Rivelazioni di Barry Levinson

Thriller che toglie il fiato, di grande tensione narrativa

Portatore di un discorso insolito sulle molestie sessuali e sul potere

Rivelazioni (Usa, 1994)
Regia: Barry Levinson. Soggetto: Michael Crichton (romanzo). Sceneggiatura: Michael Crichton, Paul Attanasio. Montaggio: Stu Linder. Musiche: Ennio Morricone. Costumi: Gloria Gresham. Produttori: Michael Crichton, Barry Levinson. Case di Produzione: Warner Bros, Baltimore Pictures. Distribuzione (Italia): Warner Bros. Italia. Titolo Originale: Disclosure. Lingua Originale: Inglese. Paese di Produzione: Stati Uniti d’America, 1994. Durata: 122’. Genere: Thriller. Interpreti: Michael Douglas (Tom Sanders), Demi Moore (Meredith Johnson), Donald Sutherland (Bob Garvin), Caroline Goodall (Susan Hendler Sanders), Roma Maffia (Catherine Alvarez), Dylan Baker (Philip Blackburn), Rosemary Forsyth (Stephanie Kaplan), Denis Miller (Mark Lewyn), Suzie Plakson (Mary Anne Hunter), Nicholas Sadler (Don Cherry), Jacqueline Kim (Cindy Chang), Joe Urla (John Conley Jr), Michael Chieffo (Stephen Chase), Joseph Attanaso (Furillo), Faryn Einhorm (Eliza Sanders), Trevor Einhorm (Matt Sanders), Allan Rich (avvocato Ben Heller), Kate Williamson (giudice Barbara Murphy), Farrah Forke (Adele Lewyn), Donal Logue (Change Geer).

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Rivelazioni (titolo originale Disclosure) è ormai un classico della cinematografia mondiale, arriva un anno dopo Proposta indecente che sconvolse il mondo del cinema, non tanto per quel che mostrava, quanto per la tematica scabrosa. Demi Moore come simbolo sexy femminile, oscuro e perverso, funziona almeno quanto Michael Douglas, bello e maledetto, ma fedele a moglie e famiglia. Il film è un thriller aziendale, a tratti diventa giudiziario, in una lunga sequenza persino erotico, con una storia interessante scritta da Michael Crichton (anche produttore) per il romanzo omonimo. Il film in Italia l’abbiamo visto come Rivelazioni - Sesso è potere, un titolo lungo e didascalico per far capire bene come le molestie sessuali provengano sempre da chi sta più in alto in grado ma non sono una prerogativa tutta maschile.  La storia, per quel che si può dire senza guastare la sorpresa, viene sintetizzata come una lotta all’ultimo sangue per un ruolo di potere in azienda, una battaglia senza risparmio di colpi tra Tom Sanders (Douglas) e Meredith Johnson (Moore), che vorrebbero essere nominati vicepresidenti esecutivi, sotto la guida di Bob Garvin (Sutherland). Un processo per molestie sessuali e un lavoro di sabotaggio aziendale sono alla base della trama di un film molto ben sceneggiato che a distanza di anni si lascia ancora guardare con piacere. Film girato a Seattle e a Burbank, in California, con un budget di circa 30 milioni, nel periodo di maggior successo per Demi Moore (bellissima trentenne, doppiata da Roberta Paladini), tra Ghost e Striptease, passando per Proposta indecente. Un ruolo perfido per la sensuale attrice statunitense che incarna la donna di potere, la dark lady che (se vuole) si prende tutto, anche un uomo, considerato alla stregua di un oggetto sessuale. Tra le attrici contattate per il ruolo (per niente facile) ricordiamo Michelle PfeifferGeena Davis e Annette Benuing, ma la sensuale interprete di Ghost vince l’agguerrita concorrenza. Michael Douglas (doppiato da Pino Colizzi) è ottimo come padre di famiglia e marito innamorato che prima sembra cedere alle avances di Meredith, poi si lancia in una battaglia di giustizia per niente facile, aiutato dal legale Catherine Alvarez (Maffia). Rivelazioni si ricorda in Italia anche per la colonna sonora del nostro Ennio Morricone, non tra le memorabili, in ogni caso un buon lavoro, tecnicamente efficace. Montaggio rapido di Stu Linder, che in 122 minuti condensa una storia complessa, dal triplice finale, ché quando credete che il film sia finito comincia il bello e sorprende ancora, almeno in altre due occasioni. Tecnica di regia da manuale con piani sequenza interni e primi piani, efficaci campi e controcampi, un’azzeccata realizzazione scenografica degli ambienti aziendali e della realtà virtuale che muove i primi passi. Barry Levinson se la cava egregiamente con la messa in scena di un buon lavoro di Crichton, anche se in un primo tempo la Produzione avrebbe preferito Milos Forman, ma il bravo regista con lo scrittore non se la diceva proprio. Un thriller che toglie il fiato, di grande tensione narrativa, che si fa portatore di un discorso insolito sulle molestie sessuali e sul potere. Da rivedere - per capire che il cinema del passato ha molto da insegnare - su Mediaset Infinity. Passa spesso sul digitale  IRIS.

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A cura di Gordiano Lupi



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