Un film crudo e senza speranza
Di gran lunga superiore alla media delle pellicole horror che oggi vengono prodotte
10050 Cielo Drive (Usa 2016)
Regia: John Robert Leonetti. Soggetto e Sceneggiatura: Gary Dauberman. Fotografia: Michael St. Hilaire. Montaggio: Ken Blackwell. Musiche: Toby Chu. Produttore: Peter Safran. Case di Produzione: New Line Cinema, The Safram Company. Distribuzione (Italia): Warner Bros. Pictures. Genere: Horror. Durata: 72’. Paese di Produzione: USA, 2016. Lingua Originale: Inglese. Titolo Originale: Wolves at the Door. Interpreti: Katie Cassidy (Sharon Tate), Elizabeth Hendstridge (Abigail Folger), Adam Campbell (Wojciech Frykowski),Miles Fisher (Jay Sebring), Spencer Daniels (William Garretson), Lucas Adams (Steven Parent), Chris Mulkey (John), Jane Kaczmarek (Mary), Eric Ladin (detective Clarkin), Arlen Escarpeta (poliziotto).
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John Robert Leonetti è soprattutto un abile direttore della fotografia statunitense (pellicole horror e di pura azione) che in poche occasioni si è cimentato dietro la macchina da presa. Wolves at the Door (titolo originale, tradotto letteralmente: Lupi alla porta) è una di queste, forse perché voleva dare un’interpretazione autentica di un episodio di cronaca che sconvolse tutti, era interessato a narrare una vecchia storia con lo sguardo del cittadino di Los Angeles. Il titolo italiano parte dall’indirizzo dove ebbe luogo la strage, la residenza hollywoodiana nella quale - nell’agosto del 1969 - la turpe banda di Charles Manson massacrò l’attrice Sharon Tate (Cassidy) e quattro suoi amici. Il film mescola elementi di finzione con particolari di cronaca relativi all’eccidio di Benedict Canyon ed è ambientato nel The Conjuring Universe, anche se non fa parte del famoso ciclo diventato un vero e proprio marchio di fabbrica. Film girato a Los Angeles tra maggio e giugno del 2015, montato in appena 72’ (forse pochi), senza particolari tempi morti da Ken Blackwell, fotografato con toni scuri e tinte cupe da Michael St. Hilaire, sceneggiato senza respiro da Gary Dauberman, accompagnato da una colonna sonora angosciante di Toby Chu. Leonetti gira con mano esperta, dirige gli attori con grande capacità e filma la storia di un eccidio senza particolari evoluzioni stilistiche, quasi stesse facendo una docufiction. La critica ha distrutto il film, definendolo inutile, sordido, cattivo, repellente, soprattutto inconsapevole dei limiti che ci sono rispetto a quel che è accaduto nella realtà e a quel che si può raccontare; altri critici hanno aggiunto che è il peggior film scritto sulla squallida saga di Manson. In definitiva tutti sono concordi nel dire che 10050 Cielo Drive sia stato il peggior film distribuito in America nel 2017. Rivisto oggi su piccolo schermo, a distanza di circa nove anni dalla produzione, non pare così negativo, perché la storia tiene ed è drammaticamente vera, gli interpreti sono credibili, le situazioni sono angoscianti al punto giusto. Il cinema dell’orrore non si pone intenti educativi, il suo unico scopo è spaventare, disturbare, tenere incollato alla poltrona lo spettatore, suggestionarlo con un montaggio sincopato e una sceneggiatura che non perde colpi. In questo film non manca niente di tutto questo, per cui lascerei da parte le critiche moralistiche e mi tufferei nella visione, consapevoli che quello che state per vedere è un film crudo e senza speranza. Se non vi aspettate un capolavoro ma solo onesto cinema del terrore, Wolves at the Door, è di gran lunga superiore alla media delle pellicole horror che oggi vengono prodotte.
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A cura di Gordiano Lupi
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