimo e conta solo la superficialità e poi al patriarcato in generale (questo perché l’apparenza è focalizzata sulla sessualizzazione della donna), in seconda chiave vi si legge anche una violenta critica alla non accettazione di sé, al rifiuto della vecchiaia e sì, anche della morte. Tutte cose che, vi shockerà scoprire, fanno invece parte della vita di ognuno.
Demi Moore è una attrice che ho sempre gradito sin dagli esordi quando, appunto, era perlopiù una donna molto sexy. Però fece quel Soldato Jane che con tutti i suoi difetti non era malaccio e con il quale lei cercava già di dimostrare che sapeva recitare. Perché sì, Demi Moore sa recitare e in questo film si vede proprio tanto. Ho quasi pensato che mirasse all’oscar, ma con questo film non può. Dopo vi spiego perché.
Margaret Qualley, che interpreta Sue è già nota sia per essere brava che per essere bella da C’era una volta ad Hollywood in poi (Che gran film quello).
Dennis Quaid devo presentarvelo? Qui è una sorta di antagonista, è l’avatar del male della società, vorresti fargli male non appena lo vedi.
La regista, Coralie Fargeat, è francese (se non si fosse capito), ma lo si noterà anche molto dalla sua regia capace e dall’uso del nudo in modo efficace (e non come fanno gli americani, per intendersi). Non ha girato un granché, ma il suo Revenge già diceva tutto e, a suo modo, parlava quasi dello stesso tema di The Substance.
Ma il film com’è? È bello, tanto. Un’ora e cinque minuti di bellazza su due ore e dieci di film, del resto ne parlo dopo. Colpisce duro, colpisce al cuore, allo stomaco e alle palle. Dovrebbero vederlo tutti, ma purtoppo non tutti riuscirebbero.
Questo perché, spoiler
…perché questo film è un body horror violentissimo che soddisferebbe i palati più disgustosi, come quelli di Raimi. Era dal tempo di Drag me to Hell che non vedevo un uso così sconsiderato di fluidi corporei sparsi, altrimenti bisogna cercare nel bidone dei B-movie splatter senza senso. Ma The Substance non è un B-Movie. Dove il mistero non viene mai svelato, la trasformazione è il fulcro della narrativa. La regia è magistrale coi suoi zoom sui dettagli, sulla ruga, sul labbro, sulla goccia d’acqua per scatenarti sensazioni così opposte come repulsione e attrazione. Le scenografie e la fotografia rendono bene le emozioni dovute, tutto sembra un quadro metaforico, le scene claustrofobiche nel bagno sono, davvero, da premio. L’orrore fisico è sempre più grande, sempre più disgustoso. Elisabeth diventa progressivamente più deforme e con lei il pus, le piaghe, la decadenza e infine la deformità. Ogni scena è accompagnata da un montaggio audio che non fa altro che esaltare quello che si vede con suoni scrocchianti o mollicci. Inoltre la colonna sonora stessa è disturbante, c’è una sinergia di reparti davvero notevole in questo film. Il tutto giunge ad un esplosivo finale, letteralmente, dove quasi si scimmiotta Carrie e il sangue è un fiume in piena innaturale. Come dicevo questo film è duro da venire perché vuole disgustarti e ci riesce, ti fa stare male e lo fa di proposito. È un pregio, ma uno che non tutti possono notare, chi cerca il bello è solo come quelli che vogliono solo Sue, eppure sono loro che creano la sostanza.
Non do voti, ma se li dessi sarebbero altissimi, non massimi perché la trama si capisce tutta nei primi tre minuti (e spesso è didascalico, vuole, anzi brama di, essere capito). Un filmone a tutti gli effetti, ma per stomaci forti.
A cura di Marco Molendi
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