Opera insolita che estremizza l’ideale artistico oltre ogni limite
Una pellicola estrema, una sorta di porno-horror come da tempo non vedevamo
The benefactress (Uk, 2025)
Regia, Soggetto e Sceneggiatura: Guerrilla Metropolitana. Fotografia: Guerrilla Metropolitana, Archibal Kane. Montaggio: Guerrilla Metropolitana, Archibald Kane. Musiche: Jack Random, Monoxide & Guerrilla Metropolitana. Produzione: Guerrilla Metropolitana. Distribuzione: Blood Pact Films. Titolo originale: The Benefactress (an Exposure of Cinematic Freedom). Cast: Juicy X (se stessa), Mystery Woman (vittima), Guerrilla Metropolitana (se stesso / il regista), Elektra McBride (se stessa), Marie Antoinette de Robespierre (addetta alle pulizie).
Guerrilla Metropolitana si cimenta nel secondo lungometraggio (dopo Dariuss) e sconvolge ancora di più il pubblico con The benefactress - un’esposizione di libertà cinematografica, come lo stesso regista definisce il film (67’ minuti), acquistato da Blood Pact Films, società di distribuzione statunitense che lo ha fatto uscire in DVD e Blue-Ray, il 31 luglio, rendendolo disponibile su diverse piattaforme streaming. The benefactress è stato presentato ad altre società di distribuzione ricevendo netti rifiuti - l’autore ne fa un vanto di libertà - perché reputato offensivo, ripugnante e misogino. In compenso, grazie a un distributore coraggioso, per niente bigotto, il film sarà diffuso in tutto il mondo, grazie al fatto di essere stato girato in lingua inglese. La benefattrice (titolo italiano) è un lavoro puramente underground, cattivo e sadico, violento e perverso. Lo stile è un segno distintivo del suo autore, ricorda molto Dariuss, pellicola con la quale forma un dittico inscindibile, vero e proprio manifesto culturale di Guerrilla Metropolitana. La benefattrice, secondo il regista, rappresenta il punto più alto e significativo della sua opera, in pratica è quello che lui vorrebbe restasse come simbolo del suo lavoro. Un film in gran parte visivo, alterna il bianco e nero al colore, comincia con una parte narrata, letta dalla protagonista e scritta sullo schermo, che funge da prologo, una sorta di monologo che si sviluppa nelle immagini successive. La parte scritta racconta l’antefatto del precedente film (Dariuss) e spiega che la nuova pellicola è stata finanziata da una misteriosa benefattrice, una signora di mezza età con problemi respiratori, sposata con un famoso predicatore americano, proprietario di un canale televisivo. La benefattrice opera con lo pseudonimo di Elektra McBride e ha chiesto di apparire nel film via video link nel corso della stessa lavorazione. Il film mostra cosa un regista underground possa fare con soldi e sostegno di persone che sembrano avversare il cinema non convenzionale, ma dietro le quinte contribuiscono alla sua esistenza. Subito dopo assistiamo a un lungo monologo di Juicy X, che non rivela la sua identità ma sceglie la strada dello pseudonimo (bacio succoso) e racconta le precedenti esperienze avute con il regista. Pure Juicy X viene chiamata benefattrice per via del suo gran cuore che l’ha convinta ad aiutare molte donne vittime di abusi. Sessantasette minuti di cinema forte, sadico e cattivo, un’opera che si erge a simbolo della libertà visiva; il regista vuol dimostrare che un’artista non deve porsi limiti ma deve spingersi sempre più avanti in nome della libertà di espressione. The benefactress ricorda i romanzi filosofici del marchese De Sade, opere dissacranti come il Salò di Pasolini, tocca temi cari alla Beat Generation, ci fa ricordare autori italiani liberi da condizionamenti come Ruggero Deodato (Cannibal Holocaust), persino Bruno Mattei e tanto nazi erotico come KZ9 lager di sterminio. Guerrilla Metropolitana si propone di dedicare la sua ultima opera al raggiungimento di un completo illuminismo artistico, ponendo la sua macchina da presa al servizio dell’arte suprema. Tutto è autentico nel film, persino la violenza e gli atti sessuali, il regista giunge al punto di autoriprendersi in atteggiamenti perversi con un fallo di gomma, esponendo il suo corpo nudo al pubblico. Molte sequenze sono riprese in primo piano con il volto della protagonista che parla rivolta al pubblico - citando simili riprese di Bergman -, assistiamo a penetrazioni con falli di gomma e giocattoli sessuali, il tutto accompagnato da una musica glaciale, spesso filmato da una macchina a mano convulsa che si esprime in rapide soggettive. La macchina da presa spia i movimenti casalinghi della perversa protagonista, persino le sue masturbazioni solitarie e gli atti di violenza gratuiti, in una sorta di perverso neorealismo erotico (che non ha niente di sensuale) interessato solo a provocare disgusto e repulsione. Libertino e selvaggio, amorale e intriso di sadismo sessuale; dopo i titoli di coda ci sono altri due minuti di eccessi anali a carico di una vittima che concludono una pellicola estrema, una sorta di porno-horror come da tempo non vedevamo. In alcune sequenze che vedono la benefattrice al pianoforte ci è venuto a mente la suadente colonna sonora di Riz Ortolani usata da Deodato per sottolineare i momenti più turpi di Cannibal Holocaust. Il regista confida: “Quasi 200 attrici provenienti da diverse parti del mondo sono state considerate ma successivamente scartate. Alcune sono andate via per essersi rifiutate di girare materiale sessuale estremo, altre sono state licenziate perché non ritenute abbastanza forti per simili ruoli. Alla fine la scelta è caduta su Juicy X (già protagonista del cortometraggio Corporate Torment - It burns like HELL) e sull’artista Mystery Woman”. Un film girato in un fine settimana all’interno di una villa alle porte di Londra, senza dire alla padrona dei locali quel che si stava facendo in quelle stanze. “Tutto è spontaneo” - dice il regista - “il copione iniziale è stato ignorato per seguire l’ispirazione del momento. Alcune scene erotiche tra Metropolitana (attore) e la co-protagonista Mystery Woman sono autentiche, decise all’ultimo istante, per rompere ogni tabù e per evitare un approccio classico. La masturbazione e seguente erezione di Metropolitana nel film sono autentiche e filmate dal vivo”. Le riprese comprendono un uso isterico e realistico della macchina a mano, con inquadrature diagonali in movimento, alcune esasperate visivamente da un elaborato montaggio sperimentale. La fotografia passa da un cupo bianco e nero espressionistico fino a colori accesi e parti deliberatamente sporche. La musica arabeggiante di Jake Random - ideata per esasperare la follia sadica del contesto visivo - lascia il posto ai ritmi della band Monoxide sperimentali e psichedelici. Le interpreti (Jucy X e Mystery Woman) vanno oltre ogni schema ortodosso di recitazione e usano il corpo per conferire realismo erotico a ogni scena. La scrittrice neozelandese Del Gibson ha definito il film come il capolavoro assoluto di Metropolitana e - dopo aver visto l’ultima opera - ha deciso di scrivere un libro sul cinema del regista dal titolo SEARCHING FOR THE PERFECT BUTTERFLY - The shocking cinema of visionary underground filmmaker Guerrilla Metropolitana. La nota critica horror americana Meredith J. Brown ha scritto del film: “Guerrilla Metropolitana dimostra di essere un visionario vigoroso e impenitente, sia in termini di bellezza che di malvagità. Un film inquietante ben oltre le categorie note di perversioni nascoste. Metropolitana non si pente nel mostrarvi la sua vera arte e ciò che lo spinge a comportarsi in modo diverso”. Un lavoro che non è per tutti, soprattutto non va visto come pellicola d’intrattenimento, ma come un esercizio di stile, un’opera insolita che estremizza l’ideale artistico oltre ogni limite.
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