Presence di Steven Soderbergh

Horror psicologico di ambientazione familiare

Soderbergh propone un punto di vista nuovo su un tema abusato

Presence (Usa, 2024)
Regia, Fotografia, Montaggio: Steven Soderbergh. Soggetto e Sceneggiatura: David Koepp Musica: Zack Ryan. Produttori: Julie M. Anderson, Ken Meyer. Produttori Esecutivi: Corey Bayes, David Koepp. Case di Produzione: Sugar 23, Extension 765, Neon. Effetti Speciali: Samantha Diaz, Aleksandar Djordjevic, Caleb P. Johnson, Yuval Levy. Scenografia: April Lasky, Imogen Lee. Costumi: Marci Rodgers. Distribuzione (Italia): Lucky Red. Lingua Originale: Inglese. Paese di Produzione: Stati Uniti d’America, 2025. Genere. Orrore, Thriller. Durata. 85’. Interpreti: Lucy Liu (Rebekah), Julia Fox (Cece), Chris Sullivan (Chris), Callina Liang (Chloe), Lucas Papaelias (Carl), West Mulholland (Ryan), Eddy Maday (Tyler).

Steven Soderbergh è autore in senso pieno - regista, montatore, direttore della fotografia, sceneggiatore -, anche in questo film lo dimostra affrontando il tema (sfruttato) delle case infestate con un taglio insolito e un punto di vista originale. Presence è un horror psicologico di ambientazione familiare che si svolge in una casa abitata da una presenza vendicativa, ma fino all’ultima sequenza del film non sappiamo di quale tipo di vendetta si tratti. Tutto il film è girato secondo la soggettiva della presenza, che osserva chiunque entri nella casa, li segue e agisce di conseguenza a quel che sente e che vede. La famiglia protagonista della vicenda è in crisi, anche se il regista non approfondisce più di tanto tale aspetto, fa capire che la madre stravede per il figlio, per lui è disposta anche a commettere azioni illecite, mentre il padre protegge la figlia, traumatizzata dopo la morte (causa overdose) della migliore amica. Non è possibile raccontare la trama nei minimi particolari senza svelare elementi basilari che contribuiscono a creare la suspense, diremo solo che a un certo punto un film horror fantastico diventa un thriller con protagonista un serial killer di ragazzine. Regia accorta, da vero maestro, con una storia filmata in soggettiva, come se la presenza scrutasse i comportamenti e le azioni dei personaggi, con riprese in grandangolo, talvolta dall’interno verso l’esterno, persino attraverso una finestra chiusa o una porta a vetri. Fotografia scura, montaggio compassato (da cinema d’autore) in 85’ minuti essenziali, scenografia ai minimi termini, ambientazione claustrofobica tra le mura di una casa. Soderbergh propone un punto di vista nuovo su un tema abusato, conduce per mano lo spettatore, con toni pacati, verso la sconvolgente sequenza finale che produce la catarsi e il volo verso il cielo della presenza, liberata dopo aver compiuto la vendetta. Molti i temi trattati in un film che sarebbe riduttivo definire horror, si va dal bullismo ai problemi adolescenziali, passando per i rapporti sempre più complessi tra genitori e figli. La sceneggiatura non fa una grinza, opera di David Koepp; il regista cura in prima persona fotografia e montaggio; la colonna sonora di Zack Ryan è suggestiva e inquietante. Girato nel New Jersey, presentato in anteprima al Sundance Film Festival, è un film da vedere senza mezzi termini, anche se non siete amanti del cinema horror, perché tiene lo spettatore in tensione, senza eccedere, restando nei limiti del thriller classico.

A cura di Gordiano Lupi



Tutti i diritti riservati per immagini e testi agli aventi diritto ⓒ.

Commenti