Indelebile (Italia, 2024)
Regia: Simone Valentini. Soggetto e Sceneggiatura: Paolo Bernardelli, Laura Chiossone, Luca Di Molfetta, Francesca Scanu, Francesca Tassini. Fotografia: Gabriele Remotti. Montaggio: Filippo Orrù. Musica: Silvia Leonetti. Costumi: Giuseppe Ricciardi. Produzione: Giovanni Amico. Casa di Produzione: Twister Film. Distribuzione: Adler Entertainment. Durata: 87’. Genere: Thriller, Drammatico. Interpreti: Miriam Dalmazio (Agata), Fabrizio Ferracane (Carlo), Giulia Dragotto (Veronica), Federica De Cola (Betta), Ester Vinci (Laura), Susanna Piraino (Mary), Vincenzo Crivello (Salvo), Goffredo Maria Bruno (Mauro), Benedetto Lo Monaco (Giovanni), Bruno Di Chiara (Fabrizio), Francesco Giammanco (Ciccio).Simone Valentini, documentarista e regista di corti (Dolor, Doloris, Dolore, Per un po’ e Sinatritude), cresciuto con gli insegnamenti di un maestro come Giulio Questi, dimostra di saperci fare anche nel primo lungometraggio, usando il thriller per compiere un’analisi introspettiva di caratteri e rapporti all’interno di un mondo piccolo. Veronica è una ragazzina di sedici anni che trascorre le vacanze di Natale dal nonno, in un paesino siciliano sperduto, alle pendici delle Madonie, un luogo del cuore dove da bambina è stata felice passando momenti indelebili con gli amici. A un certo punto scompare una donna e le dinamiche tra paesani si complicano, torna la paura del mostro che dieci anni prima aveva seminato il terrore nella zona, provocando due morti. Veronica scopre che il nonno era tra i sospettati, quindi modifica la sua percezione di un uomo tanto amato e così importante nel ricordo, forse le cose non sono così semplici come sembravano a una bambina di sei anni. Indelebile è un thriller psicologico girato con senso del ritmo e montato con i tempi giusti (87’), fotografato in maniera sporca con riprese suggestive dei luoghi montani siculi e con pasoliniana attenzione ai posti degradati dove si svolgono alcune sequenze importanti. Il regista è padrone della tecnica, le riprese non sono mai scontate, vanno da un’inquieta soggettiva a una macchina a mano volutamente instabile per conferire veridicità. Tutto il film è girato con grande realismo, confermato anche dall’uso del dialetto, che poteva essere sottotitolato (almeno nei momenti cruciali) per una maggiore leggibilità della storia. Il finale a sorpresa (che non rivelo) è un gran bel colpo di teatro, riuscito alla perfezione, che fa scoprire come si risolve il dramma solo nell’ultima sconvolgente sequenza. Indelebile è il ritratto di una provincia depressa, dove restare equivale a morire, ma è anche il ricordo di un’infanzia perduta, l’analisi di quanto sia importante una famiglia e quanto conti l’adolescenza nella crescita personale. Fabrizio Ferracane ha solo 49 anni ma interpreta in maniera magistrale il ruolo di un vecchio cupo e iracondo, abbandonato da tutti, isolato dalla comunità, una persona che la nipotina riporta in vita per poi farla cadere di nuovo nell’angoscia a causa dei sospetti. Il regista e gli sceneggiatori descrivono il piccolo mondo dei ragazzi come rappresentazione nel mondo adulto, inoltre con la figura della donna che scompare vediamo la metafora della salvezza con la fuga, lasciando alle spalle un passato che è soltanto dolore e abitudine. I ragazzi del paese sono le vittime di un mondo chiuso in se stesso, dedito a scherzi sciocchi e malignità, se destinati a restare; Veronica guarda quel mondo dall’esterno, perché sa che la sua permanenza è temporanea. Da notare anche la metafora dell’apparecchio acustico che il nonno porta per poter sentire come modo per sottolineare un volontario isolamento dal mondo. Un’ambientazione perfetta conferisce valore al film anche da un punto di vista del recupero delle tradizioni popolari, come la citazione di una processione di paese, così come il ruolo delle protagoniste femminili è importante perché loro risolvono la storia. Colonna sonora suggestiva e malinconica, adatta al tono del film che è puro cinema drammatico. Molto brava Giuliana Dragotto nel ruolo di Veronica, attrice alle prime armi ma di sicuro talento. Indelebile è un film da vedere, un momento importante e uno spiraglio di luce nel quadro del nuovo cinema italiano.
A cura di Gordiano Lupi