Ranma ½ di Konosuke Uda

Ranma ½ (2024)

Autrice: Rumiko Takhaashi
Regia: Konosuke Uda
Studio: MAPPA
Pubblicazione: Netflix

Ranma non ha bisogno di presentazioni. Per i tre che non lo conoscono: è una delle più famose opere di quel genio di Rumiko Takahashi, autrice anche di LamùInuyasha e molti altri. Si tratta di una commedia fra il sentimentale e lo scollacciato che ha fatto furore fin dai tempi più remoti. Noi quarantenni lo vedemmo sulle reti regionali, i trent’anni su MTV. Si è saltata una generazione, ma ora è tornato. Stavolta non viene semplicemente riprogrammato in TV, si tratta di un remake completo. In molti temevano allo scempio, avranno avuto ragione?

Tutto ruota attorno a una coppia di ragazzi e a delle sorgenti magiche. I due argomenti si intersecano definendo che i due, Ranma e Akane, neanche si conoscono, ma sono gli eredi di due migliori amici nonché maestri di arti marziali. Nessuno quindi ha mai visto Ranma finché non si presenta per ufficializzare il fidanzamento. Solo allora si scopre che il ragazzo è maledetto a causa di una sua caduta in una sorgente magica. Adesso se si bagna con acqua fredda si trasforma in una ragazza necessitando di acqua calda per tornare sé stesso. Se tutto questo non fosse già abbastanza complicato e fonte di equivoci, la realtà dove torna è quella di una città piena di soggetti sopra le righe e quasi tutti artisti marziali contro i quali combattere.

Ranma è un gioiello della comicità. Le scene che propone sono surreali e spassose, talvolta al limite dello sconcio (Il concetto base è un tizio che se si bagna diventa una ragazza), con un cast di personaggi ognuno più matto e divertente dell’altro. Mano a mano che la serie prosegue si scoprirà come la maggior parte dei personaggi, prima o poi, è caduta in quelle dannate sorgenti e ora si trasforma nelle cose più improbabili quando si bagna. Il tutto è condito da frenetici scontri di arti marziali (usati per risolvere ogni cosa) e da una serie di equivoci amorosi. C’è tutto: è frizzante e leggera, non è caso se è un capolavoro.
La trama “principale” di Ranma dovrebbe parlare di lui che cerca di curarsi dalla sua maledizione e, al contempo, di come la storia d’amore con Akane progredisca; ma tutto questo risulta molto secondario rispetto a episodi singoli di puro delirio settimanale che rendono l’opera potenzialmente infinita.
“Ma questa nuova edizione com’è?”
Sono strafelice di annunciare che è molto buona e non ha niente da invidiare alla precedente. Praticamente è stato svecchiato il comparto grafico con un disegno più moderno, una maggiore varietà dei volti e un addolcimento della gamma di colori. Tecnicamente ci sono solo due pecche. La prima è l’inserimento di grosse onomatopee a schermo che sarebbero ok se si conoscesse il giapponese, ma fuori dal sol levante sono solo disegni che allo spettatore non dicono niente.
La seconda è un cambio della grafica quasi in toonshading a sottolineare alcune situazioni significative, non solo le linee, ma anche i colori si alterano un po’ e più che alzare la tensione urta la visione, peccato.
Sul piano della coerenza si vola altissimi perché Ranma (le cui prime puntate conosco a memoria) è ancora più fedele al manga della serie vecchia e molti dei dialoghi sono rimasti pressoché invariati. Un’opera lodevole, una volta tanto!
La sigla è nuova ed è carina, ma niente di che. Pregevole il fatto che alcune volte il disegno della stessa cambi parodizzando altri anime (uno su tutti: Heidi).
La prima stagione, composta di 12 episodi, si è appena conclusa mentre scrivo. Ne arriverà una seconda, ma c’è materiale per altre tre almeno, io ci spero!

A cura di Marco Molendi



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